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mercoledì 8 agosto 2012

An Unfinished Life (2005), Il vento del perdono

Il vento del perdono (2005, di Lasse Hallström)
Storia umana dove il futuro della nuova generazione chiede spazio tra i rimorsi-rancori dei "grandi" sulle ali de Il vento del perdono.

Nell’arrugginito meccanismo familiare nonno-mamma, tra un uomo logorato dalla perdita del figlio e il suo irreceuperabile astio verso la nuora che ritiene responsabile, una bambina chiede consapevolezza e verità. Lasse Hallström (Buon compleanno Mr. Grape, Chocolat, Il pescatore di sogni) dirige An Unfinished Life - Il vento del perdono (2005).

Dopo anni di distanza il burbero Einar Gilkyson (Rober Redford) si ritrova davanti a Jean (Jennifer Lopez) insieme alla figlioletta, nonché sua nipote Griff (Becca Gardner). Einer vive insieme all'amico Mitch (Morgan Freeman). Questi ha il corpo e mezza faccia coperta da cicatrici. Il ricordo "visibile" degli artigli di un orso. Gli sfregi interiori di Einar però sono peggiori. Non se ne cura. Non li cura.

Einar vive nel risentimento. La prematura perdita del figlio richiede un colpevole (Jean). C’è qualcosa d’altro che brucia nelle carni di Einar. E il saggio Mitch che a stento si muove, parola dopo parola, pizzicotto (interiore) dopo pizzicotto, glielo fa venire a galla.

Sappata da una sua precedente e violenta realazione, Jean ora ne ha iniziata una nuova con lo sceriffo Curtis (Josh Lucas), il tutto mal sopportato dal suocero, e alla fine la donna sbotta ed esausta gli grida in faccia: Vuoi un colpevole? Eccomi. Stavamo andando a un rodeo e ci siamo cappottati sei volte. Guidavo io, e mi sono addormentata”. Ma anche Einar ha un segreto. Quando l’orso attaccò Mitch, lui era troppo ubriaco per fare qualcosa. Perso nell’alcol per sedare il dolore.

Seppur passati sette anni, Redford ha ancora addosso un po’ di quella poetica malinconica di Tom Booker, il protagonista del film L’uomo che sussurrava ai cavalli (1998), di cui lui stesso fu anche regista. Ma se nella pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Nicholas Evans era sì deciso ma delicato, qui c’è poco tempo per i complimenti. È rozzo. Un uomo di vecchio stampo. E se c’è da difendere qualcuno dai modi bruti e offensivi, come succede all’amica Nina (Camryn Manheim) caduta nella baldanza alcolica di due giovinastri, nessuna frase di circostanza politically correct, ma una bella caffettiera in faccia e una minaccia affilata alla gola.

E alè, tutti a far colazione tranquilli. Quando poi l'ex-fidanzato di Jean, Gary (Damian Lewis), arriva in paese per riprendersela e le mette le mani addosso per l’ennesima volta prendendo poi in consegna anche la figlia, il cowboy non sente più ragioni. Prima spara alle gomme col fucile, poi affonda i pugni sulla sua faccia. Al resto ci pensa la polizia. Giustizia intanto è stata fatta. E la vita adesso può ricominciare.

Jennifer Lopez glamour. Jennifer Lopez cantante. J. Lo. Dicano quel che vogliono, ma quando l’attrice statunitense di origine portoricana si è calata in ruoli drammatici (Via dall'incubo, Bodertown), ha sempre raccolto consensi. A fare da sfondo alla pellicola, i verdi spazi della British Columbia, la provincia più occidentale del Canada, anche se nel film viene presentata come lo stato americano del Wyoming.

Agli uomini e donne si chiederebbe soltanto di goderne la bellezza invece di intervallare le proprie pulsazioni con anacronistici rancori che chiedono soltanto una degna sepoltura. Il dialogo umano è la sola strada per cambiare le vite del mondo. E alla fine del film, non sono solo i protagonisti gli unici a saperlo.

Il vento del perdono - (Jennifer Lopez) e Griff (Becca Gardner)
Il vento del perdono - Mithc (Morgan Freeman) ed Einar (Robert Redford)

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