Via da Las Vegas - Sara (Elisabeth Shue) |
di Luca Ferrari
La vita di una donna conclusa col peggiore degli abusi. Picchiata e violentata da un gruppo di giovincelli viziati in una camera di motel nella capitale del gioco d’azzardo. Schernita da un tassista per le sue difficoltà a poggiare il fondoschiena sul sedile dopo aver provato la disumanità del branco e privata infine dell’uomo cui era teneramente legata, devastato dall’alcol. Forse Sara riuscirà ad andare via da Las Vegas ma quella brutalità subita resterà sempre dentro di lei.
Sara racconta la storia di Ben, con la disperazione di una donna che è sempre stata sola al mondo. Una donna che ha conosciuto solo il lato più schifoso della vita. I capelli scompigliati le coprono parte del viso. Cerca di farsi forza ma le lacrime hanno la meglio. Si regge a stento il viso con le mani. Mike Figgis dirige Via da Las Vegas (1995, Leaving Las Vegas), tratto dall'omonimo romanzo di John O’Brien (1960-1994), scrittore americano morto sucida all’età di 34 anni.
Ma più che il dramma di Ben Sanderson (Nicolas Cage) che decide di andarsene affidandosi a superalcolici dalla mattina alla sera, arrivando perfino a mangiare il ghiaccio o bere vodka sotto la doccia, la telecamera tratteggia il drammatico ritratto di una donna. A dare i connotati a Sara, la ragazza costretta a prostituirsi, c'è Elisabeth Shue, l'indimenticabile Ali Mills, “fidanzatina” di Daniel Larusso (Ralph Macchio) nel cult movie anni ’80, The Karate Kid.
Nella società contemporanea le lucciole continuano a far parte della casta degli ultimi degli ultimi. La violenza sulle donne così come la prostituzione è un problema che non è mai stato realmente affrontato. Eserciti di donne, anche minorenni, cedono ai ricatti e prepotenze di persone senza scrupoli e squallide società cui non interessa nulla del loro destino, Italia inclusa fra le massime esportatrici di turismo sessuale verso Brasile e altre nazioni, dove giovani e più anziani porci cercano minorenni a poco prezzo.
Ma questo ai perbenisti non interessa. L’importante è che si mantenga l’apparenza. E lo sanno fare bene. Da dietro lo spioncino controllano che il proprio giardino in comune non risenta dell’immagine traumatizzata di qualcuno di noi. E quando Sara torna a casa picchiata e stuprata, l’ipocrisia moralista le dà il colpo di grazia. Sbattendola fuori perché poco in linea con i giudizi inalienabili.
Ma questo ai perbenisti non interessa. L’importante è che si mantenga l’apparenza. E lo sanno fare bene. Da dietro lo spioncino controllano che il proprio giardino in comune non risenta dell’immagine traumatizzata di qualcuno di noi. E quando Sara torna a casa picchiata e stuprata, l’ipocrisia moralista le dà il colpo di grazia. Sbattendola fuori perché poco in linea con i giudizi inalienabili.
La storia di Sara sembra in parte ripresentarsi nel videoclip della canzone Turn the page (Garage Inc., 1998) dei Metallica, dove una donna ricorre alla prostituzione pur di mantenere la propria figlioletta, e puntuale dopo un rapporto, arriva la solita razione di botte.
Di diverso spessore e con quell'enfasi provocatoria-incazzata, nell’album In Utero (1994) dei Nirvana, il cantante/chitarrista Kurt Cobain gridava “rape me, do it and do it again”, leggendo tra le righe un messaggio quasi di futura giustizia cosmica con una base vendicativa: “stuprami pure, tanto succederà anche a te – la violenza che io sto subendo, ti tornerà indietro come un boomerang”.
Di diverso spessore e con quell'enfasi provocatoria-incazzata, nell’album In Utero (1994) dei Nirvana, il cantante/chitarrista Kurt Cobain gridava “rape me, do it and do it again”, leggendo tra le righe un messaggio quasi di futura giustizia cosmica con una base vendicativa: “stuprami pure, tanto succederà anche a te – la violenza che io sto subendo, ti tornerà indietro come un boomerang”.
Adesso tocca a me dire quello che penso, dedicato a te Sara.
"Non c’è tanto da dire
finché saremo sempre qua...
Tutto quello che mi porto appresso
non ha fatto progressi dal giorno
che mi hanno sbattuto per terra
ancora una volta... Non riesco a osare
di cambiare vita... Sono riusciti a farmi credere
di non poter nemmeno pensare
di osare... non ricordo più nemmeno il perché
fossi uscito... non ricordo nemmeno perché
ti abbia detto di poter entrare… e le mie mani adesso
le uso solo per raccogliere
i pezzi graffiati del mio volto
pieno di punture delle api allevate dagli altri... e
adesso mi aspetta un altro viaggio
dove non posso nemmeno usare
la mia vita per rendere il cuore
l’unico un punto di riferimento
di ogni fine giornata"
finché saremo sempre qua...
Tutto quello che mi porto appresso
non ha fatto progressi dal giorno
che mi hanno sbattuto per terra
ancora una volta... Non riesco a osare
di cambiare vita... Sono riusciti a farmi credere
di non poter nemmeno pensare
di osare... non ricordo più nemmeno il perché
fossi uscito... non ricordo nemmeno perché
ti abbia detto di poter entrare… e le mie mani adesso
le uso solo per raccogliere
i pezzi graffiati del mio volto
pieno di punture delle api allevate dagli altri... e
adesso mi aspetta un altro viaggio
dove non posso nemmeno usare
la mia vita per rendere il cuore
l’unico un punto di riferimento
di ogni fine giornata"
Vorrei sapere di te, Sara. Ho bisogno di credere che le cose siano cambiate per te. Voglio avere la certezza che hai trovato un uomo che ti ami e ti rispetti. Non posso più vivere sapendo che tante e troppe Sara sono ancora sole al mondo.
Via da Las Vegas - Sara (Elisabeth Shue) |
Via da Las Vegas - Ben (Nicolas Cage) |
Via da Las Vegas - Sara (Elisabeth Shue) e Ben (Nicolas Cage) |
Via da Las Vegas - Sara (Elisabeth Shue) attorniata dai suoi futuri stupratori |
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