Spectre - l'agente 007 James Bond (Daniel Craig) |
di Luca Ferrari
Non sono cresciuto con Sean Connery e per quanto apprezzi Pierce Brosnan come attore, le sue imprese da agente segreto con licenza di uccidere non hanno mai fatto breccia nella mia anima di celluloide. Del tutto opposto per il sottoscritto il risultato con le quattro pellicole interpretate da Daniel Craig, la cui nuova (e pare ultima) performance nei panni di James Bond, Spectre (2015, di Sam Mendes), è stata però anche la più deludente.
È in via d'approvazione un protocollo che unirebbe tutti i Servizi Segreti del mondo dismettendo così gli 00 con licenza di uccidere. Mugugni dei futuri disoccupati a parte, dietro questa fusione nel nome della Sicurezza si nasconde una potente organizzazione, la SPECTRE, ai cui comandi c'è Blofeld (Christoph Waltz), rancoroso figlio di quell'uomo che anni or sono si prese cura di James Bond bambino quando i suoi genitori morirono. Ecco dunque l'ennesima partita da chiudere per il fido suddito di Sua Maestà.
Città del Messico, Roma, le Alpi austriache, Tangeri e ovviamente lei, Londra, la sede dei servizi segreti britannici. Il secondo film consecutivo della saga dell'agente speciale 007 James Bond diretto da Sam Mendes cala drasticamente il livello rispetto al precedente Skyfall (2012). Una storia, quella di Spectre, piena di location mozzafiato ma povera di tutto il resto. A dir poco “EyesWideShuttiana” poi, la scena del primo incontro in Italia tra il cattivo e il buono.
James seduttore. Bond seviziato. James spericolato. Bond anarchico. Pochissimi amici fidati. Daniel Craig fa il suo compitino conscio di aver ridato linfa a un personaggio che sembrava aver perso appeal. Il suo tempo in queste vesti è finito e lo si capisce. Il peggio però viene da Christoph Waltz (Blofeld), che continua ad accettare ruoli sempre più uguali al colonnello Hans Landa del “Tarantiniano” Bastardi senza gloria (2009).
Ad affiancare Bond in questa nuova e pericolosa missione, la psicologa Madeleine Swann (Léa Seydoux, già con Waltz nella medesima pellicola sopracitata). Sulla tanto pompata presenza di Monica Bellucci nelle vesti di Lucia Sciarra poi, è meglio far calare il sipario. Pochissimi minuti dove spiccica due parole e si fa rapidamente spogliare da Bond dopo aver appena visto seppellire il marito Marco (Alessandro Cremona). Neanche una parola invece con l'eccezione di un oh cazzo per l'ex-wrestler Batista.
Nemici ma non solo. Dalla parte di Bond c'è il filo “nerd” Q (Ben Whishaw), la cui presenza in seggiovia sembra far risuscitare il Vincent Lindon de Il tempo delle mele 3 (1988); Eve Moneypenny (Naomie Harris), la cui fantomatica presenza fuori dalla scrivania non so bene dove l'abbiano vista, e infine il suo capo Gareth Mallory/ M (Ralph Fiennes) che come nella miglior tradizione “JudyDenchana” non approva, approva, non approva e approva l'operato di James Bond.
Tutti vogliono controllarci. Dopo ogni guerra c'è qualche neo-fratello Orwelliano pronto a inserirsi nella nostra vita e privarci di qualcosa che fin'ora magari nemmeno sospettavamo di possedere. James fa parte di quella scuola dove il proprio nemico lo si insegue, ci si azzuffa e alla fine si decide se eliminarlo o meno, guardandolo negli occhi. Il mondo moderno però va in tutt'altra direzione, anche quando si tratta di uccidere. Questo mondo allora deve scomparire. Nella finzione almeno ci si prova davvero a cambiare le cose.
A partire dal suo debutto sul grande schermo il 5 novembre scorso, Spectre (2015, di Sam Mendes) si è subito assestato in prima posizione del botteghino. Incassi però non è sempre sinonimo di qualità. Era impossibile non andare a vederlo, a maggior ragione perché dovrebbe essere stata l'ultima partecipazione dell'attore originario di Chester. E così sia, è proprio finita un'epoca. Per lui e anche per noi. Avanti un altro.
Spectre - M (Ralph Fiennes) |
Spectre - Blofeld (Christoph Waltz) e Madeleine (Lea Seydoux) |
Spectre - l'agente 007 James Bond (Daniel Craig) |
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