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| Quo vadis, Aida? - le milizie serbe |
Il disperato tentativo di salvarsi dall'imminente genocidio di Srebrenica, tra derive assassine e immobilismo internazionale. Quo Vadis, Aida? (2020, di Jasmila Žbanić).
di Luca Ferrari
La follia nazionalista serba. La pianificazione per l'eliminazione sistematica di oltre 8.000 bosgnacchi (musulmani bosniaci). L'indifferenza della comunità internazionale, l'immobilismo dei vertici della NATO e l'incapacità delle truppe olandesi a difendere la safety zone delle Nazioni Unite. Le tragiche bugie del generale Mladic ai civili prima di dare il via alla carneficina. Una delle pagine più tragiche della Guerra dei Balcani (199-1996) è tornata sul grande schermo, concentrandosi sul genocidio di Srebrenica. La regista Jasmila Žbanić ce lo racconta in Quo Vadis, Aida (2020)? attraverso gli occhi imponenti dell'interprete locale Aida Selmanagic (Jasna Đuričić), film presentato in concorso alla 77ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e candidato agli Oscar 2021 per il Miglior film internazionale.
La storia è arcinota. Srebrenica è accerchiata dalle forze militari della Repubblica Srbska. La cittadina bosniaca però, è da alcuni stata dichiarata safe zone dalle Nazioni Unite. Alla falange serba questo non interessa. E' stato tutto già pianificato. I maschi musulmani di Bosnia (bosgnacchi) devono essere catturati ed eliminati. La gente ha paura. Cerca rifugio nella base ONU presidiata da un incapace contingente olandese sotto i comandi del colonnello Jhom Karremans (Johan Heldenbergh). I serbi hanno vita facile. Promettono un salvacondotto per chiunque desideri andarsene: donne, bambini e uomini. Lo stesso generale Ratko Mladic (Boris Isaković). Parla ludidamente senza far trasparire alcuna emozione. Sta mentendo e lo sa bene. Il regista non si inventa nulla. La realtà supera l'orrore. Lo potete vedere voi stessi nel video (originale) successivo, quando il macellaio tranquillizza la gente di Srebrenica.
In questo teatro di morte imminente, Aida prova l'impossibile per salvare la sua famiglia, il marito Nihad (Izudin Bajrović), i due figli Hamdija (Boris Ler) e Sead "Sejo" (Dino Bajrović). Li nasconde nella base, cerca di farli mettere nella lista del personale ONU ma nulla può contro la cieca burocrazia e la scure della morte. L'orrore fa il suo corso senza che nessuno opponga resistenza. I civili vengono ingannati e uccisi nel nome di non si sa bene quale ideologia, ma questo non è ancora il peggio a cui assistere. La guerra dilania. La guerra terrorizza. La guerra distrugge e poi, poi finisce. La gente torna alla vita di una volta. Cambia la geografia, anche se dentro l'anima le cicatrici chiedono conforto. C'è chi addirittura torna a vivere nel cuore della carneficina, lì, a Srebrenica. Ed è allora che l'orrore ritorna, ancora più violento poiché silenzioso e senza aggressione fisiche.
Aida è ormai una vedova e senza più l'amore dei suoi figli. Ha deciso di riprendere l'insegnamento, proprio lì, dove ha perduto tutto. Rivede tutti gli aguzzini di un tempo. Perché sì, i grandi nomi saranno anche stati portati alla sbatta del tribunale dell'Aja (Milosevic, Karadzic, Mladic) ma i pesci piccoli, i paramilitari come il terribile Joka (Emir Hadzihafizbegovic), sono a piede libero, e conducono una vita come se nulla fosse successo. Joka ha una moglie e una figlia. Lavora e vive come se con quelle fosse comuni lui non c'entrasse nulla. Aida lo vede e prosegue. Continuerà a vederlo e a essere vista. La storia di Aida, come di migliaia di altre vittime innocenti, si spegne nel silenzio di un pianto strozzato senza alcun conforto.
Nel 1995 è stato commesso un genocidio a Srebrenica. Nel 2025 è avvenuto sulla striscia di Gaza per mano del governo israeliano (fonte, Nazioni Unite). In entrambi i casi il mondo ha fatto finta di nulla. Gli anni sono passati ed è tutto peggiorato. Trent'anni fa si sapeva poco. Oggi si sa tutto ma non cambia niente lo stesso. Tante futili manifestazioni e/o prese di coscienza non hanno cambiato di una virgola il destino di morte di migliaia di palestinesi (e chi lo nega, è solo un grande ipocrita, ndr). Allora come oggi, i documenti per fermare il massacro li hanno imposti chi è stato la causa del sangue versato. I vergognosi accordi di Dayton non sono differenti dal cessate il fuoco ratificato a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dai mercanti di morte.
La guerra dei Balcani è una delle pagine più tragiche e dolorose dell'Europa del dopoguerra. Una pagina che non è mai davvero interessata al Vecchio Continente. Di quel conflitto che coinvolse in particolare le ex-regioni slave di Croazia, Bosnia e Serbia, si sa racconta ancora troppo poco o niente. A livello mediatico, non ha mai avuto "l'appeal mediatico" di altri massacri. Quest'anno il nome di Srebrenica è unicamente balzato alle cronache semplicemente perché era il 30° anniversario del suddetto. Dai grandi organismi internazionali solo tanta messinscena e poco altro, come veniva raccontato anche nel bellissimo The Hunting Party (2007, di Richard Shepard). Il nazionalismo è una piaga che continua ad avvelenare il mondo, la ex-Jugoslavia così come l'Italia. Trent'anni dopo il genocidio di Srebrenica siamo ancora e sempre di più noi contro di voi. Ma noi chi? Ma voi chi?
Quo Vadis, Aida (2020, di Jasmila Žbanić) è disponibile gratuitamente in streaming su RaiPlay.
Il trailer di Quo Vadis, Aida?















