Walesa, l'uomo della speranza - Danuta (Agnieszka Grochowska) e Lech (Robert Więckiewicz) |
L'Armata Rossa dietro l'angolo. Il Muro di Berlino a impedire qualsiasi sogno. Non per lui. Lech Walesa credeva troppo nella libertà per arrendersi.
di Luca Ferrari
Rabbia e speranza. Lotta e fame. Amore familiare e impegno in prima linea. Dal porto di Danzica nel 1970 alle prime elezioni libere in Polonia nel 1990, il semplice cittadino polacco Lech Walesa passò da elettricista a Presidente della Repubblica. Nella sez. "Eventi Speciali" della 70° Mostra del Cinema il regista Andrzej Wajda ne racconta la storia con il film Walesa, Man of Hope (127’, Walesa l'uomo della speranza).
Le file per il pane. La polizia segreta. Il muro di Berlino a dividere l’Europa e il mondo (una parte). Stuprata dal nazismo nella II Guerra Mondiale, oggi (anni Ottanta) la Polonia è da decenni sotto il giogo di Mosca. Un uomo tenace, pratico e col temperamento da leader, nonché impiccione di prima categoria, iniziò a reclamare diritti. Sfidando un intero sistema (il Comunismo) e fondando il movimento Solidarność, la prima organizzazione sindacale indipendente del blocco sovietico.
Bisogna essere molto arrabbiati per saper controllare la rabbia del popolo, dice l’audace Lech Walesa, interpretato nel film da Robert Więckiewicz. Quando la folla tace, io so dire le parole giuste spiega alla giornalista Oriana Fallaci (Maria Rosaria Omaggio), giunta fino in Polonia per intervistarlo.
Bisogna essere molto arrabbiati per saper controllare la rabbia del popolo, dice l’audace Lech Walesa, interpretato nel film da Robert Więckiewicz. Quando la folla tace, io so dire le parole giuste spiega alla giornalista Oriana Fallaci (Maria Rosaria Omaggio), giunta fino in Polonia per intervistarlo.
Walesa non è un intellettuale. Non si perde in mille ragionamenti prima di arrivare a una conclusione. Non ha tempo da perdere. La gente sta male. La polizia arresta e picchia senza pietà. Lech viene imprigionato a più riprese. Ogni volta, nel silenzio della sua cella, pensa. E quando torna libero e può riabbracciare l’amata Danuta e i figli, è pronto all’azione.
Già, la moglie. A fianco di un grand’uomo c’è sempre una grande donna. E anche Walesa non sfugge a questa dolce regola. Lei non si perde mai d’animo. Non mostra paura neanche quando il marito viene licenziato (o peggio). Gli sta sempre accanto pur senza rinunciare ai suoi bisogni di donna, e facendogli presente i suoi doveri di padre, volendolo a ragione anche tutto per sé e non solo per guidare le folle. Va lei a Oslo a ritirare il Premio Nobel per la Pace conferito al marito nel 1983. A prestare semplice e limpida grazia, l’attrice polacca Agnieszka Grochowska (classe ’79, di Varsavia).
La guerra fredda non l’ho studiata solo nei libri. Ho memoria di quanto accaduto, specie la seconda metà degli anni ’80 (sono nato nel 1976). Dallo spauracchio della guerra nucleare ai primi crolli del blocco sovietico, in particolare la rivoluzione violenta in Romania con la condanna a morte del dittatore Nicolae Ceausescu. Il vedere certe immagini, certi trionfi ha un sapore di forza. Una dimensione dove l’uomo è ancora in grado di cambiare il corso della Storia.
E ancor di più oggi, non si può, non si può assistere alla proiezione di Walesa, L'uomo della speranza (2013) senza pensare o confrontare il presente. A dove siamo e tragicamente dove andremo. La classe lavoratrice italiana è stremata. Il precariato è ormai la valuta più abilmente imposta. Del mobbing non si parla più e non certo perché sia sparito. Troppe disparità. Troppa stanchezza. Troppe differenze per fare un unico scudo acuminato.
La gente scende ancora in piazza come se fossero gli anni ’70 ma non è più quel tempo. Non ci sono i carro armati dell’URSS ma è arrivato il consumismo e la pubblicità che ci hanno stordito. Imbolsito. E se alla fine del mese abbiamo comunque una nuova ricarica per lo smartphone, significa che allora non va poi così male. Voglio divi una cosa. Va proprio male. Va da schifo. Non si deve riposare. Non si deve abbandonare la strada.
La gente scende ancora in piazza come se fossero gli anni ’70 ma non è più quel tempo. Non ci sono i carro armati dell’URSS ma è arrivato il consumismo e la pubblicità che ci hanno stordito. Imbolsito. E se alla fine del mese abbiamo comunque una nuova ricarica per lo smartphone, significa che allora non va poi così male. Voglio divi una cosa. Va proprio male. Va da schifo. Non si deve riposare. Non si deve abbandonare la strada.
Io ho fame, quanto dobbiamo aspettare?
Il trailer di Walesa, l'uomo della speranza
Walesa, l'uomo della speranza - Lech Walesa (Robert Więckiewicz) |
Walesa, l'uomo della speranza - Lech Walesa (Robert Więckiewicz) |
Walesa, l'uomo della speranza - Lech Walesa (Robert Więckiewicz) |
Walesa, l'uomo della speranza (2013, di Andrzej Wajda) |
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