Via dall'incubo - il volto impaurito di Erin (Jennifer Lopez) e la figlia Gracie (Tessa Allen) |
di Luca Ferrari
Troppe leggi in materia di violenza sono ancora sbagliate e superficiali. La cultura è distorta e ancora di chiaro stampo machista. I soli eroi che ricordiamo è la gente con il fucile mentre tutte quelle vittime spazzate via dalla brutalità sono messe al bando dalla memoria, in particolare le donne. Diciamo una volta per tutte che combattere la violenza sulle donne deve essere un impegno quotidiano di entrambi i generi e non una "crociata in rosa" che catalizzi l'attenzione per un paio di giorni dopo l'ennesimo omicidio. La violenza sulle donne scorre drammatica nelle vene di Via dall’incubo (2002, di Michael Apted).
Erin “Slim” Miller (Jennifer Lopez) è una donna come tante altre. Innamorata, si sposa con l'affascinante Mitch Hiller (Billy Campbell) salvo poi scoprire a sue spese (sberle e pugni) che il marito è tutto fuorché ciò che spacciava di essere. Scoperta infatti una relazione extra-coniugale di lui, l'uomo reagisce nel peggiore dei modi. Ha inizio così un autentico incubo per Erin fatto di sorde burocrazie e fughe insieme alla figlioletta Gracie (Tessa Allen) fino alla disperazione più totale e la convinzione che si possa solo soccombere. Chiesto aiuto al padre, Jupiter (Fred Ward), dopo un iniziale rifiuto, l'uomo la spinge verso l'unica soluzione possibile: reagire e lottare.
Siamo davvero arrivati a questo punto? I benpensanti occidentali parlano di clausura femminile nel mondo arabo dimenticandosi quanto la donna abbia patito (e stia patendo tra le mura domestiche) di cultura occidentale. E in mezzo a salotti e frotte di parole, loro subiscono ancora. Loro hanno ancora paura e sono in (troppo) poche quelle che davvero riescono a ricominciare senza il peso eccessivo delle cicatrici. Le donne sono ancora vittime di ciò che le lega(va) a uomini violenti e società superficiali che fanno ancora troppo poco per spezzare le catene della paura.
Jennifer Lopez (Shall We Dance?, Quel mostro di suocera, L'era glaciale 4) star, gossip, bla bla bla. Non è la prima volta che l'attrice di origini portoricane scende in campo (e davanti alla telecamera) per parlare di violenza contro le donne. E' lei infatti la protagonista di Bordertown (2007, di Gregory Nava), basato sul femminicidio della cittadina messicana di Ciudad Juarez. Ed è sempre lei la protagonista della recente serie televisiva Shades of Blue dove interpreta la tosta e corrotta poliziotta newyorchese Harlee Santos nel cui passato c'è la violenza subita dal proprio compagno.
Fin dalla mia prima visione di Via dall’incubo (2002, di Michael Apted), le gesta d'iniziale vittima indifesa di Erin mi lasciarono nella testa tante domande. Com’è possibile che una donna possa essere prigioniera nella sua stessa casa? Com’è possibile che si debba arrivare alla tragedia perché le istituzioni si decidano a fare qualcosa? E perché mi dovrei sorprendere di tutto questo se ci facciamo forti del vivere in società che lascia bambine prostituirsi per le strade? Iniziamo col dire chiaramente come la piaga della violenza domestica (ben rappresentata nella recente serie televisiva Big Little Lies) sia un cancro ignorato dagli effetti di atroce agonia ancora non del tutto quantificabili nel futuro.
Nel 1999 le Nazioni Unite hanno istituito il 25 novembre come Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne. Quasi vent'anni dopo questa piaga si è drammaticamente evoluta contagiando sempre di più anche la rete. Ne sa qualcosa anche la Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, vittima di violenti e vergognosi attacchi online. Come Erin, anche Laura ha deciso di reagire, spingendo ogni donna a fare lo stesso. Reagire, denunciare e combattere. Il prossimo 25 novembre la Presidente Boldrini aprirà le aule di Montecitorio per ascoltare le testimonianze di donne. Un momento di sicuro i
Via dall’incubo (2002, di Michael Apted) è un film che merita di essere sempre (ri)visto. Non è una storiellina. Non è l'auto-celebrazione di una diva Hollywoodiana. Via dall’incubo è la vicenda di una delle tantissime donne che subisce e davanti a sé vede solo silenzio e indifferenza, a cominciare dalla madre (Janet Carroll) del diretto interessato. La soluzione non può essere una e sappiamo bene quale sia. Si deve arrivare davvero a questo? Millenni di Storia ci hanno portato a non avere altre soluzioni? Se così fosse, non c'è più tempo da perdere. Bisogna agire e sul serio. Bisogna agire ora.
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