L'inganno – il caporale McBurney (Colin Farrell) e la giovane Alicia (Elle Fanning) |
di Luca Ferrari
La Guerra Civile imperversa. Nell'isolato collegio femminile in Virginia una giovanissima studentessa trova un ufficiale nordista ferito. Lo spirito cristiano la spinge ad aiutarlo e portarlo in casa per ricevere le cure. In mezzo a tante donne inesperte della vita, un uomo rischia di far saltare gli equilibri meticolosamente e rigidamente creati dalla direttrice. Adattamento cinematografico del romanzo A Painted Devil (1966, di Thomas P. Cullinan), è sbarcato sul grande schermo L'inganno (2017, di Sofia Coppola).
I cannoni tuonano. Lì, nella scuola gestita da Martha Farnsworth (Nicole Kidman) il tempo pare sospeso. Ogni tanto si fermano i Confederati senza particolari problemi. La guerra però sta volgendo a favore degli yankee e qualche giubba blu è in zona, dispersa. È così che Amy (Oona Laurence), mentre è alla ricerca di funghi nell'immenso giardino dell'edificio, incontra accasciato il caporale John McBurney (Colin Farrrell).
John è gentile. Nell'istituto ci sono ragazze di quasi ogni età. Bambine poco più che cresciute, adolescenti, donne di mondo e più esperte. Inevitabile che una presenza maschile susciti curiosità anche se trattasi del nemico. Attirare l'attenzione del caporale in principio è quasi un gioco, e così rimane per alcune di loro. Inizia al contrario una sfida di seduzione velata tra la malinconica insegnante Edwina Morrow (Kirsten Dunst) e la più spregiudicata e subdola Alicia (Elle Fanning).
Le tinte si fanno più cupe. Il bianco candore delle vesti femminili cercano sempre di più il riconoscimento. Spalle leggiadre si svelano. Il gioco della seduzione e del desiderio entra nel vivo nella (in)consapevolezza fino alle più impensabili conseguenze. I ruoli si ribaltano. Innocenza e crudeltà. Paura e ribellione. L'inganno (2017, di Sofia Coppola).
La solita Sofia. Il solito clan al femminile. Sofia Coppola non si stacca dal proprio immaginario. Sposta l'obiettivo, tratteggia un altro sfondo ma al centro della sua opera il primo piano non muta lasciando lo spettatore con un finale semplicistico. L'inganno è una storia fine a se stessa, il cui solo merito è riunire sotto la stessa telecamera tre generazioni di grandi attrici e lasciando al “maschio” un ruolo al sotto delle elevate doti di Colin Farrell.
Nicole, Kirsten ed Elle. Tre generazioni di attrici classe '67, '82 e '98. Dopo un lungo periodo di appannamento, l'ex-Satine Luhrmanniana Nicole Kidman (Eyes Wide Shut, The Others, Grace di Monaco) è tornata alla grande, conquistando anche un Emmy come Miglior attrice protagonista per la grandiosa serie telvisiva Big Little Lies. La sua Miss Farnsworth è una donna energica che deve mantenere ordine e disciplina. Un tempo figlia di un uomo facoltoso, oggi porta avanti non senza fatica una scuola per preparare giovani donne ai duri tempi della vita.
Rivista di recente nell'intenso Il diritto di contare, la mitica hostess logorroica di Elizabethtown-Kirsten Dunst oggi è una donna tremula, dal passato (probabilmente) doloroso e alla ricerca di un rifugio. L'arrivo di McBurney le fa intravedere la possibilità di fuggire da questa statica vita e sentirsi nuovamente amata. In principio rigida e guardinga, Edwina si apre sempre di più fino a mostrare la dolcezza del suo cuore.
Da tempo indicata dal sottoscritto come una futura vincitrice all'Oscar, Elle Fanning (Super 8, La mia vita è uno zoo, Maleficent) è il personaggio meno lineare de L'inganno. Ingenua, spietata e debole a seconda della circostanza. Ascolta annoiata le lezioni di francese di Miss Edwina ma la sua anima vola altrove. Fin da subito la sua Alicia cerca l'incontro con l'ospite e se c'è da tirare fuori le unghie, è pronta a graffiare. Ancora alla ricerca del ruolo che la consacrerà, a breve la si rivedrà insieme a Nicole Kidman in How to Talk to Girls at Parties (2017, di John Cameron Mitchell).
Meno incisivo del solito Colin Farrell (Daredevil, Come ammazzare il capo... e vivere felici, Saving Mr. Banks), attore versatile e capace di cimentarsi con i ruoli più disparati. I corpetti femminili sembrano quasi una parte del suo personaggio. A tratti un gentleman d'altri tempi, col passare dei minuti e della vicenda animale ferito in cerca di salvezza. Una
Sbarcato al cinema Giorgione di Venezia in un placido lunedì sera, l'atmosfera era di quelle ideali. Rispetto al Rossini, il suddetto ha un sapore d'altri tempi. Sala d'essai con il giusto numero di pubblico, una fanciulla dalla lunga chioma bionda si è seduta nella fila davanti a me. Una ragazza che sarebbe potuta uscire (davvero) dal film in visione. Una ragazza il cui giudizio sarebbe stato davvero interessante conoscere.
Sono passati quasi vent'anni dal suo primo lungometraggio, Il giardino delle vergini suicide (1999), e ancora una volta Sofia Coppola (Lost in Translation, Marie Antoniette, Bling Ring) scandisce un mondo troppo simile al passato. Più che una cineasta, la Coppola sembra una pittrice. Tela immacolata, soffici colori talvolta gravosi. Usa la tecnica e l'improvvisazione. Alla fine ne esce un ottimo quadro. Lo appendi, lo ammiri. Ti fai cullare e poi te ne vai.
Il trailer de L'inganno
L'inganno - Edwina Morrow (Kirsten Dunst) |
L'inganno – Alicia (Elle Fanning), Amy (Oona Laurence), Martha (Nicole Kidman) e Marie (Addison Riecke) preoccupate per l'evolversi della situazione |
Cinema Giorgione di Venezia, in sala a leggere de L'inganno prima della proiezione © Luca Ferrari |
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