The Lady - il coraggio di Aung San Suu Kyi (Michelle Yeoh Choo-Kheng) |
di Luca Ferrari
Metà film, metà documentario. Qualche lungaggine eccessiva nella vita familiare e un finale sbrigativo che ha saltato in toto le proteste dei monaci buddisti nel 2007 sedate nel sangue così come le ultime farse della dittatura birmana nei suoi confronti. Luc Besson dirige The Lady (2011), sull’attivista birmana per i diritti umani Aung San Suu Kyi, interpretata dall'attrice cino-malese Michelle Yeoh Choo-Kheng.
Il regista di Leon (1994) e Il Quinto Elemento (1997) ha realizzato un film che non passerà alla storia per la resa complessiva, ma questi sono dettagli da cronaca. Irrilevanti dinnanzi al suo significato. In questa pellicola viene raccontata la storia di una delle protagoniste assolute della storia contemporanea, che ha sacrificato la sua stessa vita privata senza essere uccisa sebbene rimasta agli arresti domiciliari per vent’anni.
Una storia questa che andrebbe studiata molto di più di certi assassini che continuano a insanguinare le pagine dei libri di storia così come le piazze di mezzo mondo grazie ai loro eredi. Una storia questa, che insieme a quelle di Nelson Mandela, Gandhi e altri personaggi ancora, andrebbe molto più approfondita fin dall’età scolare, instillando così nell’anima e nel carattere della gente il sentimento di libertà e il desiderio di lottare per essa.
Il trailer di The Lady
Una storia questa che andrebbe studiata molto di più di certi assassini che continuano a insanguinare le pagine dei libri di storia così come le piazze di mezzo mondo grazie ai loro eredi. Una storia questa, che insieme a quelle di Nelson Mandela, Gandhi e altri personaggi ancora, andrebbe molto più approfondita fin dall’età scolare, instillando così nell’anima e nel carattere della gente il sentimento di libertà e il desiderio di lottare per essa.
Ci sono popoli che chiedono ma non
fanno nulla per agire di conseguenza. Ci sono popoli al contrario che
sono scesi nelle strade affrontando i mitra puntati ad altezza uomo. E
di fronte alla dittatura più brutale nessuna azione impedirà che il
grilletto venga premuto, eppure alcuni restano. Vengono sbattuti in
galera, e torturati.
L’impegno di Aung San Suu Kyi è stato totale. La donna passa attraverso i fucili
puntati e il suo gesto diventa leggenda. Il popolo inizia a raccontare.
Gladiatore moderno che sfida un impero. Besson entra nel sostegno del marito Michael (David Thewlis),
negli sguardi dei due figli Michael e Kim, lontani per anni dalla
madre, non sapendo nemmeno se l’avrebbero più rivista. Solo il più
giovane appare un po' infastidito quando il padre è ormai in fase
terminale per un cancro alla prostata.
E nonostante la sua incredibile forza di volontà, la donna sembra quasi impazzire quando, durante la consegna del Premio Nobel per la Pace nel 1991 che segue a distanza con la radio nella sua prigionia casalinga in Birmania,
salta la corrente. Poi, nel sentire la voce del figlio maggiore che
parla di quello che sta facendo, si commuove fino alle lacrime.
L'intento di The Lady è palese. Non è la celebrazione "dell'Orchidea d'Acciaio". È la denuncia di un massacro su cui nessuno ha voluto fare niente. Nessuno a parte Aung San Suu Kyi e il popolo disarmato. E come in Birmania la Cina è stata lo sponsor del sangue sgorgato a fiotti, anche gli altri "democratici" membri permanenti con diritto di veto alle Nazioni Unite agiscono come e quando vogliono.
Analogo discorso per la tragedia che stiamo vivendo in diretta in Siria, dove la farsa degli equilibri geopolitici sta condannando il popolo a un massacro genocidario indiscriminato nell’indifferenza generale, con i movimenti pacifisti (…) presumibilmente pronti a scendere piazza solo e se il mondo occidentale interverrà militarmente contro il presidente Bashar al-Assad.
The Lady (2011) di Luc Besson non è che l’inizio. E quell’applauso uscito dal cuore dagli spettatori alla rassegna all’aperto Estate al Cinema in campo San Polo, a Venezia,
non può e non deve spegnersi con la fine della proiezione. La vera
democrazia non è un’eredità né un pezzo di carta, perché come ci ha
fatto vedere nel suo film il regista transalpino, chiunque può prendere
quel foglio e stracciarlo. La vera democrazia la si (ri)conquista giorno
dopo giorno. Ogni giorno. La libertà vale più di ogni altra cosa al
mondo.Analogo discorso per la tragedia che stiamo vivendo in diretta in Siria, dove la farsa degli equilibri geopolitici sta condannando il popolo a un massacro genocidario indiscriminato nell’indifferenza generale, con i movimenti pacifisti (…) presumibilmente pronti a scendere piazza solo e se il mondo occidentale interverrà militarmente contro il presidente Bashar al-Assad.
The Lady - Aung San Suu Kyi (Yeoh Choo-Kheng) da forma alla protesta nonviolenta |
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