Fortunata - il volto segnato di Fortunata (Jasmine Trinca) |
di Luca Ferrari
La donna abbandonata, madre single e decisa a svoltare la propria vita. L'amico omosessuale sensibile con la madre attrice. La figlia arrabbiata. L'ex-marito volgare e violento. Lo psicologo che s'innamora della paziente. Grandi e singole interpretazioni a parte, la storia di Fortunata (2017, di Sergio Castellitto con sceneggiatura di Margaret Mazzantini) è un collage di luoghi comuni. Presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2017, è ora uscito anche sul grande schermo italiano.
Fortunata (Jasmine Trinca) è una combattiva parrucchiera. Insieme all'amico tatuatore Chicano (Alessandro Borghi) corre su e giù per Roma con la speranza di poter finalmente aprire un proprio salone, dando così una svolta alla propria vita e quella della figlioletta Barbara (Nicole Centanni). Nel frattempo Fortunata lavora in nero, andando di casa in casa a fare i capelli. Per farlo, è costretta a lasciare la piccina nei centri estivi gestiti dalle suore, cosa molto poco gradita dalla bambina.
A mettere veleno nella sua esistenza riaprendo le ferite del passato, l'ex-marito Franco (Edoardo Pesce). Sebbene non ancora divorziati per la legge, non vive più sotto lo stesso tetto. È arrabbiato con Fortunata. È manesco. Ogni volta che si presenta a casa la obbliga a rapporti sessuali forzati. Lei subisce. Non può scappare. Chicano, residente al piano inferiore con l'anziana madre malata di Helzheimer, Lotte (Hanna Schygulla), sente ma non agisce mai.
All'ennesimo incontro-scontro tra Fortunata e Franco, viene deciso che Barbara debba sottoporsi a un periodo di sostegno psicologico, e così viene accolta dal dott. Patrizio (Stefano Accorsi). Inizialmente snobbato, l'uomo inizierà a rivestire una figura sempre più importante nella vita di Fortunata portandola a fare scelte che arriveranno a essere (quasi) controproducenti nella propria sfera affettiva.
Roma, anno 2017. Il modello economico cinese è sempre più quello dominante. L'italiano medio ex-proletario, e ora all'inseguimento dell'indipendenza, annaspa senza venirne fuori. Fa caldo. Non v'è traccia dell'elegante del centro storico. Solo condomini e luci al neon. Striature Amlodovoriante con spruzzate di Una mamma per amica in chiave "malinco-italiana", Fortunata (di Sergio Castellitto) lascia emergere tutta la bravura dei proprio interpreti, abbandonando però la strada dell'originalità.
Su tutti, lo stereotipo del gay incapace di difendere l'amica. Ogni tanto però, invece di far vedere sempre e solo stalker, sarebbe interessante mostrare anche qualche maschietto nostrano alzare le mani contro chi abusa delle donne, come faceva il ruvido cowboy Einar (Robert Redford) in difesa della nuora Jean (Jennifer Lopez) nel drammatico Il vento del perdono (2005, di Lasse Hallström). Invece no, o vittime o carnefici.
Jasmine Trinca (Il caimano, Il grande sogno, Un giorno devi andare) è un felino che si aggira nella savana di cemento. Combatte senza mai cedere alle lacrime. Forse ne ha versate abbastanza e non ha più tempo nemmeno per concedersi un po' di sconsolata tenerezza interiore. Rasato e malavitoso in Suburra (2015, di Stefano Sollima), qui capellone-barbuto e tremulo dinnanzi alla violenza. Il Chicano di Alessandro Borghi sarà di sicuro uno dei personaggi che verranno maggiormente ricordati nella carriera dell'attore romano classe '86.
Il triangolo Trinca- Borghi-Pesce è perfetto, forse anche troppo. Gli occhi della donna sono un concentrato di rabbiosa determinazione. L'amico sincero è una docile creatura. Perfetto lui: camicia aperta con pelo del petto fuori, mammà che gli stira le camice e volgare oltre modo. Pare perfino di sentire l'odore del suo alito alcolico mentre abusa della donna. In questo circolo umano fin troppo tipico del terzo millennio italiano, ecco arrivare lo psicologo, puntualmente svilito per il mestiere che fa, che non rinuncia all'ennesima sfuriata isterica tipo di Stefano Accorsi (L'ultimo bacio, Santa Maradona, Veloce come il vento).
Sergio Castellitto (Non ti muovere, In Treatment, Nessuno si salva da solo) è un regista dalle grandissime capacità e non sono certo io a scoprirlo. Ci sono film drammatici però capaci di catturarti a tal punto che a dispetto della sofferenza che continuano a far provare, vorresti ancora rivederli. Un fulgido esempio è Venuto al mondo con Emile Hirsch e Penelope Cruz, proprio da lui diretto. Non è così Fortunata. Purtroppo no.
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