Quando c'era Marnie - Anna e Marnie |
di Luca Ferrari
Anna non gioca insieme alle compagne di classe. Se ne sta in disparte a fare il compito assegnato. Quando il maestro però le chiede di mostrargli il disegno, lei si sente minacciata. A dispetto dell'indubbia bravura, dice di aver fatto una schifezza. Quello è tutto il suo mondo. Quello è il suo scudo. Inizia così Quando c'era Marnie (2015), il nuovo poetico lungometraggio animato dello Studio Ghibli, diretto da Hiromasa Yonebayashi.
Basato sull'omonimo romanzo di Joan G. Robinson, la vicenda si sviluppa con l'allontanamento di Anna dal Sapporo, cittadina dove vive insieme alla madre adottiva che chiama zietta. Anna è asmatica, per questo viene mandata da una coppia di parenti in un piccolo villaggio sul mare. È un pretesto. Anna è solitaria. Non ha amiche. Non si vuole bene. Mi detesto, si dice la ragazza. L'apprensiva matrigna è preoccupata e spera che un cambio di vita durante le vacanze estive possa rigenerarla.
La spirale di auto-commiserazione in cui sta sprofondando Anna è pericolosa. Questo è il momento che la potrebbe segnare per sempre lasciandola intrappolata. La sua nuova vita intanto comincia. I suoi occhio grandi che guardano fuori dal treno sono indefinibili. Carichi di lacrime invisibili. Troppo pesanti per credere in una speranza. Si allontana da casa perché obbligata. Ha una morte rabbiosa nel cuore. Va avanti.
Cambia lo scenario ma l'anima resta turbata. Anna è ben voluta ma le sue difficoltà relazionali sono evidenti. Passa le giornata in mezzo alla natura armata del suo block notes e matita, ma quando viene obbligata ad andare a una festa pubblica, le sue reazioni sono scomposte e impaurite. I giorni passano e la cantilena non muta. Anche lontana da casa, la sua richiesta d'aiuto taciuta si materializza in queste parole: Io non riesco ad avere più fiducia in niente.
Al contrario ad attirare la sua attenzione è una villa disabitata dall'altro lato della baia. Alle volte sembra perfettamente funzionante con tanto di persone dentro e ben curata, alle volte è trascurata e disabitata. Non di meno Anna sogna una ragazza coi capelli biondi. Una ragazza che finirà per incontrare proprio lì, in quella strana casa. Il suo nome è Marnie.
Persona reale, fantasma o “qualcosa di simile”? Anna vede Marnie solo la sera. Diventano amiche per la vita. La chiamerà “il mio prezioso segreto”. Alle volte mentre sono insieme lei sparisce, e la straniera si ritrova altrove, spesso in stato di semi-coscienza. Qualcosa lega le due ragazze. Toccherà ad Anna scoprirlo, e in parte sarà proprio la sua passione per la pittura a spingerla nella direzione giusta.
Ma non sarà sola. Insieme al lei ci sarà anche la più piccola Sayaka, venuta ad abitare (realmente) nella casa di Marnie. A dispetto delle sue debolezze, Anna è decisa. Vuole sapere chi sia davvero Marnie. Sente di doverlo fare a tutti costi, per il suo futuro ma ancor più per comprendere il proprio passato familiare.
È raro al giorno d'oggi uscire da una sala cinematografica con la certezza di aver assistito a una grande storia. Ancor di più perché priva di effetti speciali ma caratterizzata da una semplicità di disegno quasi commovente. Un tratto questo tipico della linea narrativa del celebre studio giapponese fondato da un “signore” che si chiama Hayao Miyazaki (Principessa Mononoke, Il castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera).
Un pubblico estremamente variegato quello che martedì 25 agosto si è accomodato nella sala 2 del Cinema Rossini di Venezia durante la prima proiezione delle due giornate in cui il film era in programmazione. Un pubblico eterogeneo fatto anche di bambini che hanno guardato Quando c'era Marnie senza il minimo chiasso. Immersi nella storia, anche loro come il resto dei presenti più grandicelli.
Il viaggio in treno di Anna è forse il momento cruciale della storia. Asma a parte, è evidente che qualcosa in lei le stia macerando. La madre capisce e prende una decisione che la figliastra non sarebbe mai stata in grado. La allontana. Le regala l'opportunità di guardarsi dentro da un'altra prospettiva. Forse tornerà uguale a prima, o magari no. Comunque qualcosa accadrà.
L'animazione di Quando c'era Marnie va per certi versi oltre la realtà stessa. Molti di noi continuano a guardare i treni partire. Molti di noi restano coi piedi conficcati nella fredda terra dove il silenzio non fa che rimpiangere quel passato allora ancora mutabile e invece oggi il dolore apre nuovi canali di comunicazione. Una profezia senza soluzione dove invece di una scelta viene compiuto un abbandono.
Marnie dipinge e sembra di vedere gli artefici del lungometraggio alle prese con la storia. Più che con computer e diavolerie digitali, l'atmosfera è quella ben rappresentata di una scogliera carezzata da un vento gentile dove sedersi e fare il ritratto al mondo. Combinando tutte le tonalità di colori: quelle del fuoco del dolore ma anche quelle rigeneranti della vita che irrompe decis(iv)a.
Quando c'era Marnie - Anna in lacrime |
Quando c'era Marnie - Anna si mette in viaggio |
Quando c'era Marnie - Anna davanti alla strana abitazione |
Quando c'era Marnie - il disegno di Marnie fatto da Anna dopo averla sognata |
Quando c'era Marnie - Anna e Marnie |