Big Eyes - Margaret Keane (Amy Adams) |
di Luca Ferrari
Niente gotico né attori feticci e questa sarebbe potuta essere una piacevole notizia all'insegna del cambiamento. Era dai tempi della coppiata Planet of the Apes (2001) – Big Fish (2003) infatti che non si vedeva un film di Tim Burton senza Johnny Depp. Ma le novità finiscono qui. Big Eyes, il tanto atteso nuovo lavoro del regista di Burbank è quanto di più sbiadito ci possa essere. Un film banale senza nessuna impennata stilistica. Un film che neanche il “colonnello” Christoph Waltz è stato in grado di risollevare. Una prova di regia davvero anemica che al confronto il già poco incisivo Dark Shadows (2012) pare chissà cosa.
Big Eyes è la storia vera di Margaret (Amy Adams) e Walter Keane (Waltz). Lei, divorziata con figlia a carico e geniale pittrice di fanciulli dai grandi occhi. Lui, bugiardo incallito incapace di realizzare anche il più modesto dei disegni. Lui affascina lei. La seduce e si sposano. Tutto sembra andare bene ma quando scopre che i suoi quadri incassano alla grande, trincerandosi dietro una realtà che vede le artiste donne con poco mercato in quegli anni (‘50-’60), la convince a firmare le opere Keane, lasciando a lui tutto il merito e la gloria.
Deriso in principio per i suoi presunti quadri paesaggistici dal gallerista Ruben (Jason Schwartzman), Walter si prende le sue sospirate rivincite grazie anche all’alleanza con lo scafato giornalista Dick Nolan (Danny Houston). I dipinti dai grandi occhi commuovono e gli fanno guadagnare dollari su dollari. Tutti li amano. Tutti meno uno, il critico John Canaday (Terence Stamp) che stronca senza pietà questo tipo di ritratti.
Più il tempo passa e più s’ingrandisce il castello di bugie. Walter però sa vendersi e vendere alla grande. Un mago delle public relations. Con l’aumentare del conto in banca e degli incontri coi personaggi famosi però, si fa sempre più meschino e cattivo in famiglia, arrivando perfino a minacciare di morte la moglie se avesse mai rivelato il suo segreto. Ne fanno le spese anche l’amica di lei, DeeAnn (Krysten Ritter), e la giovane figlia Jane (Madeleine Arthur). Finale scontato con la donna che finalmente trova il coraggio di affermare ciò che è suo, quindi il processo e inevitabile verdetto tra pennelli e tavolozza.
Tim Burton ha voluto cimentarsi in un sentiero alquanto impervio per lui, eppure non era la prima volta che sceglieva una storia reale ma all’epoca (1994) i risultati furono assai differenti. Quello era il bell’oscuro tempo di Ed Wood, prima collaborazione Tim-Deppiana, dove il cinema di Burton era davvero capace di lasciare il segno. Per come è stato diretto Big Eyes invece, ci sarebbe potuto essere chiunque dietro la telecamera. Nemmeno la musica del fido Danny Elfman è particolarmente riconoscibile.
Le indubbie qualità di Amy Adams poi, restano al palo mentre Waltz è fin troppo prevedibile. E se perfino un regista come Tim Burton gli offre una parte ancora troppo in linea con il personaggio che lo ha fatto conoscere al mondo (oltre ad avergli regalato il primo dei due Oscar come Miglior attore non protagonista), il colonnello Hans Landa di Bastardi senza gloria (2009, di Quentin Tarantino), allora anche per Mr. Sleepy Hollow è arrivato il momento di prendersi una pausa e tornare magari quando avrà qualcosa di davvero originale da raccontarci. E soprattutto all’altezza del suo grandioso passato cinematografico.
Big Eyes - Margaret Keane (Amy Adams) e il viscido Walter (Christoph Waltz) |
Big Eyes - Margaret (Amy Adams) e la figlia Jane (Madeleine Arthur) |
Big Eyes - Margaret Keane (Amy Adams) |
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