la cantautrice romana Fiorella Mannoia |
La musica sa osare più del grande schermo, specie in Italia. I grandi artisti come Fiorella Mannoia hanno ancora il coraggio di parlare forte e chiaro.
di Luca Ferrari
Fiorella Mannoia, insignita del premio Amnesty Italia per la canzone scritta da Frankie HI-NRG, Non è un film, è un fulgido esempio dell'artista impegnato. Il cinema di grido nostrano, molto meno. Troppo legato al botteghino. Nel Bel paese come oltreoceano. E chi vuole fare film d'interesse
umanitario che toccano nervi scoperti della “perfetta società
occidentale”, anche se ti chiami George Clooney o Nicolas Cage,
la strada diventa un calvario in salita.
Produttori e case di
distribuzione si tirano indietro. In Italia si va ancora avanti con
fiction sulla mafia senza mai attaccarla per davvero, anzi. Mostrando talvolta quei galantuomini come gente pure di un certo rispetto. Quanto bisognerà aspettare perché registi nostrani di
fama internazionale puntino la telecamera sul razzismo dilagante? La
commedia ha sempre la meglio. Beh, forse non c’è molto da ridere.
E che
dire della disarmante situazione dei raccoglitori di agrumi in Puglia,
cosa già denunciata da Medici Senza Frontiere nel 2005? Dove sono i Nannni Moretti?
Persi dietro concetti esistenziali o troppo impegnati a raccontare le
gesta di qualche pagliaccio (psiconano) scambiato per ministro o qualcosa di più?
“Ho sempre appoggiato le cause promosse da Amnesty International e ricevere questo premio mi onora” ha dichiarato Fiorella, “Quando ho contattato Frankie per questo mio ultimo progetto intitolato Sud, gli ho fatto una richiesta ben precisa. Volevo che toccasse il tema dell’immigrazione. Ne parlammo e ci scambiammo le nostre idee.
Concordavamo sul fatto che stiamo vivendo un momento storico molto delicato in cui una parte del paese, non tutto per fortuna, si lascia influenzare dal terrorismo delle parole (non meno pericoloso del terrorismo delle armi) di una parte della politica che per meri fini di propaganda elettorale usa gli immigrati, non avendo altri argomenti, per diffondere l'antico germe dell'odio razziale, mettendo in pratica l'antica tattica del divide et impera, dimenticando (o meglio, facendo finta di dimenticare) che tutto il benessere dell'Occidente poggia sulle spalle di interi paesi del Sud del mondo, Africa in testa, saccheggiati da una politica predatoria della quale tutti i governi sono responsabili”.
Si osa sempre di meno. La politica è una battaglia persa. Non la Mannoia, che è un fiume in piena. “L'Europa, gli Stati Uniti e ora anche la Cina si spartiscono, oggi come ieri, le risorse di interi popoli, derubandoli indisturbati di tutte le materie prime, cibo compreso. Tutti intenti a divorare a sazietà ma pronti a lamentarsi della puzza della varia umanità che ci occorre, ci soccorre e ci sostenta. Ma di questi argomenti naturalmente la politica non parla”.
“Questo brano racconta la fuga di chi spera di salvarsi da persecuzione e sofferenza attraversando il Mediterraneo a bordo di un’imbarcazione precaria” ha sottolineato Christine Weise, presidente di Amnesty International Italia, “la vita vera di giovani cittadini africani che cercano umanità e protezione, e trovano spesso razzismo e propaganda. I 1500 morti del 2011, annegati in mare sulla via verso l’Europa, non sono un film, sono veri anche loro. E sono vere le migliaia di vittime della tratta sulle strade italiane, costrette alla prostituzione e accolte come ‘carne fresca’ da clienti che chiudono gli occhi davanti alla propria complicità nel mercato delle schiave”.
Appunto, la prostituzione. È un problema che non esiste. Invece si che esiste, perché anche quello non è un film. È la tragica vita vera.
la cantautrice romana Fiorella Mannoia |
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