Tra le nuvole - Ryan Bingham (Geroge Clooney) |
Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer
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Dopo la scorpacciata di premi Oscar, nella primavera 1999 finisco per caso e stranamente in compagnia a vedere Shakespeare in love, di John Madden. Qualcosa si rompe. Qualcosa nasce. Scrivere quello che si vive. In realtà già lo facevo, ma non me ne rendevo conto. Passano un paio d’anni e arriva il colpo di grazia. A distanza di un giorno vedo From Hell e soprattutto Moulin Rouge! di Baz Luhrmann, seguiti qualche mese dopo, tra gli altri, dal capolavoro di Wes Anderson, I Tenenbaum. Abbandono le calli, e passo alle contrade. Nel 2003 a Firenze il mio amore per il grande schermo sboccia definitivamente.
È lì che inizio ad annotarmi tutto ciò che vedevo, inclusi i film che noleggiavo. Ed è sempre all’ombra della cupola del Brunelleschi che cominciai a scoprire quanto amassi imparare dalla fantasia. È nel capoluogo fiorentino che ho ammirato Spirit (2002) e Finding Nemo (2003), capolavoro della Pixar. È in terra toscana che mi sono commosso con Love Actually e la poetica burtoniana di Big Fish. Rientrato a vivere in laguna, aumentai ulteriormente il mio livello di presenza e passione. Tutte le stagioni. Inclusi servizi giornalistici alla Mostra del Cinema di Venezia. C’era però qualcosa che cercavo. E ci ho provato. Quante volte ci ho provato. I miei giorni al cinema sono quelli senza pubblico. Dal lunedì al giovedì una volta, e ora fino al mercoledì. Meno caos e più tranquillità.
Lo ammetto a tutti voi, volevo vedere un film da solo. Padrone indiscusso del cinema.
Ci ho provato per anni all’Astra del Lido e al Giorgione di Venezia. Un cambio diciamo così, di prospettiva (W la carta prepagata ricaricabile Cityplex con proiezioni a 5 euro), e ho bazzicato sempre di più le sale della terraferma mestrina, entrando sempre più spesso al Corso e Corsino, nelle tre sale dell’Excelsior e le due del Palazzo. Ed è proprio in quest’ultimo che il sogno di vedermi una proiezione in solitaria si è avverato. In un giorno e con un film che mai lo avrei immaginato. Mercoledì 24 ottobre fui il solo spettatore della proiezione delle 8 di sera di Ted. Un film, il cui articolo di anticipazione su Cineluk, Ted, vaffanculo al temporale, aveva annichilito per contatti Angelina Jolie e Michael Jordan, piazzandosi come pezzo più letto.
Ted - John (Mark Wahlberg) |
Sedutomi non c’era nessuno. Già una volta mi era successo. Sala vuota con i trailer già iniziati. Poi in quattro entrarono facendomi maledire il possibile. Questa volta ci sono andato cauto, ma a prescindere che qualche ritardatario sarebbe entrato all’ultimo o meno, mi resi subito conto che stava accadendo qualcosa di anomalo.
Presa carta e penna dalla mia borsa, in un attimo mi sono sentito come Ryan Bingham (George Clooney), il protagonista di Up in the Air (Tra le nuvole - 2009, di Jason Reitman), quando aveva finalmente raggiunto il suo sogno (…) di toccare le 10 milioni di miglia in volo e il comandante del velivolo Maynard Finch (Sam Elliott), come da prassi, gli si avvicinava per parlargli e consegnargli il premio. Ma Ryan ha altro a cui pensare. E in un attimo si rende conto che lassù non c’è nessuno accanto a lui. Il tanto atteso momento ha qualcosa di meno. Lui è cambiato. Non so dire di preciso che cosa abbia sentito. Forse una spinta. Forse una forza. Forse una carezza dentro.
Ho guardato Ted. Nulla di eccezionale. Il tanto acclamato regista delle serie animate I Griffin e American Dad, Seth MacFarlane, ha decisamente limitato i toni. E a parte qualche scena splatter vedi una escort che defeca in casa della bella Lori (Mila Kunis), le cose più esilaranti escono dallo psicopatico Donny (Giovanni Ribisi) e Sam J. Jones che interpreta se stesso alla ricerca del Flash Gordon (1980) che fu.
Ho guardato Ted con tutte le sedie vuote attorno a me. Padrone per una sera del grande schermo. Chissà, forse immaginavo che sarei stato trasportato in un’altra dimensione il giorno dopo.
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