Perfetti sconosciuti (2016, di Paolo Genovese) |
di Luca Ferrari
Come ti sentiresti a mettere il tuo smartphone sul tavolo e far leggere ad amici e dolce metà tutto ciò che arriverà nella serata? Messaggi, mail, chiamate! Nessuna esclusa. È quello che suggerisce Eva (Kasia Smutniak) durante una cena tra gli amici di una vita. Un gioco potenzialmente pericoloso cui alla fine tutti accettano di partecipare. In piena epoca-dipendenza da telefono, app & social network, arriva nei cinema italiani Perfetti sconosciuti (2016, di Paolo Genovese).
Amici di penna, diari segreti e nascosti. Incontri furtivi. Passato e roba vecchia, ma chi se li ricorda più? Oggi per osare non serve nemmeno uscire di casa. Oggi per curare le croniche insoddisfazioni di una vita prematuramente andata avanti con gli anni, ci sono i social network e le infinite possibilità d'interagire con persone che magari non incontreremo mai, ma capaci comunque di regalarci quel brivido la cui stazione del presente ha ormai annunciato un ritardo definitivo.
Padroni di casa, Eva e Luca (Marco Giallini), psicologa e chirurgo plastico. Alla loro tavola sono seduti Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher), freschi di nozze e in timido tentativo di avere un bambino; Carlotta (Anna Foglietta) e Lele (Valerio Mastandrea), due figli e la madre di lui in casa; Peppe (Giuseppe Battiston), docente precario con la neo-fidanzata assente causa febbre.
È la generazione dei quarantenni, la più penalizzata. Quella nata nel mondo vecchio con i giochi all'aperto, la televisione e il walkman, ma obbligata a tenersi al passo in questo futuro super-veloce. È la generazione che sta sperimentando la solitudine della telefonia mobile. È la generazione che ha meno anticorpi per difendersi dai nuovi virus e crede che l'anonimato di una chat possa regalare felicità.
Una volta le relazioni duravano una vita intera prostrandosi alle rigide convenzioni sociali, oggi proseguono perché non ci si può permettere di ricominciare. Bisogna imparare a lasciarsi, ammette sconsolata Eva. È davvero così? Non c'è più posto per la normalità di una relazione? Forse si, forse no. Non esistono regole, ma esistono ancora i sentimenti e sono sempre e solo quelli in grado di fare la differenza.
Paolo Genovese (La banda dei Babbi Natale, Immaturi, Tutta colpa di Freud) ha riunito sotto un unico tetto un gruppo di gran bravi attori e attrici. Non manca nulla. Risate. Debolezze. Paure. Rinunce. Nel corso del film saranno in molti quelli che troveranno qualche spigolo della propria identità nascosta. Col passare dei minuti ognuno dei protagonisti lascia intravedere ombre del proprio tsunami nascosto, arenatosi nell'idealismo di un effimero eterno ma scambiato per autentica felicità cui (in realtà) nessuno crede più.
Tutti i commensali hanno qualcuno vicino ma nulla è come accade. Differenti i quattro maschietti. Sublime fascio-coattone ignorante in Noi e la Giulia (2015), Edoardo Leo è ancora un po' il buzzurro del gruppo, alla cui estremità c'è l'amico sinistroide Mastrandrea. Più anima candida e un po' sfigata Battiston. Oltre modo riflessivo Giallini, da standing ovation per saggezza la sua conversazione in viva voce con la figlia adolescente Sofia (Benedetta Porcaroli), alle prese con i dubbi della sua prima volta.
Caratteri diversi anche per le tre donne. Se Anna Foglietta (quasi irriconoscibile rispetto alla sua presenza nel già citato Noi e la Giulia, per di più priva della sua bellissima aspirata toscana) e Kasia Smutniak appaiono decisamente più navigate e combattive, Alba Rohrwacher fa della sua più giovane età un nobile baluardo con cui sostenere le proprie idee e per nulla incline a non aver fiducia nell'happy end. O per lo meno è così all'inizio del “gioco della smartpho-verità”.
L'autore di questo blog-magazine è (purtroppo) alla soglia dei fatidici “anta” e il mondo dei social lo conosce molto bene. Sebbene non sia uno che svenda le propria vita privata, per ragioni di lavoro sono presente su Facebook, Twitter, Google Plus, LinkedIn, Pinterest e Instagram. Ogni canale ha un proprio linguaggio in costante evoluzione ma è facile perdersi. E quando il mondo lì fuori ti delude senza tregua né pietà, la rete sembra ormai diventata l'unica soluzione.
Paolo Genovese racconta una fetta di realtà contemporanea. Non cede a luoghi comuni né a facili miserie emozionali. I suoi interpreti scherzano e si confrontano. Soffrono e litigano. Alcuni pure crescono. È sempre un film però. Dalle parti della vita vera invece, la smarrita generazione X l'hanno trasformata in tanti smidollati young adults. Io non sono più un ragazzino e un grande band della mia epoca disse, “Escape is never the safest place – La fuga non è mai il posto più sicuro (Dissident – Vs, Pearl Jam)”. Ecco, appunto!
Perfetti sconosciuti - Cosimo (Edoardo Leo), Luca (Marco Giallini) ed Eva(Kasia Smutniak) |
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