Il drago invisibile - Elliott e il piccolo Pete (Oakes Fegley) |
di Luca Ferrari
Le fiabe sono storie cui non si dovrebbe mai smettere di credere. Non importa i libri, la scienza e le altre diavolerie veritiere o teorizzate che siano. Credere nelle fiabe è un atto d’amore verso la propria vita. Quella parte di noi che vale la pena guardare sempre con occhi disincantati incuranti di mode e amarezze personali. Questa che sto per raccontarvi è una di esse. Ispirato al breve racconto di S. S. Field e Seton I. Miller, la Walt Disney Pictures rilegge in chiave live action Il drago invisibile (2016, di David Lovery).
Il piccolo Pete (Oakes Fegley) è in viaggio con la sua mamma e il suo papà. Un improvviso incidente muterà la sua vita per sempre, così eccolo d’improvviso ritrovarsi orfano e perso nel bosco con un branco di famelici lupi già a sentirne l’odore. Qualcosa però di gigantesco si fa largo nella fitta vegetazione e i predatori battono la ritirata. È un gigantesco drago verde. Un drago buono che adotterà il bambino diventando la sua famiglia.
Non troppo distante da quei boschi c’è l’ormai anziano incisore di legno, sig. Meacham (Robert Redford) che da tempo immemore racconta ai bambini una storia (fantasiosa) di come affrontò e uccise un terribile e gigantesco drago verde. Un tempo piccina e ora sensibile guardia forestale, la di lui figlia Grace (Bryce Dallas Howard), oggi è meno incline a credere alle fiabe paterne ma sempre dalla parte di quella dimensione naturale.
Tutto cambierà quando durante l’ennesimo scontro col fidanzato Jack (Wes Bentley) sulla questione degli alberi che si possono abbattere, la sua figlioletta Natalie (Oona Laurence) vede un bambino mezzo svestito che si aggira solo nel bosco. Ha inizio così un lento riavvicinarsi nella società. Pete però ha in mente una sola cosa: ritrovare l’amato drago Elliott, che ha la capacità di rendersi anche invisibile. Ma chi davvero potrebbe credergli? Gavin (Karl Urban) intanto, il fratello di Jack, incontra realmente la creatura e dopo una fuga, è pronto a dargli la caccia.
Per quelli della mia generazione nati a fine anni ’70, vedere un drago ha un solo e unico cine-rimando. Non è il recente Smaug né il più lontano co-protagonista sputafuoco di Ladyhawk, per noi bambini-ragazzini degli anni ’80 c’è solo Falkor, il fortunadrago de La storia infinita di Wolfgang Petersen. Elliott è più umano del collega fantastico, ma sono entrambi amichevoli e “morbidosi”.
Il drago invisibile vede per l’ennesima volta lo scontro umano tra chi vuole lasciare nel mondo quel pizzico di magia e chi lo vuole conquistare, soggiogandolo al proprio volere. L’innocenza di un bambino è ancora quel briciolo di sabbia con cui ricostruire il regno di Fantàsia. Basta crederci. Basta esprimere un desiderio e nessuna razionalità potrà mai sottometterlo. Pete ha un amico sincero, e per sua fortuna ne incontrerà altri (di umani) che faranno si che il suo mondo non scompaia in catene e foto ricordo.
Dolcemente interpretata da Bryce Dallas Howard (Spider-Man 3, Hereafter, The Help), Grace è oltre modo materna nei confronti del piccolo Pete. È cresciuta in un mondo di favole, e anche se dice di non crederci più, è andata a fare il solo lavoro possibile che le consentisse di mantenerle intatte e incontaminate dentro di sé, ergendosi a protettrice del bosco e dunque di tutte le sue creature: orsi, volpi, uccelli, bambini persi e d’ora in avanti, anche di un docile drago verde.
In principio snobbato, è stata la presenza di Robert Redford (Il vento del perdono, Leoni per agnelli, Truth – Il prezzo della verità) ad attirarmi verso Il drago invisibile, e la successiva voglia di lasciare il mondo per un paio d’orette tuffandomi nella magia umano-fantastica di questa pellicola. Con negli occhi ancora il verde sconfinato di un recente viaggio in Canada, ho sentito che sarebbe stato il film perfetto per ricominciare a prendere confidenza con il grande schermo.
Nel corso della visione de Il drago invisibile ovviamente è riemersa la favola disneyana con Elliott pacioccone in tutta la sua delicata semplicità. Ritrovarsi infine in un cinema estivo circondato da bambini festanti è stata un’esperienza differente dalle consuete proiezioni cui assisto. L’applauso finale di mani piccine racconta la storia di un’emozione collettiva cui anche i tanti critici dei festival dovrebbero ogni tanto ripensare.
Il drago invisibile - Grace Meacham (Bryce Dallas Howard) insieme al padre (Robert Redford) |
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