Moneyball - L'arte di vincere, il manager Billy Beane (Brad Pitt)
C’è chi molla. C’è chi è stufo di vedere le pareti di un muro e giorno dopo giorno assistere al costante inventario da parte del gregge su leggi predefinite.
“Non lavoro per un record. Se non vinciamo l’ultima partita della finale, ci butteranno via. Conosco questa gente. Ci cancelleranno” sentenzia il General Manager degli Oakland Athletics, Billy Beane (Brad Pitt) al giovane Peter Brand (Jonah Hill), “Tutto quello che abbiamo fatto qui non conterà niente. Chiunque altro vincerà le World Series, buon per lui, berranno champagne e s’infileranno l’anello. Ma se vinciamo noi. Col nostro budget e questa squadra, cambieremo questa sport. Ed è quello che voglio. Voglio che valga qualcosa”.
Basato sul libro Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis, il regista Bennett Miller dirige Moneyball (2011) – L’arte di vincere. Insieme ai due attori sopracitati, c'è anche Philip Seymour-Hoffman (già con Miller in Truman Capote - A sangue Freddo), nella parte dell'ellenatore Art Howe.
Consigliato a chi vuole qualcosa di più del raggiungere un risultato. Consigliato a chi vuole cambiare il corso di una storia fregandosene di ciò che è stato fino a oggi, e lanciando la propria strada evolutiva contro lo status quo vigente.
“So che stai prendendo bastonate da tutti ma il primo che attraversa il muro è sempre insanguinato. Sempre” dice John W. Henry (Arliss Howard), proprietario dei Boston Red Sox, a Billy “Si sentono minacciati. Non è solo un modo di fare affari. Nella loro mente è una minaccia per tutto lo sport, ma in realtà è una minaccia per la loro sussistenza, per il loro lavoro. Una minaccia per il modo in cui fanno le cose. E ogni volta che questo succede, sia un governo, siano affari o qualunque altra cosa, le persone che tengono le redini, vanno fuori di testa”.
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Moneyball - il coach Art Howe (Philip Seymour Hoffman)
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