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martedì 11 febbraio 2014

Dallas HIVers Club

Dallas Buyers Club - Rayon (Jared Leto) e Ron (Matthew McConaughey)
Dai macho-pregiudizi contro i gay alla lotta comune per sopravvivere all’HIV. La vera storia di Ron Woodroof e di come fondò il Dallas Buyers Club (2013).
 
di Luca Ferrari

Io sto morendo e lei mi consiglia di farmi abbracciare da un branco di finocchi?!? Sbraita esplicito, allibito e arrabbiato il macho texano Ron Woodroof (Matthew McConaughey), con il totale disgusto e disprezzo per gli omosessuali. Ha appena scoperto di aver contratto l’HIV e non vuole sentir parlare di gruppi di sostegno dalla Dr. Eve Saks (Jennifer Garner). Vuole solo qualche pastiglia. Ma non funziona così, e non andrà “proprio” così.

Se Dead Man Walking (1995, di Tim Robbins) provò a far cambiare idea alle moltitudini di sostenitori della pena di morte, Dallas Buyers Club (2013, di Jean-Marc Vallée) potrebbe far rivedere le proprie convinzioni omofobe a tante persone, seguendo quel sentiero d’impegno cinematografico civile solcato da pellicole come Philadelphia (1993, di Jonathan Demme).

Dallas Buyers Club racconta la vera storia di Ron Woodroof, un uomo che d’improvviso scoprì di essere gravemente malato, con la tragica prospettiva di avere ancora 30 giorni di vita. Non potendo ottenere l’antivirale AZT, quasi allo stremo ripara in Messico dove scopre esserci medicine che inspiegabilmente il potentissimo ente governativo statunitense FDA – Food and Drug Administration (Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali) non autorizza in patria.

Ron non ha più un posto dove stare. Ha perso il lavoro. I suoi vecchi amici di bar e del cantiere sono spariti. Lo evitano. Lo trattano come un appestato. Gli hanno scritto frocio davanti a casa. È probabile che lui avrebbe fatto lo stesso. I commenti omofobi si sprecano quando leggono della morte di Rock Hudson. Per tutti chi ha l’AIDS è uno "schifoso finocchio".

Rientrato dal Messico sotto mentite spoglie, Ron mette in piedi un business di medicinali. In principio da solo, poi si fa aiutare (non senza pensare ai clienti che gli potrebbe procurare), il transessuale tossicomane Rayon (Jared Leto), conosciuto sul letto d’ospedale e in principio per nulla apprezzato. Prima la vendita è diretta, poi per aggirare gl’inevitabili ostacoli governativi, fondano il Dallas Buyers Club: 400 dollari d’iscrizione mensile e si ottengono i medicinali gratuiti.

Scene anche esilaranti. Riacquistate le forze, Ron torna ai piaceri carnali, masturbazione inclusa. Divertentissima la scena mentre nel tentativo di eccitarsi davanti alle classiche foto di superdotate attaccate in ufficio, si blocca di brutto una volta incappato con lo sguardo nel poster della rockstar Mark Bolan (1947-1977), per cui Rayon aveva un debole.

Ma se qui si ride, di sapore ben diverso (vendetta, giustizia) è l’incontro al supermercato tra Ron e il vecchio amico T. J. (Kevin Rankin). Nel presentargli Rayon, completo di parrucca, trucco e minigonna, quest’ultimo gli tende la mano ma lui lo guarda con disprezzo e rifiuta. Ron allora lo afferra in malo modo e quasi strangolandolo intima a T. J. di ricambiare il gesto cortese del nuovo e vero amico.

Dallas Buyers Club non è solo una film per riportare all’attenzione una malattia entrata nel dimenticatio semplicemente perché qui nel sacro Occidente si muore di meno, ma è per parlare dell’omosessualità. E questo è attuale. Al giorno d’oggi adolescenti arrivano al suicidio perché emarginati. Nelle famiglie si vuole evitare l'argomento. Nel mondo dello sport si nega l'evidenza, vedi le patetiche parole dell'ex-ct della Nazionale, Marcello Lippi. E di questa realtà , politica, scuola e religione fanno ben poco. Fanno davvero poco. Non fanno nulla.

"Parliamone apertamente, usciamo allo scoperto. Mettiamo una bella luce negli angoli bui" ammoniva l’avvocato Miller (Denzel Washington) nel difendere Andrew Beckett (Ton Hanks) nel toccante Philadelphia, "Perché questa causa non è solo sull’AIDS, quindi cominciamo a parlare dei veri problemi di questo processo. L’odio della gente. La nostra ripugnanza. La nostra paura degli omosessuali

Se il più noto Martin Scorsese ha fallito miseramente col suo tanto declamato e contemporaneo The Wolf of Wall Street, presentando un delinquente dell’alta finanza senza la benchè minima critica e anzi, mostrandolo alla fine quasi come un modello da imitare, il regista canadese Jean-Marc Vallée (C.R.A.Z.Y., The Young Victoria) al contrario sa osare.

Leonardo DiCaprio ha vinto il Golden Globe come Miglior attore in un film commedia o musicale. Matthew McConaughey e Jared Leto rispettivamente come Miglior attore e Miglior attore non protagonista in un film drammatico. The Wolf of Wall Street e Dallas Buyers Club si ritroveranno l’un contro l’altro anche ai Premi Oscar in tre nomination: Miglior film, attore e attore non protagonista.

Dallas Buyers Club è un film educativo. Racconta una storia vera come il collega "scorsesiano", ma non si trincera dietro la mera cronaca. Inquadra le lacrime di un uomo disperato capace di abbattere le proprie chiusure mentali. In principio è politically scorrect nel parlare dei gay. È deciso nel voler far riflettere uno spettatore malato quasi-terminale di testosterone e comodi silenzi.

A volte mi sembra di lottare per una vita che non ho il tempo di vivere, dice Ron (Matthew McConaughey) mentre se ne va su e giù tra Stati Uniti e ovunque (Giappone, Israele, etc.) riesca a recuperare medicinali con cui prolungare la sua esistenza e quella di centinaia di persone nella sua stessa condizione. Ron Woodroof ha fatto di più. Non ha solo sfidato una malattia guadagnando sette anni di vita prima di morire. Ha combattuto contro i propri pregiudizi, e ha vinto. In eterno.

Guarda il trailer di Dallas Buyers Club

Dallas Buyers Club - Ron (Matthew McConaughey)
Dallas Buyers Club - la Dr. Eve Saks (Jennifer Garner)
Dallas Buyers Club - Rayon (Jared Leto) e la Dr. Eve Saks (Jennifer Garner)
Dallas Buyers Club (2013, di Jean-Marc Vallée)

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