Shakespeare in Love - Viola (Gwyneth Paltrow) e William (Joseph Phiennes) |
di Luca Ferrari
Camminavo e pensavo ai fatti miei e il cinema era giusto quella cosa da una volta l'anno. Poi un invito casuale e un secco rifiuto. Il caso però volle che nel mio peregrinare rincontrassi la suddetta col suo gruppo, e questa volta accettai l’invito. E il destino sapeva bene ciò che faceva.
Di lì a poco mi ritrovai davanti al grande schermo dinanzi alla proiezione di Shakespeare in Love (1998, di John Madden), pellicola questa che aveva appena sbancato la serata degli Academy portandosi a casa sette Premi Oscar come Miglior Film, Miglior attrice protagonista (Gwyneth Paltrow), Miglior attrice non protagonista (Judi Dench), Migliore sceneggiatura originale, Scenografia, Costumi e Colonna sonora. Ne sapevo poco o niente.
Oltre alle due premiate, un cast maschile di prima linea con Joseph Fiennes nelle vesti di William Shakespeare, un imbranato Geoffrey Rush è l’impresario Philip Henslowe, Tom Wilkinson è il ricco creditore Hugh Fennyman, un odioso Colin Firth è Lord Wessex, il regista premio Oscar 2013 per Argo, Ben Affleck, è il teatrante Ned Alleyn e Rupert Everett, il poeta Christopher Marlowe.
Shakespeare in Love fu l’inizio della mia passione per il cinema. Avrei avuto bisogno di un altro paio d’anni per comprendere come un sentimento iniziale si sarebbe trasformato in passione infinita (un sentito grazie al Moulin Rouge! di Baz Luhrmann).
Non sarei qui adesso se il mondo del cinema non avesse avuto la sana abitudine di riproporre i film vittoriosi agli Oscar. E oggi, nel rivedere in cartellone i premiati La Vita di Pi (2012, di Ang Lee), Argo e Lincoln (2012, di Steven Spielberg), non so voi, ma è venuta ancora più voglia di entrare in sala.
Ma prima di fare ciò, vi voglio regalare ciò che scrissi appena uscito quel giorno. In preda a una sensazione creativa totalmente inedita. Si, potevo davvero trasportare in parole tutto quello che vivevo anche fuori. Era la strana storia di un ignaro poeta innamorato, anzi:
IL POETA INNAMORATO
IL POETA INNAMORATO
Il mondo vorrebbe
solo un’unica grande poesia per ogni giorno,
pronta per ogni sentimento... e questo cielo
chiamato solitudine, e
questo verso chiamato solitudine
è come il mondo
troppo descritto
dalla felicità della donna e dell’uomo
con la stessa
somiglianza…è come un cielo
appiccicato alle stelle...
da ribelle dannato
e accendermi una sigaretta
incitando il crogiolarsi
nella staticità di un dilettare
tra la buonanotte e addii…Ma questo
specchio è continuo
come lo splash di una pozzanghera
sotto i miei piedi…Non ho pianto,
ho solo versato lacrime...
Nello scegliere tra una promessa
e un respiro (il fato)… nello scegliere
di credere al destino o a se stessi,
ancor prima d’accantonare i cuscini
le parole hanno squarciato
tutto il silenzio
camminando su frammenti di biscotti
e pandispagna di pergamena
…ora il mondo mi sta facendo le fusa
col vento suggeritore dell’orgoglio della lusinga
…il poeta è ora innamorato, e scrive
tra virgole di colore
fecondo della propria recitazione lunare
tra i piedi di un biglietto per l’arcobaleno
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