Fair Game – Caccia alla spia (di Doug Liman) |
di Luca Ferrari
Prima la bugia, poi il sangue. Dopo l’invasione afgana, la foga falso-vendicativa della politica arraffo-militarista di George W. Bush prese di mira Saddam Hussein. Proprio lui, il dittatore iracheno passato nel giro di un ventennio da baluardo di libertà da rifornire di armi nella crociata contro il regno del fanatismo khomeynista degli ayatollah iraniani, a nemico giurato di tutto l’Occidente.
Bush senior non era stato capace di chiudere la "partita" nel 1991 e prendere possesso dei ricchi giacimenti petroliferi locali, adesso era tempo di farla finita una volta per tutte. Il cratere delle Torri Gemelle era ancora fumante. I nervi degli americani ancora e troppo scoperti. L’occasione perfetta per inventarsi un fantomatico rapporto che accertasse in Iraq la presenza di armi di distruzione di massa (con l’uranio arrivato direttamente dal Niger) e così mobilitare le truppe verso Bagdad.
Qualcuno però in Africa ci era davvero stato. Joseph Wilson (Sean Penn). Su parere di sua moglie Valerie Plame (Naomi Watts), agente sotto copertura della CIA, viene mandato dai Servizi Segreti americani per capire se fantomatici tubi metallici possono essere collegati alle centrifughe atomiche irachene.
Il suo rapporto è inequivocabile. Nulla di quanto dice il Presidente corrisponde al vero. Gli Stati Uniti sono sul piede di guerra. Che fare? Tacere o sparare la bomba mediatica? Le pagine del New York Times svelano la bugia ma la risposta della Casa Bianca non tarda a venire. Reagisce in modo a dir poco estremo. Vuole distruggere la coppia.
Per prima cosa rivela pubblicamente la vera identità di Valerie, mettendo così fine alla sua carriera nell’Agenzia e facendo di conseguenza saltare tutta la rete di contatti che la donna si era faticosamente costruita in anni di rischioso e duro lavoro. “Schiacciano finché non ti portano al punto di rottura. Ma io non mi spezzo. Non arriverò mai a quel punto” dice l’esausta Valerie al marito.
Trama intrigante, ma storia vera. Lo si scopre alla fine del film, Fair Game – Caccia alla spia (2010, di Doug Liman). È il cosiddetto CIA-gate. Uno scandalo che ha visto condannato un funzionario di alto livello della Casa Bianca. Valerie e Joseph ce l’hanno fatta. Valerie e Joseph hanno saputo andare contro corrente, sfidando anche l’autorità più alta della propria nazione in nome della Verità.
Già, sempre lei. La più odiata, e cacciata. Nel suo nome la gente viene spezzata via brutalmente. Vengono strappate le orecchie alla gente purché non senta. Valerie e Joseph ce l’hanno fatta, eppure l’ex-presidente Bush e l’ex-primo ministro inglese Tony Blair non sono mai comparsi davanti a un Tribunale Internazionale per aver causato centinaia di migliaia di vittime innocenti solo per sottostare alla logica economica del proprio sporco interesse.
Perché? Perché? Perché? Perché? Perché? “Dobbiamo contrattaccare. Ci seppelliranno se non reagiamo” disse Joseph preoccupato alla moglie. Vale per tutti. Se così faremo tutti, non esiste servizio segreto, loggia massonica, cosca mafiosa o potere presidenziale che potrà impedirci di far emergere il marcio che quotidianamente ci somministrano perfino nell’aria che respiriamo. E tu sei pronto a dire la verità, tutta le verità, nient'altro che la verità? E tu, sei pronto a lottare per la Verità?
Fair Game - Valerie Plame (Naomi Watts) e Joseph Wilson (Sean Penn) |
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