Michael Moore nel videoclip di Sleep Now in the Fire |
di Luca Ferrari
Facile ricchezza e lì fuori Wall Street, la crisi economica. Una pompa di benzina puntata alla tempia. Un panorama tragicamente familiare a milioni e milioni di cittadini. Due videoclip di più di dieci anni fa mettevano in guardia da ciò che stava già accadendo. La band era una delle più “lottatrici” del mondo della musica, i Rage Against the Machine. Dietro la telecamera c’era invece il regista e sceneggiatore Michael Moore. Le canzoni erano Testify e Sleep now in the Fire, entrambe dall’album The Battle of L.A. (2000).
La gente scende in piazza per far sentire la propria voce. La gente urla il proprio sdegno. I segnali ci sono stati ma non li abbiamo visti. Troppo impegnati a dare la caccia a un mondo che all’inizio del Terzo Millennio non aveva più un nemico. L’ostacolo era grosso. Trovare qualcosa e qualcuno che potesse giustificare l’ennesima spropositata spesa bellica. E così è stato. Hanno iniziato a controllarci. Hanno iniziato a rapirci, e tutto è diventato un posto sempre più insicuro. I fasti del crollo del Muro di Berlino sono lontani. Oggi stanno nascendo sempre più divisori. E ancor più pericolosi perché non visibili. Nella nostra mente. I muri ideologici.
Zack de la Rocha, Tom Morello, Tim Commerford e Brad Wilk suonavano fuori il Palazzo del Potere Economico mondiale di New York. Compare anche Michael Moore, che puntualmente viene arrestato. Sono passati dodici anni da allora e che cosa è cambiato? Eserciti di uomini e donne sono rimasti senza lavoro. Ma per quei papaveri tutto sigari e liquori non è cambiato nulla. Noi semplicemente aspettiamo che chi ci ha messo nei guai, ce ne tiri anche fuori. Ci hanno fregato. Loro, no. I Rage Against The Machine non si sono limitati a suonare. Alla fine della performance sono entrati. Hanno superato i posti di blocco e Wall Street quel giorno ha chiuso. Meditare gente, meditare.
I Rage Against the Machine |
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