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lunedì 25 maggio 2015

L'inutile Mad Max: Fury Road (2015)

Mad Max: Fury Road - Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne)
Un film più inutile di Mad Max: Fury Road (2015, di George Miller) è difficile da trovare. Emblema di un'industria senza più idee e capace solo di clonare se stessa.

by Luca Ferrari

Cosa c'è di più triste per un regista di successo (George Miller) di ridursi a girare di nuovo lo stesso film con il quale ci si consacrò più di 35 anni fa? Forse niente. Per chi ne capisce un minimo della settima arte, Mad Max: Fury Road (2015) rappresenta quanto di peggio l'industria cinematografica stia passando al convento al grido di: rifare e rifare ancora finché i polli continueranno ad abboccare... e il botteghino vomiterà dollari sonanti.

Verso la fine degli anni Settanta quando si andava al cinema una volta al mese, l'australiano George Miller sbucò dal nulla e nel giro di un quinquennio diede alla luce una trilogia che fece epoca:  Interceptor (Mad Max, 1979), Interceptor – Il guerriero della strada (Mad Max 2: The Road Warrior, 1981) e Mad Max - Oltre la sfera del tuono (Mad Max: Beyond Thunderdome, 1983). Tre film che hanno lasciato il segno, dando anche lo spunto (fra i tanti) al celebre manga giapponese Ken il guerriero. Film che se avessero adottato la linea del presente, non sarebbero mai usciti.

Anno 2015, Mad Max: Fury Road. Il mondo è allo sbando. Chi ha la benzina detta le regole, ancor di più se nasconde acqua e le poche coltivazioni rimaste al più tipico dei popoli-pecora. Qualcuno però si è stufato e dopo essere stato rapito dalla milizia di Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne), è pronta a fare la sua (coraggiosa) scelta. Lei è l'Imperatrice Furiosa (Charlize Theron). Una donna che ha saputo mettere da parte il proprio odio aspettando l'occasione giusta per mollare il despota e far ritorno a casa.

Sfruttando la sua eminente posizione e a bordo della potente blindocisterna, invece della solita missione distruttiva, punta decisa altrove e forte di un accordo con una banda di motociclisti (una frana per bloccare i suoi inseguitori in cambio di carburante), prosegue spedita. Sulla sua strada però, e per fortuna, trova Max Rockatansky (Tom Hardy, il Demidov dell'oscuro Il bambino numero 44), prelibato donatore coatto di sangue per i Figli della Guerra di Immortan Joe, al guinzaglio di Nux (Nicholas Hoult).

A bordo del mezzo da guerra l'Imperatrice Furiosa non è sola. Nascoste ci sono anche le cinque mogli del despota: Angharad la splendida (Rosie Huntington-Whiteley), Capable (Riley Keough) Dag (Abbey Lee), Cheedo la fragile (Courtney Eaton) e Toast la sapiente (Zoë Kravitz, vista nel recente Good Kill di Andrew Niccol, film presentato al 71° Festival di Venezia).

Il primo impatto dello spettatore con le suddette è al limite del ridicolo. Senza nemmeno guardarsi le spalle e semi-svestite, sembrano più idonee a una passerella di Dolce & Gabbana che non a una pericolosa fuga da un mondo che brucia, giocando poi con la pompa dell'acqua come se dovessero cominciare una faticosa giornata di pulizia auto in abiti succinti e magliette bagnate.

Compreso il suo intento, Immortan Joe si butta all'inseguimento, supportato anche dalle bande alleate-rivali dei Mangiauomini di Gas Town e del Fattore di Bullet Farm. Per questi non è che l'ennesima dimostrazione di imporre il proprio potere, per lei, le mogli e Max stesso, una svolta votata alla vita. Tutti decisi a reagire. La domanda cruciale è: riusciranno nella loro impresa-sogno?

Ormai ho perso il conto. Li stanno rifacendo tutti. Cult degli anni Ottanta e non solo. Dimenticandosi quanto un film sia molto legato all'epoca in cui viene girato, Hollywood e dintorni giocano solo col sicuro. Ed è eccoli come usciti da una fabbrica i remake di Total Recall, Robocop e perfino de I 10 comandamenti, quest'ultimo trasformato (penosamente) da Ridley Scott in Exodus: Dei e Re (Christian Bale, ma perché hai accettato?). Film insignificanti che non dicono e non possono avere nulla da dire.

Presentato in pompa magna nella sez. Fuori Concorso della 68° edizione del Festival di Cannes, se si escludono gli effetti speciali (neanche chissà che) e la costosa versione 3D per ipnotizzare meglio il pubblico (qualcuno mi spieghi perché negli USA il film è vietato ai minori di 17 anni, ndr), il resto di Mad Max: Fury Road è più desertico dello scenario terrestre in cui è ambientata la vicenda. Giusto qualche didascalia iniziale ed ecco il mondo allo sbando nell'era post atomica.

Ma se negli anni '80 la propaganda della Guerra Fredda faceva temere un imminente conflitto nucleare tra gli allora colossi USA e URSS con annesse tragiche conseguenze, adesso di quella realtà v'è più traccia. Adesso la paura ha lasciato posto all'isterismo. Nel terzo millennio la gente ha paura degli attentati e del proprio vicino di casa, specie se di credo diverso dal proprio. La gente ha paura di non arrivare a fine mese, non certo di una guerra atomica

Dietro la follia di questi pazzoidi tinti di bianco (e malati) c'è come sempre un burattinaio calcolatore. Uno che nasconde la verità. Immortan Joe, un ridicolo incrocio tra la Tina Turner di Mad Max – Oltre la sfera del tuono e Skeletor, il giocattolo della Mattel made in Eighties. Immortan Joe, un sovrano spacciato per immortale, cosa che puzza mostruosamente di Serse 300esco. Voilà, l'inutile e penoso remake Mad Max: Fury Road è servito. 

Il trailer di Mad Max: Fury Road


Mad Max: Fury Road - Nux (Nicholas Hoult) e Max Rockatansky (Tom Hardy)
Mad Max: Fury Road - Nux (Nicholas Hoult) e l'Imperatrice Furiosa (Charlize Theron)
Mad Max: Fury Road - le cinque mogli di Immortan Joe: Angharad (Rosie Huntington-Whiteley), Capable (Riley Keough) Dag (Abbey Lee), Cheedo (Courtney Eaton) e Toast (Zoë Kravitz)
Mad Max: Fury Road (2015, di George Miller)

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