...E poi lo chiamarono il Magnifico - Bull (Gregory Walcott) e i due bounty killer |
di Luca Ferrari
A dispetto del genere sempre più morente, Barboni aveva ancora voglia di giocare con pistole e cazzotti. Ecco dunque sbarcare sul grande schermo nel 1972 ...E poi lo chiamarono il Magnifico, senza Bud. Insieme a Terence Hill e l’inseparabile spalla Riccardo Pizzuti infatti, questa volta partecipò il corpulento “budspenceriano” Gregory Walcott. Tra i protagonisti principali inoltre altri tre volti noti della "mitologia di Trinità" a cominciare da Dominic Barto, l’indimenticabile bounty killer Mortimer nel primo Trinità, e qui nelle vesti del fuorilegge buono Monkey.
Insieme a lui tornano anche Yanti Somer, la bella contadina di … continuavano a chiamarlo Trinità e ancora una volta oggetto delle attenzioni del bel Terence, qui come la figlia del ricco Frank Olsen. Sempre dal secondo episodio della saga c’è anche Harry Carey Jr., passato dalle vesti del padre alcolizzato dei due fratelli pistoleri al predicatore Holy Joe.
Non tutti però sono amanti delle novità. Qualcuno crede ancora nelle zuffe da saloon per spaccare tutto e così aiutare un amico falegname in difficoltà. Qualcuno crede ancora che prendersi qualche pugno in faccia sia la strada migliore per imparare a rialzarsi e dare ai “cattivi” ciò che si meritano.
Siamo appena agli inizi del film quando un gigante muto (Bull) viene seccamente rimproverato dal suo padrone all’arrivo dei due cacciatori di taglie (Salvatore Borgese e Tony Norton). Lui li guarda esterrefatto esprimendo un mezzo grugnito, così ecco arrivare il secco rimprovero: I cavalli, idiota!
Viene così svelato l’arcano della fine del suddito di Sua Maestà. “Morto tra le braccia di una ragazza irlandese in un bordello e lasciato insepolto nella prateria per ringraziarla per ciò che gli aveva dato”. La storia da loro stessa raccontata non ne attenua il disprezzo, finendo con un’inequivocabile Stupido bastardo di un inglese.
Come si può tacere dinnanzi a un simile insulto? Se potesse, anche chi non ha l'utilizzo della favella parlerebbe. E così è infatti. L’inglese non era un bastardo, si sente dal fondo della locanda non inquadrata. Sta zitto muto, replica subito l’oste rivolgendosi al suo aiutante con evidente successivo sbigottimento per l'assurdità della frase.
Rivelatosi, Bull si avvicina ai due bounty killer che incuranti della sua presenza continuano a ingozzarsi informandosi solamente della taglia sulla sua testa, e se questa valga da vivo o morto. Ma l’amico ferito ha ben altro per la testa e pretende le loro scuse, specificando subito:
- Dunque, l’Inglese era mio amico… e non era un bastardo.
- Come vuoi, non era un inglese – replica uno dei cacciatori di taglie
- Nooo, io ho detto che l’inglese non era un bastardo - ribatte subito Bull
- L’inglese, non era un bastardo. Ti va bene adesso? – accondiscende l’altro
- No, replica finale Bull, Devi dire: l’Inglese non era un bastardo, signore!
Ed ecco cominciare le scazzottate di E poi lo chiamarono il Magnifico (1972, di Enzo Barboni).
il viso sgomento dopo aver sentito parlare il "muto" |
...E poi lo chiamarono il Magnifico (1972) |
...E poi lo chiamarono il Magnifico (1972) |
...E poi lo chiamarono il Magnifico - Bull (Gregory Walcott) e i due bounty killer |
...E poi lo chiamarono il Magnifico - Bull (Gregory Walcott) e i due bounty killer |
...E poi lo chiamarono il Magnifico - Bull (Gregory Walcott) e i due bounty killer |
...E poi lo chiamarono il Magnifico - Bull (Gregory Walcott) e i due bounty killer |
...E poi lo chiamarono il Magnifico - Bull (Gregory Walcott) e i due bounty killer |
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