To the Wonder - Marina (Olga Kurylenko) e Neil (Ben Affleck) |
Poetica autistica. Puzzle d’anime svuotate. To the Wonder (2012), di Terrence Malick. L’amore non ci ama per niente. Mercì, ma proprio per nulla.
di Luca Ferrari
di Luca Ferrari
2012, Eterea odissea nella meraviglia (…). Di chissà quale dove. Di chissà quale quando. Esasperata ricerca fotografica. Sguardi umanamente compassati. Spettrale elegia Morrisoniana (Jim, ndr) sull’astratto incombente. “Non mi aspetto niente, solo di fare un pezzetto di strada insieme”. I protagonisti hanno a stento qualche nome. Vigorosi tronchi di vita continuamente abbattuti. Spezzati. Scusanti. Silenziosi. To the Wonder (2012, di Terrence Malick.
Nella sezione “Venezia 69” della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è di scena il melodramma più formidabilmente fluttuante. To the Wonder (Usa, 112’), di Terrence Malick. La telecamera non approfondisce l’imbronciato Ben Affleck. Volge con elastica compassione sul pallore di Rachel McAdams. Gesticola sull’infelice barba incolta di Javier Bardem.
Si fa sedurre, possedere, carezzare e abbandonare da tutto il corpo di Olga Kurylenko; il suo ventre mosso ripreso da dentro l’acqua della piscina, ingigantisce la non annessione a una vera esistenza. Ci sono anche i bambini, ma i loro schiamazzi non arrivano mai nella casa. C’è solo una figlia (di lei) che alla fine riesce ad andarsene da quella acidula convivenza a tre e si tiene a distanza, proteggendosi con skype e comunicado con la madre nella casa lontana del padre e la sua nuova compagna.
Si fa sedurre, possedere, carezzare e abbandonare da tutto il corpo di Olga Kurylenko; il suo ventre mosso ripreso da dentro l’acqua della piscina, ingigantisce la non annessione a una vera esistenza. Ci sono anche i bambini, ma i loro schiamazzi non arrivano mai nella casa. C’è solo una figlia (di lei) che alla fine riesce ad andarsene da quella acidula convivenza a tre e si tiene a distanza, proteggendosi con skype e comunicado con la madre nella casa lontana del padre e la sua nuova compagna.
C’è poesia nelle pellicole del regista texano Terrence Malick. Ce n’è troppa. Esageratamente per un qualcosa che si chiama film. “Scrivo nell’acqua ciò che non oso dire” dice la donna. To the Wonder non è poi così diverso da The Tree of Life (2011), anzi.
La precedente pellicola però, aveva il merito di regalare dialoghi e tramandare un fantastico Brad Pitt nei panni di un impensabile e odioso padre severo. Frasi che sembrano rubate ai cioccolatini Baci Perugina, vedi “Mostrami come posso amarti”. Al piano terra Mr Affleck passa vicino alla scala. Cammina lento. Miss Kurylenko ferma in alto, fissa uno spazio azzerata nell'insieme di rette convergenti: digressione post-apocalittica senza trattati di resa, di pace o nuova guerra. Si amano. Non provano nulla. Si mettono le mani addosso. Baciano le rispettive cattiverie in chiave confessionale.
Dalla Francia all’America. Dall’arte parigina, passando per Mont Saint-Michel fino alle pianure ventose dell’Oklahoma. Un round incessante dove la luce ha la stessa caducità dell’oscuro.
Non c’è durezza di cuore nei personaggi di Malick. Incolumi senza motivo. Andando a caccia di raggi lunari, seppelliscono valanghe. L’alba non dà sollievo. Il tramonto è una passerella crollata sotto un imprecisato richiamo. Nelle bottiglie di Terrence Malick portate con candore dai ruscelli, l’acqua si è mangiata l’inchiostro del messaggio. Tu, cosa vuoi?
Il trailer di To the Wonder
To the Wonder - Jane (Rachel McAdams) |
To the Wonder - padre Quintana (Javier Bardem) |
To the Wonder - Neil (Ben Affleck) e Jane (Rachel McAdams) |
To the Wonder - Marina (Olga Kurylenko) |
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