Foxcatcher - John du Pont (Steve Carell) e Mark Shultz (Channing Tatum) |
di Luca Ferrari
Cronaca di un mondo che si sente in diritto di poter fare tutto come crede. Un miliardario instabile. Due fratelli. Lo sport della lotta, la fama e i soldi a rovinare il futuro. Inesorabile storia americana dove il mito della propria bandiera è lì a fagocitare propaganda e il culto del super io. Foxcatcher – Una storia americana (2015, di Bennett Miller).
Dopo i brividi di Truman Capote – A sangue freddo (2005) e i colori ribelli di Moneyball – L'arte di vincere (2011), il regista newyorkese classe '66 torna ad attingere ai demoni della cronaca più umanamente torbida, adattando sul grande schermo l'autobiografia Foxcatcher. Una storia vera di sport, sangue e follia (2014, di Mark Shultz).
John Eleuthère du Pont (Steve Carell) è un viziato miliardario filantropo. Poco apprezzato dalla madre Jean (Vanessa Redgrave), per le proprie frustrate smanie di grandezza nella lotta, ha messo gli occhi sul fresco olimpionico Mark Schultz (Channing Tatum). Questi ha un fratello maggiore, Dave (Mark Ruffalo), anch'esso medaglia d'oro a Los Angeles '84.
Sventolando freschi dollaroni, du Pont attira nella propria scuderia il più debole (psicologicamente) Mark, “portandolo” poi al titolo mondiale. Ma com'è tipico delle menti contorte e malate, da amichevole e disponibile amico paterno, Dupont si rivelerà presto per quello che è davvero. Un despota padre padrone che prima fa di tutto per allontanarlo dal fratello, poi porta anche quest'ultimo nel suo mondo (malato).
La narrazione del film è molto più lenta di quanto lasci trasparire il trailer. I classici grandi spazi americani, le armi, i cavalli e la memoria della Guerra Civile hanno tratti d'inquieto-inesorabili affluenti che ingigantiscono la psiche dittatoriale di Du Pont, bambino viziato e mal cresciuto. Lui dice di voler creare vincenti, ma la realtà è ben diversa. Vuole marionette al proprio servizio cui mettere in bocca le parole da dire. Vuole statuine obbedienti che si lascino mettere la coca nel naso e così non pensare ad altro.
Se Mark Ruffalo (candidato all'Oscar come Miglior attore non protagonista) e Channing Tatum hanno messo in campo recitazioni sopra le righe, Steve Carell è stato a dir poco “mostruoso”, offrendo con tutta probabilità la più grande interpretazione della sua carriera. Una prova attoriale questa, capace di sostenere non poco la teoria che gli attori comici sono i migliori drammatici. Analogo discorso per il collega Jim Carrey con cui Carell divise lo schermo in Una settimana da Dio (2003, di Tom Shadyac).
Chi vince ha sempre ragione, si suole dire nello sport. Nel cinema questo motto vale molto meno. Nella notte degli Academy 2015 il furbetto Birdman è stato il mattatore della serata, mentre Foxcatcher, a dispetto di cinque nomination, è tornato a casa mani vuote (comprensibile solo la sconfitta di Carell per "mano" di Redmayne/Hawking). Solo la 67° edizione del Festival di Cannes ha premiato Foxcatcher con la Prix de la mise en scène (Miglio regia) a Miller.Un'occasione mancata invece per Hollywood di celebrare un vero grande film.
Il trailer di Foxcatcher
Foxcatcher - Mark Shultz (Channing Tatum) e John du Pont (Steve Carell) |
Foxcatcher - Mark Shultz (Channing Tatum) e il fratello David (Mark Ruffalo) |
Foxcatcher - l'inquietante John Eleuthère du Pont (Steve Carell) |
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