Argo (2012), di Ben Affleck |
Una storia avvincente. Talmente folle che può essere solo la vera. Nell'Iran della rivolta Khomeinista la CIA ha un folle piano per salvare i propri agenti.
di Luca Ferrari
Penso che la mia storiella sia l’unica cosa tra voi e un’arma alla testa, dice l’agente segreto Tony Mendez (Ben Affleck) vuole risolvere una situazione disperata. Liberare dei concittadini americani scappati alla furia della rivolta durante la Crisi degli Ostaggi del 1979 a Teheran.
Quando gli studenti hanno assalito la loro ambasciata , sei di loro sono scappati da una porta secondaria trovando rifugio nella sede diplomatica canadese. Le Guardie della Rivoluzione però non ci mettono molto a scoprire che qualcuno manca all’appello, e inizia la ricerca. Casa per casa. Se li trovassero, potrebbero finire male. Occorre farli uscire dall’Iran, e subito. Ma come?
Quando gli studenti hanno assalito la loro ambasciata , sei di loro sono scappati da una porta secondaria trovando rifugio nella sede diplomatica canadese. Le Guardie della Rivoluzione però non ci mettono molto a scoprire che qualcuno manca all’appello, e inizia la ricerca. Casa per casa. Se li trovassero, potrebbero finire male. Occorre farli uscire dall’Iran, e subito. Ma come?
La vicenda narrata dal regista di The Town (2010) è talmente folle che può essere solo vera. “La miglior cattiva idea possibile” venuta alla CIA è infatti quella di far passare i sei fuggiaschi per membri di una troupe cinematografica canadese, alla ricerca di paesaggi per la scenografia di un film fasullo dal nome Argo. E c'è bisogno che un uomo li guidi.
Distribuito dalla Warner Bros., il trailer della pellicola è già disponibile su Youtube in più lingue: il filmato, di due minuti abbondanti, è estremamente curato e con frasi azzeccate come “They weren’t making a movie. They were making History – Non stavano facendo un film. Stavano facendo la Storia”. Ulteriore chicca, sottofondo musicale nella parte finale dell’immortale Dream on degli Aerosmith.
Sono passati più di trent’anni dalla presa dell’ambasciata americana a Teheran, e da entrambe le parti non è poi cambiato molto. Presidente democratico o repubblicano che sia, gli Stati Uniti sono rimasti gli stessi. Sceriffi del mondo ma senza più il colosso sovietico con cui vedere chi ce l’ha più lungo (e giocare a chi realizza più testate nucleari).
Nemmeno la cura Obamesca ha prodotto grandi risultati dopo l’intossicazione Bushiana. Anche l’Iran è rimasto uguale. Dall’ayatollah Khomeini all’attuale Guida Suprema Ali Khamenei in coppia con il presidente Mahmud Ahmadinejad, si vede solo un governo oscurantista con il vizio di reprimere nel sangue qualsiasi voce di dissenso popolare.
La brodaglia propagandistica anti-americana e del perenne nemico sionista vengono ancora smerciate per cercare un consenso perduto, e ottenuto solo con la minaccia, mentre la gente è sempre più affamata di libertà: vuole vivere in pace nella propria terra, senza dittatori casalinghi né stranieri.
Alla produzione di Argo, insieme a Grant Heslov e Ben Affleck stesso, c’è il premio Oscar, George Clooney. E lui, che sia regista, produttore o attore, appena ne ha l’occasione, si butta in politica. Good Night, and Good Luck (2005), Syriana (2005), Darfur Now (2007), Michael Clayton (2007) e il più recente Le Idi di Marzo (2011) danno un'idea di quanto sia forte l’interesse per la materia da parte dell’ex-Dr. Ross della serie televisiva E.R.
In un anno in cui il popolo americano sarà chiamato alle urne per confermare o meno l'attuale inquilino della Casa Buianca, Barack Obama (di cui Clooney è sostenitore), e con i politici d’Israele che insistono a paventare guerra alla Repubblica Islamica dell'Iran, il contesto internazionale sembra involontariamente di estrema attualità per la pellicola, in arrivo in Italia in autunno.
Una nuova crisi è dietro l'angolo, o è solo l'ennesimo gioco dei piani alti della politica internazionale per mettere sotto scacco (e nel terrore) l'umanità? Visto il tema delicato, la vicenda che Ben Affleck porta sul Grande Schermo non mancherà di suscitare interrogativi, riflessioni e polemiche. E se per una volta invece fosse un'occasione per ripensare agli sbagli da entrambe le parti?
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