Youth La giovinezza - Mick Boyle (Harvey Keitel) |
by Luca Ferrari
Il logorio dell'età. L'incessante ricerca-realtà di un mondo nuovo da tramandare. La vita non è mai stata solo gioventù. L'uomo si confronta con l'essere umano. Qualche tenera bugia, ammissioni e nuove sfide a cui presto o tardi dover prestare orecchio e reazione. Se è vero che nessuno al mondo si sente all'altezza, tanto vale non preoccuparsi e cominciare a fare ciò che si vuole. A cominciare proprio da La giovinezza (Youth, di Paolo Sorrentino).
Iniziamo col dire che col crescendo di Youth – La giovinezza mi sentivo sempre più agitato. Proseguiamo con lo scrivere che appena uscito dalla sala ho avuto bisogno di una fragorosa camminata per placarmi (o qualcosa del genere) curiosamente scandita da tre emblematiche canzoni dei Pearl Jam in questa sequenza: Why Go (ribellione), Jeremy (morte), Alive (rinascita) e ciò ovviamente mi ha ancora più alterato le emozioni. Eppure arrivato sotto casa sentivo che anche il percorso della pellicola dentro di me si era finalmente concluso.
Mai stato un sostenitore del precedente La grande bellezza, eccomi finalmente al cospetto della nuova opera di Sorrentino, nel frattempo acclamato e fischiato a Cannes. Opera pretenziosa o un effettivo viaggio cinematografico? La sala dell'anteprima è gremita. Mi piacerebbe un po' più di silenzio ma questo è anche il bello del cinema. Ritrovo anche una vecchia compagna d'impegno umanitario uscita dalla proiezione precedente. Prologo ideale per ciò che sta per passarmi davanti.
Alpi svizzere. In un elegante albergo termale si ritrovano due amici di vecchia data dal presente opposto. C'è il direttore d'orchestra Fred Ballinger (Michael Caine), pensionato al limite dell'apatia come gli ripete sempre la figlia-assistente Leda (Rachel Weisz), e c'è il regista Mick Boyle (Harvey Keitel), in dirittura d'arrivo con il suo ultimo film ed entusiasta come non mai per avere come protagonista la star che parecchi anni fa lanciò, Brenda (Jane Fonda).
Così, se Fred si dimostra irremovibile nel rifiutarsi di suonare per la Regina e diventare Baronetto, Mick insieme ai suoi giovani sceneggiatori è un concentrato di adenaliniche emozioni. Ballinger per certi versi è quasi rassegnato a una vita senza più stimoli. Boyle è in costante ricerca. “Io invento storie e per poterlo fare devo credere a qualsiasi cosa” dice il cinematografo al musicista.
A metà strada tra le due posizioni c'è poi lui, l'attore Jimmi Tree (Paul Dano). Reso famoso dall'interpretazione di un robot, è alla ricerca di una costante neo-credibilità personale e un nuovo ruolo che lo faccia vedere al grande pubblico in qualche modo diverso. Ogni sera, tra una sigaretta e qualche introspezione, se la passa con i due più anziani colleghi artisti. Cercando la propria via d'uscita.
Presentato al 68° Festival di Cannes, Youth – La giovinezza ha diviso critica e pubblico. Da chi inneggia a Palma d'oro certa e chi lo ha scaricato senza mezzi termini. Emblema di questo contenzioso, la frase “Nelle belle amicizie ci si racconta solo le cose belle”. È davvero così? Si può definire vera un'amicizia che rinuncia alla qualità più importante nel rapporto tra due persone e cioè l'onestà?
Un'onestà che troppo spesso viene a mancare, in particolar modo con noi stessi. E quando quella tanto rimpianta gioventù del corpo è ormai sfiorita, si ritorna lì. A quelle scelte portate avanti sull'onda del silenzio di comodo che col tempo diventano commiato. Ma ehi, Io sono vivo e adesso posso rispondere che si, merito proprio di esserlo anche se non dirò sempre cose belle (ma sempre vere) alle persone speciali accanto a me, cinema incluso.
Youth La giovinezza - Fred Ballinger (Michael Caine) |
Youth La giovinezza - (da sx) Miss Universo (Mădălina Diana Ghenea), Mick (Harvey Keitel) e Fred (Michael Caine) |
Youth La giovinezza - (da sx), Jimmy (Paul Dano), Mick (Harvey Keitel) e Fred (Michael Caine) |
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