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venerdì 3 gennaio 2020

Sorry We Missed You, il lavoro strangola la vita

Sorry We Missed You - Ricky Turner (Kris Hitchen) e sua figlia Liza Jane (Katie Proctor)
Andare al lavoro, costi quel che costi. Famiglia? Benessere? Malattia? Non conta più nulla. Spiacente, siamo tutti inesorabilmente all'inferno. Sorry We Missed You (2019, di Ken Loach).

di Luca Ferrari

Famiglie allo stremo. Genitori sequestrati dal mondo del lavoro. Fatica e sacrifici. Neanche il tempo di vedere i figli andare a scuola e poi giusto il tempo di salutarli la sera. Lì nel mezzo, tante telefonate e preoccupazioni. Lì nel mezzo, l'angoscia conficcata in un'esistenza umanamente faticosa e il dramma di non poter offrire nulla di meglio ai propri cari. Giorno dopo giorno la speranza di un domani diverso si affievolisce sempre di più. Nel 2020 il tanto agognato miglioramento di vita per qualsiasi classe al di sotto dei ricchi, è peggio di un'utopia. Spiacenti, così è il mondo. Spiacenti, così ci hanno incatenato. Spiacenti, così li abbiamo lasciati fare. Sorry We Missed You (2019, di Ken Loach).

Ricky Turner (Kris Hitchen) è uno dei tanti lavoratori inglesi passato da un impiego all'altro dopo la crisi che ha colpito il settore edilizio. Deciso a mettersi in proprio, sceglie la via delle consegne in franchising, aumentando il già considerevole carico di sacrifici per sé e la sua dolce metà. Ma dietro la fantomatica indipendenza c'è un sistema spietato che concede appena due minuti per mangiare e non prevede nemmeno pause per fare pipì. Il sistema detta le condizioni e l'agenda. Bisogna correre e correre ancora. I giorni perduti non sono concessi se non pagando di tasca proprio il sostituto. Turni da 14 ore consecutive senza alcuna concessione. Chi resta indietro, è perduto. Anzi, viene scaricat

Abbie Turner (Debbie Honeywood) è un assistente domiciliare pagata a presenza, costretta a spostarsi sugli autobus per raggiungere i clienti. A complicare la vita già difficile, il figlio maggiore Sebastian (Rhys Stone), adolescente inquieto alle prese con la propria voglia di emancipazione e qualche assenza di troppo da scuola. A chiudere il quadretto, la figlia piccola Liza Jane (Katie Proctor), anima ancora innocente. Spugna inesorabile di tutti i discorsi e litigi tra le mura domestiche.

Abbie si prende a cuore i pazienti. Non si limita a pulirli e prepare loro da mangiare, ci parla. Ci entra in contatto, anche se le rigide direttive non glielo consentirebbero. E la giornata di otto ore? le chiede esterrefatta una signora cui presta servizio. Un ricordo. Le nuove leggi sulla regolamentazione del lavoro hanno reso tutto flessibile a discapito di chi deve portare a casa il companatico. Non pensavo fosse così difficile, l'amara confessione di un marito a una moglie, entrambi sfiniti dopo l'ennesima e infinita giornata di lavoro. Un qualunque imprevisto rappresenta un problema. Un qualsiasi imprevisto diventa un debito che non si può saldare.

Io devo andare al lavoro. Io devo andare al lavoro. Io devo andare al lavoro, grida un esausto Ricky. Ricky deve andare al lavoro. Sarebbe peggio se non andasse. Ricky deve andare al lavoro anche se i suoi familiari lo supplicheranno in lacrime di non andare poiché malato. Si, Ricky Turner non può permettersi di perdere un giorno di lavoro rischiando il licenziamento. Ricky Turner vuole un futuro diverso per la sua famiglia e non importa se nei prossimi mesi (anni) si dovrà sacrificare. Questa è l'illusione. Questo è il grande inganno delle multinazionali. Questa è l'esca per un mondo abbandonato a se stesso senza alleati né supereroi in suo (e nostro) aiuto.

Venezia, 2 gennaio 2020. cineluk - il cinema come non lo avete mai letto inizia l'anno con Ken Loach, accomodatosi nel sempre accogliente Cinema Giorgione il primo giorno di programmazione della pellicola. A dispetto del periodo di festività, a mancare sono stati soprattutto i giovani, quelli ancora ignari (o forse rassegnati) di ciò che li aspetta. Un futuro dove la gran parte delle maglie tentacolari dei contratti continueranno a evolversi con il solo obiettivo di metterli ai margini, sfinendoli fino a toglier loro qualsiasi idea di un lavoro che li possa soddisfare e sfamare (parliamo ovviamente delle grandi masse e non dei singoli privilegiati, ndr). Farebbero bene a venire e iniziare a preparare strategie per cambiare le cose.

Al giorno d'oggi in Italia come in gran parte del Pianeta si perde il posto di lavoro senza nessuna conseguenza per i "padroni". Monta la protesta. Si guadagna spazio su qualche pagina della cronaca locale per poi sparire nell'oblio. E noi, dall'altra parte dello schermo, vediamo questi volti e le loro dichiarazioni salvo poi non saperne più nulla. Come pagheranno le bollette? Quanti chilometri dovranno fare per trovare un altro impiego e quanto tempo gli ci vorrà? Come staranno i loro figlioli? Non ci sono risposte. Non ci sono più lacrime. Non c'è più tempo. L'obiettivo della super-produttività non ammette contrattempi umani. L'iper-produzione vuole ancora di più. L'umanità è un orpello irrilevante.

Sembra passato un secolo da quando ci facevamo grasse risate col magnate Carcarlo Pravettoni interpretato da un grandioso Paolo Hendel. Noi, negli anni Novanta, ridevamo di gran gusto quando il patron della Carter & Carter parlava dell'utilizzo degli immigrati come mangiatori di plastica, o di come sostenesse l'idea di pagare i lavoratori "quando ci va." Gag che al giorno d'oggi ci farebbero al massimo emergere qualche smorfia di acida bile, e subito dopo arrabbiare in modo incontrollato per come siamo stati stupidi nel fidarci di persone di qualsiasi bandiera che non hanno fatto nulla per impedire il fagocitare più spietato della globalizzazione.

Vedi Sorry We Missed You (2019, di Ken Loach) e poi senti un fortissimo desiderio di tornare a casa. Il passo è veloce. Il cuore caldo e fuori tempo. Sempre di più. Hai voglia di sicurezze. Hai voglia di stringerti accanto a chi ami e chi ti ama. Pensi/speri dentro di te che ciò che è successo alla famiglia Turner non debba mai accaderti. Forza propria a parte, siamo così sicuri che sia tutto nelle nostre mani? Non lo è e lo sappiamo tutti molto bene. Continuiamo a ripetere che l'unione fa la forza ma uniti non lo siamo mai. Cammini veloce con una voglia ancora più forte di guardare negli occhi i propri cari e giurargli che la disperazione resterà fuori dalla porta. Non è così. Qualcuno potrebbe aver già deciso diversamente e a quel punto che si fa?

Sorry We Missed You (2019, di Ken Loach) non lascia respirare. Fin dalle prime battute cinque scomposte dita meccaniche si attorcigliano dentro e fuori lo stomaco facendo temere sempre il peggio. Il regista inglese (My name is Joe, Il vento che accarezza l'erba, Io Daniel Blake) non fa sconti né concede nulla all'immaginazione (speranza). Mostra il mondo esattamente per quello che è. Illustra la disperazione della porta accanto e ciò che è peggio, senza nessun lembo di solidarietà. Viviamo l'epoca della condivisione a distanza, abbandonati a un regime che studia ogni giorno nuove tecniche per velocizzare la produzione a discapito dell'umanità. Le famiglie sbranate restano sole e sconsolate. Le famiglie indebitate restano prede dei più facili canini. Spiacenti, ci potevate pensare prima...


Il trailer di Sorry We Missed You

Sorry We Missed You - la famiglia Turner: papà Kris (Kris Hitchen),
mamma Abbie (Debbie Honeywood) e i loro figli Sebastian (Rhys Stone) e Liza Jane (
Katie Proctor)

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