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martedì 9 febbraio 2016

Joy, basta sogni in standby

Joy - Joy Mangano (Jennifer Lawrence)
Una donna sola dentro la sua famiglia. Una donna che non vuole arrendersi. La storia vera della sig.ra Mangano. Joy (2015, di David O. Russell).


Angoscia pura. Quasi una corsa contro il tempo. Una lotta impari tra una delle tante donne di provincia (americana) e il solito mondo spietato dove gli emarginati si sbranano per pochi (pochissimi) pezzetti di midollo ancora attaccato lì dove un tempo c’era carne succosa. David O. Russell dirige Joy e riporta sotto la sua telecamera Bradley Cooper, Robert De Niro e soprattutto Jennifer Lawrence, già vincitrice del Golden Globe per questa interpretazione e candidata all’Oscar come Miglior attrice protagonista.

Joy Mangano (Jennifer Lawrence) è una bambina sveglia col pallino delle creazioni. A parte la nonna Mimi (Diane Ladd), nessuno crede in lei. Nel più roseo dei futuri c’è al massimo un uomo che lavora e dei figli. Nel più statico e inesorabili dei presenti invece, c’è la madre Terry (Virginia Madsen), soap opera-dipendente; il padre Rudy (Robert De Niro), succube della figlia Peggy (Elisabeth Röhm), sorellastra di Joy; due figli e infine un ex-marito (Édgar Ramírez) non troppo propenso a un lavoro stabile, e per di più parcheggiato nel seminterrato della sua abitazione.

Joy fa tutto. È madre. Idraulica. Contabile. Lavoratrice. Sognatrice. Joy è soprattutto lo scarico della miseria quotidiana della sua famiglia. Nessuna delle sue aspirazioni è mai stata assecondata o sostenuta. Anzi, fu lei quando i genitori divorziarono che abbandonò il college per stargli vicino. Adesso più che mai la vita le sta presentando il conto. Joy ormai è a un punto critico della sua vita. Ha già sprecato molto tempo ma sarebbe ancora in tempo per fare qualcosa.

Sono i primissimi anni Novanta e il mondo sta cambiando. Tutto passa per la televisione. Le televendite impazzano sulle reti nazionali. Joy ha avuto un’idea grandiosa figlia della sua stessa esperienza di casalinga con poco tempo. Una rivoluzionaria scopa per pulire tutto, senza fatica e senza sporcarsi. Lo ha chiamato il mocio. Grazie a una vecchia conoscenza di Tony e il supporto economico della neo-compagna del padre, Trudy (Isabella Rossellini), l’idea arriva al tavolo decisionale del brillante Neil Walker (Bradley Cooper). Convinto lui, si tratterà “solo” di convincere milioni di americani.

Una storia avvincente quella diretta da David O' Russell il cui esito tiene incollati alla poltrona del cinema. Non è una telenovela la vita di Joy. È un’esistenza reale le cui maglie della mediocrità e dei tanti sanguisuga familiari cercano in tutti i modi di fiaccarle lo spirito. “È colpa mia” dice in apparenza il padre, salvo poi aggiungere “è colpa mia di averi fatto credere di valere di più di una casalinga”. Nulla di nuovo, purtroppo. Solo l’ennesimo fendente assestato alla volontà della figlia.

Ci sono casi però in cui l’ordinario incontra lo straordinario. Anzi, succede ogni giorno. Bisogna solo avere la perseveranza di crederci e pensare di essere noi quella speciale combinazione (I believe in miracles 'cause I am one, cantavano a ragione i punk Ramones). Questa non è la lotteria. Questa non è fortuna. È acume e tenacia. Joy è una figlia del mondo lavoratore. Una di quelle persone la cui vita non sarà mai facile anche se e quando ci sarà il lieto fine.

Agli antipodi le figure femminili di riferimento. La nonna è una sognatrice, forse più per necessità che per convinzione. Rappresenta a ogni modo quel mondo che non si accontenta degli status quo accettati dalla società e immagina-prospetta un futuro diverso per l’amata nipote. Di tutt’altra idea la madre, emblema di quell’ignoranza disinteressata a tutto quello che succede nel mondo e nel suo di mondo, dicasi famiglia (pensare che i voti di gente simile eleggono i presidenti fa rabbrividire, ndr).

Non sono da meno i maschi, accomunati dall’egoismo e qualche sprazzo di risveglio. Nulla è mai importante come la propria realizzazione, con la differenza che mentre Joy si spezza la schiena e solo nei ritagli di tempo trova la forza di mettere nero (pastello) su bianco, per gli altri l’egocentrismo è un lavoro a tempo pieno. Padre o ex-marito, entrambi non hanno proprio capito cosa significhi avere una famiglia.

Squadra che si vince non si cambia, recita il proverbio. Se David O’ Russell aveva abilmente condotto le dinamiche riottose-familiari nel pluripremiato Il lato positivo (2012) dove al centro del disagio c’era più di un protagonista, questa volta l’onere della pesantezza della vita è tutta sulle spalle di una sola persona, Joy-Jennifer Lawrence per l’appunto. Vederla camminare fiera e decisa è l’incarnazione di qualcosa presente dentro ciascuno di noi.

Tutti hanno una Joy e una Terry dentro di sé. Quale delle due prevarrà?

 
Guarda il trailer di Joy

Joy - da sx: Peggy (Elisabeth Röhm), Trudy (Isabella Rossellini) e Rudy (Robert De Niro)
Joy - Joy Mangano (Jennifer Lawrence) alle prese conle sue invenzioni
Joy - Neil Walker (Bradley Cooper)

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