Dawson's Creek - l'abbraccio tra Dawson (James Van Der Beek) e il sig. Brooke (Harve Presnell) |
di Luca Ferrari
Un ragazzo e il sogno di diventare regista. Dalla provincia alla metropoli. È la storia di Dawson Leery (James Van Der Beek).
A cavallo del terzo millennio un telefilm su tutti alternava problemi
di fine adolescenza, l’inizio della vita al college e già qualche tratto
di estrema maturità a dispetto della giovane età. Realizzato da Kevin Williamson, Dawson’s Creek imperversò sul piccolo schermo per sei stagioni (1998-2003).
Non devo nemmeno spremermi le meningi per ricordare. Nella 4° serie la poetica prende il sopravvento e lascia spazio a lacrime d’infinito quando Dawson ultima le riprese di un film documentario girato con e sul regista Arthur Brooks (Harve Presnell). In principio burbero, poi addolcito. L’uomo è malato. Le immortali note di What a Wonderful World di Louis Armstrong raccontano l'abbraccio di un vecchio morente a un ragazzo che ne ha raccolto l'eredità.
Brooke prima fa il gesto di sedersi, poi gli stringe attorno le braccia come un nonno, un genitore, un amico. Chiudendo gli occhi e lasciando che tutta la sofferenza più affettuosa traspaia nel contatto. Lo abbraccia come se quel ragazzo fosse l'ultimo baluardo tra la vita e la morte. Lo abbraccia semplicemente perché gli vuole bene. Perché se è vero che il cancro al pancreas rende profeta chiunque, è altrettanto vero che... "vorrei sapere sempre avere una scusa per non lasciare che il mio sorriso si mimetizzi sotto un'invisibile marea di gocce di condensa" l.f
..."Ecco, volevo solo provare un’emozione differente dal solito capovolgimento dell’alba...Adesso inventa una storia, cerca di scriverla e poi leggila se vuoi" l.f Quando vuoi ragazzo mio, quando vuoi
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