Dio esiste e vive a Bruxelles – il Creatore (Benoit Poelvoorde) in subdola azione |
di Luca Ferrari
"Quando ti scivola una fetta di pane farcita, cadrà dalla parte dalla marmellata". "T'innamorerai di una donna che non potrai mai avere". "Il telefono squillerà non appena ti sarai immerso nella vasca". Sono solo alcune delle “simpatiche” leggi imposte da Dio alla razza umana. Perché se qualcuno non credesse alla sua esistenza, dovrà purtroppo presto ricredersi. Dovrà proprio farlo. Dio esiste e vive a Bruxelles (2015, di Jaco Van Dormael).
Da quando si ha memoria il dio (cristiano) delle genti è sempre stato visto (spacciato) come un essere pieno di saggezza e misericordia. Creatore dell'uomo e della donna, il cui fine supremo è la pace e l'amore tra le genti. Stop, cancellate tutto. Il regista belga Jaco Van Dormael ha la sua idea sull'argomento. Un’idea in cui questo “signore” non è esattamente una persona amabile, anzi. Se l'essere umano è nato, è solo per il suo sadico divertimento.
In vestaglia. Alticcio. Violento. Un macho odioso che zittisce sempre la moglie (Yolande Moreau) e non si risparmia di prendere a cinghiate la figlioletta Ea (Pili Groyne) quando disobbedisce. Questo è Dio (Benoit Poelvoorde). La giovinetta però è arrivata al classico e umano punto di non ritorno. Stufa marcia delle prepotenze “padreterne” e con la complicità del fratello J. C.. che sa tanto di rapper ma altri non è che Gesù Cristo (David Murgia), abbandona la casa e se ne va sulla Terra con un obiettivo ben preciso: trovare 6 nuovi apostoli e scrivere un nuovo Nuovo Testamento (da qui il titolo originale, Le tout nouveau testament).
Prima di dire addio per sempre alla casa-prigione in cui era obbligata a vivere, lascia un bel ricordino a Dio. Questi infatti non ha chissà quali poteri. Decide e gestisce tutto da un banalissimo computer. Lei lo sa bene e così invia a tutti gli esseri umani la data della loro morte, di fatto ridisegnando in toto l'approccio al proseguo della vita.
Aiutata dallo scrivano clochard Victor (Marco Lorenzini), Ea si mette alla ricerca dei sei prescelti. Uno dopo l’altro li va a trovare a casa: Aurélie (Laura Verlinden), Jean-Claude (Didier De Neck), Marc (Serge Larivière), François (François Damiens, il papà “barbuto” de La famiglia Belier), Martine (Catherine Deneuve) e in ultima il piccolo Willy (Romain Gelin). Una volta incontrati, Ea regala a ciascuno una canzone di musica classica che li identifica, riassumendone il carattere.
Non ho visto Dio esiste e vive a Bruxelles in chissà quale sala all'avanguardia né ho calzato occhialetti 3D. L’esatto opposto. Pur di vederlo mi sono accomodato nella stretta sala B del cinema Giorgione di Venezia che, mi spiace dirlo, trovo davvero poco onesto che si faccia pagare biglietto intero per una sala minuscola e uno schermo dalle ridotte dimensioni (non entro neanche nel merito della qualità del suddetto). Il film a ogni modo avrebbe parecchio da insegnare in quanto a originalità a tanti spacciati capolavori dai budget milionari.
Jaco Van Dormael (Toto le héros – Un eroe di fine millennio, L'ottavo giorno, Mr. Nobody) dirige una commedia scorretta senza però rinunciare alla dolcezza nè alla poesia. Un film che aldilà delle svariate risate apre un ampio spazio per le riflessioni. Che cosa faremmo se potessimo già sapere quanto ci resta da vivere? Ancor prima della risposta, è la domanda a spaventarci perché ciò significherebbe che esiste un ordine prestabilito e dove tutto è già deciso. Ma siamo sicuri che da ogni singola azione non possa nascere una strada e dunque una vita differente?
Benoit Poelvoorde è un Dio che più odioso non si potrebbe, davvero una gran brutta persona come lui stesso al contrario ha definito il sottosctitto dopo che gli avevo amabilmente scritto su Whatsapp (vedi foto) anticipandogli la suddetta recensione. Talmente subdolo e meschino da umiliare un onesto prete (Johan Heldenbergh, il fattore-musicista Didier di Alabama Monroe – Una storia d'amore) venutogli per di più in soccorso, e portandolo a un tale livello di sopportazione da non lasciargli altra scelta che… non vi svelo altro.
Ea al contrario è la purezza in persona. È piccola ma non è svampita. Regala sogni. È decisa, arrabbiata ma non stupida. Agisce con un piano prestabilito. Anche quando ritroverà il padre sulla Terra gli dimostrerà come lei sia davvero in possesso di qualcosa di divino. Attendo con ansia Dio esiste e vive a Bruxelles nella cinquina dei film stranieri candidati all'Oscar. E se così non fosse, che il Dio di Jaco Van Dormael perseguiti l'Academy senza pietà!
Dio esiste e vive a Bruxelles – la decisa Ea (Pili Groyne) |
Dio esiste e vive a Bruxelles – (da sx): Xenia (Anna Tenta) e gli apostoli Marc (Serge Larivière), Aurélie (Laura Verlinden), François (François Damiens), Martine (Catherine Deneuve) e un gorilla |
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