La stella di Andra e Tati (2019, di Rosalba Vitellaro) |
di Luca Ferrari
Il cancelliere tedesco Adolf Hitler arringa la folla. Il duce Benito Mussolini promulga le leggi razziali. Il virus dell'odio si stava diffondendo in tutta Europa. "Tutto iniziò come in una giornata come tante", dice la voce fuori campo di La stella di Andra e Tati (2019, di Rosalba Vitellaro) prima animazione europea ad aver affrontato e raccontato il dramma della Shoah, vincendo il Rockie Award quale miglior produzione in animazione per ragazzi al prestigioso Banff World Media Festival, in Canada.
Una mamma è uscita per fare le compere insieme alle sue due figlie. Una mamma è uscita ma ormai tutti i negozi espongono il cartello "vietato l'ingresso agli ebrei." Ma torniamo a casa senza fare la spesa? chiede innocente una bambina. Passano ancora pochi giorni e il collaborazionismo fascista spinge l'ennesima famiglia sui vagoni della morte di Auschwitz. Andra e Tati, insieme alla mamma, la nonna, la zia e il cuginetto. Destinate agli atroci esperimenti del dott. Menghele, riusciranno a evitare quella fine grazie alla compassione di una delle guardie dei lager.
La stella di Andra e Tati scorre sui binari del passato e del presente. La vera storia di Alessandra e Tatiana Bucci, di 4 e 6 anni, deportate e marchiate, e il viaggio di una classe nei luoghi dell'Olocausto tra ragazzi che ascoltano e altri che minimizzano, sbeffeggiando pure: "Dicono che dobbiamo ricordare, ma cosa che dobbiamo ricordare?" scherza il bulletto di turno, "Sempre che siano cose successe davvero." Parole che si sentono ripetere sempre più spesso. Parole che ogni giorno di più cercano di minimizzare la portata di quei fatti.
"Mettiti il maglioncino", dice la mamma alle sue due figliole poco prima di essere portate via dalle urla naziste... "Mamma, ho paura"... "Ma non sapevamo che ciò che ci attendeva, sarebbe stato anche peggio. D'ora in poi saremmo state questo al campo: un numero." ... "Non mi lasciare, mamma." .. Che cosa avevamo fatto? Non lo capivamo allora e non lo capiamo ancora oggi." Dialoghi estratti da La stella di Andra e Tati. Parole e immagini che ti scorticano l'anima nel vedere ciò che è accaduto e che ancora oggi, nel 2020, qualcuno si permette di mettere in discussione con superficialità e insopportabile ignoranza.
Non esiste peggiore tragedia del nazifascismo per l'Europa del XX secolo. Un orrore inaudito. Un atto di disumanità che voleva l'annientamento totale non solo degli ebrei. Le camice nere italiane volevano la stessa cosa. "La gente crede ancora che il fascismo sia diverso dal nazismo" raccontava Luca Miniero nel remake italiano dell'omonimo tedesco Sono tornato (2018). Senza concedere nulla al fiabesco, in poco più di venti minuti La stella di Andra e Tati (2019, di Rosalba Vitellaro) racconta i lager dagli occhi innocenti di due bambine che quasi per caso riusciranno a sopravvivere, ricongiungendosi poi con la propria mamma e papà.
E tutti noi genitori, che abbiamo messo al mondo dei figli, abbiamo il sacrosanto dovere di tramandare quello che è successo, in Germania come in Italia, così come per tutte quelle altre tragedie dell'umanità. E vorrei che provassimo tutti a pensare anche solo per un istante all'idea di vederci separare con la forza da queste piccole creature, e cosa proveremmo a quel punto. Un dolore straziante. Inimmaginabile. L'idea che i nostri mariti, mogli e prole, siano uccisi, patendo sofferenze disumane. Ecco, ogni qual volta assistiamo impotenti voltandoci dall'altra parte di fronte all'ennesimo abuso/aggressione, un altro bambino muore in un campo di concentramento.
La stella di Andra e Tati - la svastica nazista |
La stella di Andra e Tati - il duce Benito Mussolini |
La stella di Andra e Tati - le sorelline durante la prigionia |
La stella di Andra e Tati - le sorelline liberate dall'Armata Rossa |
La stella di Andra e Tati - la prigionia nazista |
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