sabato 19 settembre 2015
Cineluk, film di Grecia
Mamma mia, Il mio grosso grasso matrimonio greco, 300, I cannoni di Navarone, etc. Me li sto rivedendo tutti mentre sono in ferie in Grecia. A presto
Ubicazione:
Rodi, Grecia
sabato 12 settembre 2015
Venezia72, i miei rituali della Mostra del Cinema
Dentro la 72° Mostra del Cinema, a ridosso della sala Darsena © Luca Ferrari |
di Luca Ferrari
I film? Ovviamente, sono qui per questo. Le conferenze stampa? Certo che si, se no che gusto c’è. Il red carpet? Più o meno dai. Tutto questo è il cuore dei un festival cinematografico, è indubbio, e nel caso specifico della 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica (Lido di Venezia, 2-12 settembre). C’è qualcosa di più. C’è qualcosa che rende ogni evento unico nel suo genere. Il suo percorso per raggiungerlo. Quella temporanea quotidianità che può rendere il tutto ulteriormente speciale. Da quando ti svegli fin quando entri in sala e si comincia. Mettetevi comodi dunque, il mio racconto sta per cominciare.
Abitando non proprio a due passi dal Palazzo del Cinema, per assistere all'anteprima proiezione stampa delle 9 del mattino, di norma la mia sveglia suona verso le 5,30. Una generosa colazione a base di cappuccino e pancake (non sempre) con lettura di articoli di cinema e alle 6,50 il battello si stacca dalla mia fermata destinazione Lido di Venezia.
Salito a bordo, è un continuo alternarsi tra letture, scrittura e/o ascoltare musica. Al giorno d’oggi però, con smartphone sempre in mano, ci scappa anche qualche foto panoramica o comunque a tema che puntuale finisce sparata nello spazio sconfinato del web, in particolare sul mio account Instagram "cineluk" con eventuali condivisioni automatiche (ma non necessarie) su qualche collega social network.
Una volta staccatomi da S. Pietro, madre Natura chiama e pronto io rispondo, esponendomi a tutte le correnti eoliche possibile e immaginabili. Cinque minuti abbondanti così, fino all’attracco finale e lì parte il rituale mangereccio: due Ambrogini e un krapfen alla marmellata (di albicocche). I primi due da gustare durante il viaggio in autobus e in coda per la proiezione, il dolce da divorarsi dopo una mezz’ora circa che è cominciato il film.
Sarebbe bello passeggiare per il Lido ma di norma ho sempre lo zaino pieno di ferri del mestiere, quindi scelgo il comodo autobus. Attraversato il Gran Viale, lì dove lo scorso 3 settembre si è celebrata la II edizione del premio Claudio Maleti, dopo qualche minuto di Lungomare eccomi arrivato alla cittadella del Cinema. Qualche rilassante passo costeggiando il limitrofo canale e la sala Darsena è pronta per "inghiottirmi". Di norma arrivo che non sono nemmeno le 8 del mattino. O sono il primo, o al massimo ci sono 3-4 colleghi.
Un’ora passa presto, specie se si ha dietro qualcosa da leggere. Dalle riviste portatesi dietro al Ciak Daily in libera distribuzione così come il Best Movie formato tascabile che da qualche anno ormai viene sempre distribuito gratuitamente per tutta la durata del festival. Controllato il pass, via ad accaparrarsi il posto prediletto. E dopo qualche minuto, ha inizio la proiezione. Nel giro di qualche ora si passa dallo spietato Depp di Black Mass al dramma umano di The Danish Girl.
Dopo uno o due film, si passa in conferenza stampa. E dopo tanto ascolto e visione, è tempo di scrivere.
Venezia, in battello attraverso la laguna © Luca Ferrari |
laguna veneziana, quasi attraccato al Lido © Luca Ferrari |
2 ambrogini e 1 krapfen, per gustarsi al meglio il Festival del Cinema © Luca Ferrari |
Lido di Venezia - Gran Viale, la fermata dell'autobus per la Mostra del Cinema © Luca Ferrari |
Lido di Venezia, eccomi arrivato alla 72° Mostra del Cinema © Luca Ferrari |
Lido di Venezia, le scalette dei fan alla 72° Mostra del Cinema in attesa dei divi © Luca Ferrari |
Mostra del Cinema, direzione anteprima stampa in sala Darsena © Luca Ferrari |
Eccomi arrivata in sala Darsena © Luca Ferrari |
Un controllo del pass-stampa prima di entrare in sala Darsena © Luca Ferrari |
Dentro la sala Darsena © Luca Ferrari |
I leoni della 72° Mostra del Cinema © Luca Ferrari |
... sono arrivati anche gli attori in conferenza stampa © Luca Ferrari |
...quando vuoi Johnny, sono pronto per scrivere © Luca Ferrari |
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Ubicazione:
Lido VE, Italia
mercoledì 9 settembre 2015
L'anima condivisa del premio Claudio Maleti
I protagonisti del premio Claudio Maleti |
Lido di Venezia, 72° Mostra Internazionale del Cinema. Ero appena sceso dall'Everest con un forte carico di emozioni, inspiegabilmente non condivise dalla maggioranza del pubblico e critica del Festival, che subito ho dovuto ricaricare l'anima per immergermi nell'amichevole atmosfera della II edizione del premio Claudio Maleti.
Giovedì 3 settembre c'era tanta gente. Uno di quei raduni che se un qualche poeta della beat generation si fosse trovato a osservare, lo avrebbe di sicuro tramutato in qualche strofa dall'immortalità più naturale. C'era tanta gente al bar-gelateria Maleti giovedì 3 settembre, il giorno in cui nacque Claudio Maleti. A dare il via alla cerimonia di consegna del premio alla sua memoria, il presidente della Mostra del Cinema Claudio Barbera con un video-messaggio registrato.
Fatto ciò, c'è stata la consegna del premio in memoria a Claudio Maleti consegnato alla moglie Francesca e ai figli Beatrice e Tommaso. Questi era l'opera artistica "CHIMERA", realizzata dal maestro Maurizio Molin utilizzando il vetro di recupero delle vetrerie di Murano e costruendo la base con il legno di una briccola. Ad allietare il caldo clima festoso, la musica del gruppo Aruspika.
Ad aggiungere ulteriore poesia all'affresco umano poi, le piante ornamentali della vicina fioreria Munareto e la presenza dello storico gruppo Le Maschere di Mario del '700 Veneziano. “Un degno omaggio per un personaggio che tanto ha fatto per il Lido e la Mostra del Cinema” ha dichiarato il deus-ex-machina dell'evento, Angelo Bacci. Un appuntamento, il premio Claudio Maleti che a dispetto dei pesi massimi della settima arte, ha visto la presenza della stampa (locale e non). Molti i fotografi e cine-operatori intervenuti infatti, Rai inclusa.
E ora che le telecamere si sono spente, posso ascoltare una canzone speciale (vedi fine articolo) e scrivere il mio ricordo più sincero di questa serata:
RITROVO D'ANIMA E LETIZIA
viaggio postumo
o declivio già preventivato?... mi
guardo dentro, la
folla si è rimpicciolita
ma non il sottobosco... le mani
non sono maniglie... la mia agenda
è insolitamente vuota,
vorresti provare a darci un significato
oppure sostituirmi
mentre faccio la mia parte
per addolcire la distanza tra le ombre?
mi ero ripromesso
di dormire almeno una notte
completamente a mollo,
oggi non sarà il caso
di ciò che deve ancora venire...
rimi ero promesso di non dire a nessuno
dove sarei andato
ma non è neanche questo
il momento/... ci sono strade
che si possono solo percorrere,
altre dove si fa capolinea per regalare
al proprio silenzio
la più amichevole delle condivisioni
umane
(Lido di Venezia, 3 Settembre '15)
Il clima festoso durante la cerimonia del premio Claudio Maleti (2° da dx, Angelo Bacci) |
L'opera Chimera, di Maurizio Molin, in memory of Claudio Maleti |
Il gruppo musicale Aruspika e Le Maschere di Mario del '700 Veneziano |
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Ubicazione:
Lido VE, Italia
sabato 5 settembre 2015
The Danish Girl, il sogno di Lily
The Danish Girl - Lily Elbe (Eddie Redmayne) |
“L’altra notte ho fatto il più bel sogno della mia vita” racconta Lily
Elbe (Eddie Redmayne), “Ero una bambina e mia madre abbracciandomi mi chiamava
Lily”. Sono le struggenti parole di una creatura che ha avuto il coraggio di
scegliere se stessa e la propria felicità. La prima transgender della storia
portata sul grande schermo dal regista Tom Hooper in The Danish Girl, in anteprima alla 72° Mostra del Cinema di Venezia.
Einar Wegener (E.R.)
un affermato paesaggista. I suoi quadri vengono esposti nelle più
prestigiose gallerie danesi. Sorte differente invece per l’amata moglie Gerta
(Alicia Vikander: Royal Affair, Anna Karenina, Operazione U.N.C.L.E.), ritrattista. Un innocente gioco di travestimento per farle
finire un quadro prima e passare sotto mentite spoglie a un evento organizzato
dall’amica Oola (Amber Heard), fanno emergere la vera natura di Einar, che è
una donna. Una donna desiderosa di impossessarsi della sua anima.
Gerda lo capisce e sebbene sia comunque innamorata del marito, col passare
del tempo Lily diventa sempre più presente e ad Einar non resta che regredire.
In principio si rivolgono a specialisti col risultato di venire trattato come
un anormale o peggio un pervertito, finendo per subire una fantomatica cura a
base di radiazioni e rischiando in ultima di venire internato per schizofrenia.
Lily non è pazza. È solo una donna che per troppo tempo è rimasta
sepolta in un corpo che non è il suo. A dispetto del ritrovato amico Hans
(Matthias Shoenaerts), colui col quale ebbe una prima pulsione da bambino,
quando incontra un medico che si dice disposto a tentare per la prima volta
l’asporto dell’organo maschile e la costruzione di una vagina, Lily trova la
sua pace. Lily è decisa ad andare incontro a quella felicità che la renderà
completamente se stessa.
A dispetto dell’indubbio valore della pellicola, il contributo di
Eddie Redmayne (The Good Shepered, Marily, La teoria del tutto) è straordinario. La sua timida goffaggine nel porsi dinnanzi ai
collant femminili lasciano emergere una curiosità sempre maggiore e quando in
teatro inizia a provarsi vestiti e parrucca è come un bambino in un negozio di
caramelle. Ancor più imponente (e decisivo) l’attimo in cui nudo davanti allo
specchio si nasconde il pene tra le cosce per vedersi come sarebbe se
fosse stato una donna anche nel corpo e non solo nell’anima.
È impossibile guardare The Danish Girl senza essere attraversati da un
sentimento di rabbia millenaria. Perché oggi, anche nel tanto libero Occidente,
omosessuali e transgender hanno vita dura. Ancora oggi politiche bigotte e
religioni folcloristiche (purtroppo con milioni di adepti che ne seguono i loro
credi) condannano queste persone come sbagliati. Ed è questo il punto.
Che cosa hanno sbagliato? Di che colpa si sono macchiati? Perché i
libri devono essere tutti votati all’unione uomo-donna? Chi l’ha deciso? Chi lo
ha sancito? Nessuno. Al massimo una morale che non si risparmia di sfruttare
gli esseri umani in ogni loro fibra, trattare le donne come oggetti e far
morire persone come mosche. Un film importante The Danish Girl. Un film con un
grande cast e diretto da un regista sensibile (Il discorso del Re, Les Miserabiles). The Danish Girl, un film dove il sogno diventa realtà. E lo sarà
sempre di più.
The Danish Girl (2015, di Tom Hooper) |
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Ubicazione:
Lido VE, Italia
venerdì 4 settembre 2015
Black Mass, lo spietato Johnny Depp
Black Mass - James 'Whitey' Bulger (Johnny Depp) |
di Luca Ferrari
No, un ruolo così Johnny Depp non lo aveva mai interpretato. Questa volta niente mezzi eroi, ma lo spietato malvivente James Bulger detto Whitey, di recente arrestato dopo una lunga latitanza. Mette paura il Depp/Bulger. Quando parla sembra che i denti si possano trasformare in zanne aguzze ben più pericolose del Lupo Disneyano di Into the Woods. Questo Johnny è lontano anni luce da qualsiasi forma di filosofica decadenza. Nella Boston degli anni '70-'80 è un uomo disposto a uccidere chiunque si metta di mezzo ai propri traffici.
Sembra impossibile dirgli di no. E chi ci prova, fa una brutta fine. Tutti lo tradiranno alla fine. Solo in due gli resteranno fedeli. Il fratello senatore Bill (Benedict Cumberbatch) e l'amico d'infanzia oggi agente federale (corrotto) John Connolly (Joel Edgerton). Ma come con tutti i più spietati criminali il rispetto in realtà è mera paura. Terrore per cosa un killer come Whitey era in grado di fare, e ha fatto. Lui come tutti quegli schifosi uomini (presunti) d'onore che sono i mafiosi.
Una storia vera. Un film da vedere per un Johnny Depp (Sleepy Hollow, Dead Man, Dark Shadows) finalmente libero dal suo passato stralunato. In Black Mass - L'ultimo gangster di Scott Cooper non ci sono zingari armati di chitarra, pirati guasconi, contabili-neo poeti o ancora creature di mondi fantastici. In Black Mass Johnny Depp è lo spietato assassino James Bulger detto Whitey. Un uomo capace perfino di strangolare una giovinetta che aveva appena accennato il suo nome alla polizia.
Black Mass - John Connolly (Joel Edgerton) e James 'Whitey' Bulger (Johnny Depp) |
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Lido VE, Italia
mercoledì 2 settembre 2015
Lo snobbato gelo commovente di Everest
Everest - ph. Universal Pictures |
Accoglienza a dir poco gelida per l’anteprima stampa di Everest, il
film di apertura della 72° Mostra del Cinema. A me però una lacrima è scappata.
di Luca Ferrari
E fu così che arrivò il debutto della 72° Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica. A dare il via, Everest
del regista islandese Baltasar Kormakur. Storia vera della drammatica spedizione
nel maggio del 1996 sul tetto de mondo Himalayano che costò la vita nove
persone. Due ore di pellicola in 3D conclusasi in sala Darsena senza la benché
minima emozione trasmessa da parte della stampa: né appalusi né fischi. Niente.
Come ho anche postato su Twitter, sarò sentimentale ma vedere una
donna incinta, Jan (Keira Knightley) che parla al marito Rob (Jason Clarke) praticamente
sepolto dalla neve e dal gelo che non rivedrà più, forse qualche lacrima di
commozione (più di una) se la sarebbe anche meritata. Invece niente. Trama scontata?
Può essere, comunque è una storia vera. Non è che si può barare. E più che Jake
Gyllenhaal, sono i colleghi Josh Brolin, Emily Watson e i due sopracitati a
lasciare il segno.
Pensare che una ruffianata come Birdman, film di apertura l'anno passato, scatenò applausi e Oscar, trovo al momento un trattamento molto ingiusto per Everest. Intanto lì fuori, a dispetto di un cielo caldo-umido, i fan delle star sono già che aspettano.
L'ingresso della sala Darsena verso le 8 del mattino - ph. Luca Ferrari |
Everest - ph. Universal Pictures |
Everest - ph. Universal Pictures |
I fan attendono le star sul red carpet fin dalla mattina - ph. Luca Ferrari |
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martedì 1 settembre 2015
Luisa Galati, missione Venezia72
la giornalista Luisa Galati immersa nella Mostra del Cinema |
di Luca Ferrari
“Sono una persona
curiosa e appassionata d'arte e di cinema. Quello che faccio è sopravvivere
dando sfogo alle mie passioni. In particolar modo la scrittura, la critica e il
poter lavorare in ambito artistico”. Si presenta così la veneziana Luisa
Galati, ai nastri di partenza della sua prima esperienza come inviata stampa
alla 72° edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2-12 settembre).
Di giorno occupata presso la Biennale di Venezia, la sera e nel tempo
libero impegnata a scrivere interviste e articoli per i giornali on line
Mollotutto (www.mollotutto.com) che parla soprattutto di italiani fuggiti
all'estero e residenti un po' in tutto il mondo, e DVclub,
magazine dedicato all'arte, scienza e tecnologia, “ed è per quest'ultimo
magazine che vengo alla mostra come stampa”, spiega Luisa, “non escludendo d'intervistare
qualche regista che lavora in Europa o altrove per Mollotutto”.
A un giorno dall'inizio ufficiale del Festival del Cinema di Venezia, cineluk ha icontrato Luisa
Galati per una piacevole chiacchierata tra colleghi tra presente, ricordi di
cinefila e cine-suggerimenti per la Biennale di Venezia, con il finale dedicato
al binomio cinema & danza orientale, pratica quest'ultima di cui Luisa è
una valida interprete da anni ormai.
Quali film seguirai?
Possibilmente tutti.
Quale film (uno o più) sei più curiosa di vedere
e perché?
Sono curiosa de L'attesa di Piero Messina in quanto è un
thriller, genere che amo molto e in più ha un'ambientazione siciliana. So che è
nato come cortometraggio e dal successo che ha avuto ne è nata la versione
attuale. Altro film che m'incuriosisce è
Danish girl che narra la storia del primo transessuale.
Preferiresti vincesse un film straniero, un film
italiano o ti interessa solo che sia un bel film?
Il film vincitore per me dovrebbe essere quello più innovativo, ben
girato e con un tocco di personalità del regista. Non importa che sia italiano
o straniero.
Quale film secondo te il pubblico apprezzerà di
più e perché?
È difficile dirlo a priori. Intanto credo che la presenza di Johnny
Depp attirerà il grande pubblico e che ci sia attesa per Black mass, in cui è
il protagonista.
Da non giornalista sei mai venuta alla Mostra? A
vedere cosa?
Data la mia passione per la settima arte sono venuta varie volte. Fare
un elenco di tutti i film che ho visto sarebbe troppo lungo.
Qual è il tuo primo ricordo della Mostra del
Cinema?
Il primo ricordo legato alla Festival è un po' sepolto nella memoria
di adolescente. Diciamo che al momento tra i ricordi più vivi ci sono una
serata al cinema all'aperto in campo S. Polo rigorosamente sola a gustare in
lingua originale Black Dalhia di Brian De Palma, e un pomeriggio in
attesa dei vip a lido mentre vidi passare Madonna.
Se potessi suggerire alla Biennale qualcosa,
qualche evento o simili, che cosa ti piacerebbe vedere alla Mostra del Cinema
che non c'è?
È un'idea che va aldilà della Mostra stessa e cioè proporre una
Biennale “invernale” alternativa. Una grande retrospettiva del cinema con una
sezione dedicata a tutte le edizioni del festival fatte finora. So che è un
pensare troppo in grande, ma secondo me sarebbe un modo per attirare anche
durante la stagione fredda molti appassionati.
C'è una pellicola che ha un posto speciale nella
tua anima?
Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore è un film che suscita
sempre uno strano sentimento in me. È un tributo d'amore al Cinema visto prima
con gli occhi di un bambino e poi con gli occhi della Storia che ne ha
raccontato i cambiamenti lungo gli anni. Il film è bello e triste nello stesso
tempo. Epica la scena di chiusura della versione tagliata , in cui c'è il
montaggio di scene di baci nei film.
E una frase di un film significativa che ti è
rimasta dentro?
“È assolutamente
evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira
alla televisione”, naturalmente di Woody Allen. Il perché mi pare evidente, ma
è una frase che mi fa ridere per quanto è vera.
Tu sei anche danzatrice. Non ho memoria di
pellicole che trattino la danza orientale in modo non superficiale. Tu ne
conosci qualcuno? E se condo te perché la danza orientale ha questo trattamento
in Occidente?
Esiste un film tutto su danza orientale, cioè su una ragazza che
impara da una nota ballerina. Whatever Lola Wants (2007, di Nabil Ayouk) e poi Cous Cous (film presentato proprio a Venezia) La sua poca
conoscenza nasce dal fatto che non sono molti i registi di origini
mediorientali conosciuti da noi. Comunque non è molto nella nostra tradizione
il film con ballo e tante musiche stile Bollywood a meno che non sia funzionalealla trama o il film parli proprio di danza. Quello che percepisco, ma spesso
anche a detta di altre danzatrici, questo tipo di danza viene visto e capito in
modo distorto.
la giornalista Luisa Galati (al centro) impegnata con la pratica della danza orientale |
la giornalista Luisa Galati alla 69°edizione della Mostra del Cinema |
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Luisa Galati,
Nuovo Cinema Paradiso,
Woody Allen
Ubicazione:
Cannaregio, 30100 Venezia, Italia
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