Rock Star - Emily Poule (Jennifer Aniston) |
di Luca Ferrari
Superficialità. Misoginia. Atteggiamenti spavaldi e arroccati dietro convinzioni fatte solo di apparenza e incapacità di comportarsi da persone sincere e di spessore. Machismo da quattro soldi. Quei bambocci non fanno per lei, Emily Poule (Jennifer Aniston). Lei è una donna d’affari e allo stesso tempo innamorata di Chris (Mark Wahlberg). Lui è un cantante con il mito degli Steel Dragon di cui suona sempre le cover nella sua rock band.
Chiome lunghe e testi da sex, drugs and rock and roll, modello Judas Priest. Quando arriva la sua grande occasione di sostituire il cantante dei Dragon, non se la fa sfuggire ma lentamente perde contatto con la realtà. Viene assorbito da un mondo squallido fatto di orge e donne trattate come pezzi di carne per una sveltina e via. Emily lo lascia. Pretende rispetto. La persona che vuole vicino deve essere qualcuno di speciale. È parabola di Rockstar (2001, di Stephen Herek).
Il film evidenzia la differenza ideologica che si venne a creare verso la fine degli anni ’80 negli Stati Uniti tra la scena musicale di Los Angeles fatta di metal/rock hair band, e quella nascente di Seattle, storpiata in grunge. Sarà proprio la capitale dello stato di Washington ad accogliere una stanca Emily, stufa di seguire Chris in tour senza vederlo mai, e doversi dividere il viaggio con le fidanzate (groupie) degli altri componenti della band che tollerano senza problemi i continui tradimenti, ostentando un cinismo deprimente a dispetto delle loro giovani età.
Abbandonato così il mondo di lustrini, sarà proprio la città di Seattle a far rincontrare gli ex-innamorati. Chris ha finalmente smesso di cantare le canzoni degli altri e ha iniziato a credere in se stesso, proponendo la propria musica senza abiti e slogan da quattro soldi.
Strumenti da sensazione inneggiano a idolatrie dalla presunzione di facile stampo. È qualcosa che ha già visto il passato trasformarsi in una obbligata via di fuga verso cui è facile sparare arpioni e montagnole nascoste. Il fumo di una nuova casa non si è costituita per caso. Ai troppi venditori di fumo Emily dice no. È una donna che vuole essere amata.
"Sono contento della fine che non ho fatto. Sono contento di quello che cerco di decidere ogni giorno dentro di me. Sono orgoglioso di quello che voglio decidere. Proverò ad avvicinarmi al precipizio in evidente e precario stato di equilibrio. Diavolo, non serve nemmeno che io mi muova per questo genere di raffigurazione. Sono avanti perché conosco il mio domani senza i cinici consigli di ciascuno di voi. Io, semplicemente non ho bisogno della cinica e superficiale resa cui vi siete rassegnati a vivere raccontandovi menzogne" l.f.
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