Povertà a Roma © Luca Ferrari |
Un panorama a dir poco scioccante. Fatto di uomini e donne alla canna del gas. Senza pensione. Senza un futuro dignitoso. Mentre schifosi strozzini detengono il monopolio. In Italia come altrove. I sindacati dovrebbero capire che uno sciopero ormai non serve più a nulla. La politica non è un interlocutore credibile. La gente che lavora in certi piani ha dimenticato cosa significa vivere con poco, e le pene che questo comporta. Domenica 25 marzo, su Rai 3, è andata come al solito in onda una nuova puntata di Report, condotta dalla giornalista Milena Gabanelli, dove si è parlato del problema.
Come il cinema italiano, anche la trasmissione televisiva pecca del medesimo difetto. Mostra il disagio. Il dramma. Mette i presupposti per la denuncia, e lì si ferma. No. No, e no. Oggi c’è bisogno di qualcosa di più. Arrivati a questo punto della civiltà (…), dei grilli parlanti che sanno solo mostrare senza proporre, non me ne faccio più nulla. C’è bisogno d’altro. C’è bisogno che qualcuno proponga soluzioni realistiche, e non fantasie da intellettualismo tardo-bolscevico incapace di comprendere che cosa sia il mondo contemporaneo.
Io ho un’idea precisa di cosa sia il cinema. Anzi, riformulo. Ho un’idea precisa di ciò che mi piace e ammiro del cinema. L’ispirazione. Qualcosa che il giornalismo, schiavo di logiche da titolo a effetto, ha totalmente perduto. La corrente che spinge per un giornalismo educativo è fuori dal coro. La formula del giornalismo come cronaca va di moda. Specchio fedele dei miseri tempi che corrono. Che un film sbatta in faccia la realtà senza aggiungere nulla, com’è tipico di una certa cinematografia nostrana (che sia commedia o dramma, è uguale), non me ne faccio nulla. Anzi, ci rimetto pure l’esoso prezzo del biglietto: 7,50 euro, vergogna. Se devo assistere a una vicenda imperniata di mera cronaca, ne faccio anche a meno. Ascolto un telegiornale, leggo un quotidiano o cerco più voci via internet. Il cinema, può e dovrebbe fare di più. Infondere una speranza in più nella gente. Allargare la prospettiva. Far vedere che questo squallido status quo non resterà così per sempre. Dare alla società civile un’arma in più per combattere.
Sono uno dei tanti telespettatori di Report. Ma oggi, nel 2012, non mi basta più sapere. Perché con la mera conoscenza, oggi, in Italia, non cambia proprio niente. La gente ignorante si sconvolge delle caste in India, non rendendosi conto che esistono anche qui. Solo meno evidenti, ma molto più subdole e pericolose. Bisogna agire. E l’informazione e il cinema possono fare molto di più.
Oggi, nel 2012, conoscere non è sufficiente. Bisogna agire.
Come il cinema italiano, anche la trasmissione televisiva pecca del medesimo difetto. Mostra il disagio. Il dramma. Mette i presupposti per la denuncia, e lì si ferma. No. No, e no. Oggi c’è bisogno di qualcosa di più. Arrivati a questo punto della civiltà (…), dei grilli parlanti che sanno solo mostrare senza proporre, non me ne faccio più nulla. C’è bisogno d’altro. C’è bisogno che qualcuno proponga soluzioni realistiche, e non fantasie da intellettualismo tardo-bolscevico incapace di comprendere che cosa sia il mondo contemporaneo.
Io ho un’idea precisa di cosa sia il cinema. Anzi, riformulo. Ho un’idea precisa di ciò che mi piace e ammiro del cinema. L’ispirazione. Qualcosa che il giornalismo, schiavo di logiche da titolo a effetto, ha totalmente perduto. La corrente che spinge per un giornalismo educativo è fuori dal coro. La formula del giornalismo come cronaca va di moda. Specchio fedele dei miseri tempi che corrono. Che un film sbatta in faccia la realtà senza aggiungere nulla, com’è tipico di una certa cinematografia nostrana (che sia commedia o dramma, è uguale), non me ne faccio nulla. Anzi, ci rimetto pure l’esoso prezzo del biglietto: 7,50 euro, vergogna. Se devo assistere a una vicenda imperniata di mera cronaca, ne faccio anche a meno. Ascolto un telegiornale, leggo un quotidiano o cerco più voci via internet. Il cinema, può e dovrebbe fare di più. Infondere una speranza in più nella gente. Allargare la prospettiva. Far vedere che questo squallido status quo non resterà così per sempre. Dare alla società civile un’arma in più per combattere.
Sono uno dei tanti telespettatori di Report. Ma oggi, nel 2012, non mi basta più sapere. Perché con la mera conoscenza, oggi, in Italia, non cambia proprio niente. La gente ignorante si sconvolge delle caste in India, non rendendosi conto che esistono anche qui. Solo meno evidenti, ma molto più subdole e pericolose. Bisogna agire. E l’informazione e il cinema possono fare molto di più.
Oggi, nel 2012, conoscere non è sufficiente. Bisogna agire.
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