Dead Man (1995) |
Chiudono le videoteche. Chiudono i cinema. In Italia come all’estero. I festival assomigliano sempre di più a esibizioni per mostrare chi può far sfilare (e pagare) l’attore più famoso e il film denso di effetti speciali.
di Luca Ferrari
Se andiamo avanti di questo passo, il 3D inghiottirà anche le strade meno idonee. Come nascono oggi i Quentin Tarantino? Scaricando film in ogni ora del giorno. Creando umanoidi in grado di elaborare scenografie autistiche capaci solo di celebrare se stesse senza alcuna pretesa di assomigliare alla vita vera. Adesso viviamo l’epoca del filone oscuro-supereroico, delle commedie politically non correct. Ci si adegua o si è fuori. La tecnologia moderna ci ha reso scadenti registi di ripetitive opere prime. Eppure non era così. Eppure il mio viaggio non è sempre stato così.
Prima c’era stato Point Break - Punto di rottura (1991, di Kathryn Bigelow), poi The Crow (1994, di Alex Proyas), quindi Trainspotting (1996, di Danny Boyle), Dead Man (1995, di Jim Jarmusch) e il Titatic (1997) di James Cameron. La mia esperienza davanti al Grande Schermo si poteva contare su una mano. Mancava qualcosa. Qualcosa che mi facesse credere che quello che vedevo non fosse solo un viaggio nella fantasia di qualche visionario regista, ma l’apoteosi di una realtà prima sognata, e poi creata nel modo più "spettacoloso" possibile. È accadduto anche quello. Shakespeare in Love (1998, di John Madden) prima e Moulin Rouge (2001, Baz Luhrmann) poi, fecero saltare le ultime barricate.
“…Il mondo vorrebbe solo un’unica grande bolla per ogni giorno e pronta per ogni sentimento in questo cielo appiccicato alle stelle/… In ogni direzione con le stesse possibilità ora potrei comportarmi da ribelle dannato e accendermi una sigaretta ma ho la convinzione di esser qualcos’altro/… nella staticità di un dialettare tra la buonanotte e addii, questo specchio è continuo come lo splash di una pozzanghera sotto i miei piedi, e ora vedo un qualcosa che non suscita ilarità né disprezzo…”
Hai del tabacco?
“…Non ho pianto, ho solo versato lacrime/… Nello scegliere tra una promessa e un respiro (il fato), ho accantonato cuscini squarciando descrizioni fin troppo corrispondenti a qualcosa che non è più nemmeno animazione/… brandelli di un biglietto recapitati da una sedia in disuso/…
Conosci le mie poesie?...
di Luca Ferrari
Se andiamo avanti di questo passo, il 3D inghiottirà anche le strade meno idonee. Come nascono oggi i Quentin Tarantino? Scaricando film in ogni ora del giorno. Creando umanoidi in grado di elaborare scenografie autistiche capaci solo di celebrare se stesse senza alcuna pretesa di assomigliare alla vita vera. Adesso viviamo l’epoca del filone oscuro-supereroico, delle commedie politically non correct. Ci si adegua o si è fuori. La tecnologia moderna ci ha reso scadenti registi di ripetitive opere prime. Eppure non era così. Eppure il mio viaggio non è sempre stato così.
Prima c’era stato Point Break - Punto di rottura (1991, di Kathryn Bigelow), poi The Crow (1994, di Alex Proyas), quindi Trainspotting (1996, di Danny Boyle), Dead Man (1995, di Jim Jarmusch) e il Titatic (1997) di James Cameron. La mia esperienza davanti al Grande Schermo si poteva contare su una mano. Mancava qualcosa. Qualcosa che mi facesse credere che quello che vedevo non fosse solo un viaggio nella fantasia di qualche visionario regista, ma l’apoteosi di una realtà prima sognata, e poi creata nel modo più "spettacoloso" possibile. È accadduto anche quello. Shakespeare in Love (1998, di John Madden) prima e Moulin Rouge (2001, Baz Luhrmann) poi, fecero saltare le ultime barricate.
“…Il mondo vorrebbe solo un’unica grande bolla per ogni giorno e pronta per ogni sentimento in questo cielo appiccicato alle stelle/… In ogni direzione con le stesse possibilità ora potrei comportarmi da ribelle dannato e accendermi una sigaretta ma ho la convinzione di esser qualcos’altro/… nella staticità di un dialettare tra la buonanotte e addii, questo specchio è continuo come lo splash di una pozzanghera sotto i miei piedi, e ora vedo un qualcosa che non suscita ilarità né disprezzo…”
Hai del tabacco?
“…Non ho pianto, ho solo versato lacrime/… Nello scegliere tra una promessa e un respiro (il fato), ho accantonato cuscini squarciando descrizioni fin troppo corrispondenti a qualcosa che non è più nemmeno animazione/… brandelli di un biglietto recapitati da una sedia in disuso/…
Conosci le mie poesie?...
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