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venerdì 29 maggio 2015

Tomorrowland, sognatori cercasi

Tomorrowland_Il mondo di domani - Casey Newton (Britt Robertson)
Ci sono bambini che non si arrendono mai e da grandi (forse) ispireranno i sognatori del futuro. Tomorrowland (2015), il mondo di domani.

di Luca Ferrari

Buio e disperazione da una parte. Luce e speranza dall’altra. Il futuro spaventa, certo, ma se invece la risposta (e le sorprese) fosse nella luce dell'ignoto? È difficile avere idee e seguirne le tracce quando la via più facile è quella della resa. Quale lupo allora vive dentro di voi? Vi rispondo io, anzi lascio la parola al film Tomorrowland – Il mondo del domani (2015): Quello che nutri!

Un’improbabile squadra formata dalla giovane speranzosa Casey Newton (Britt Robertson), il disilluso Frank Walker (George Clooney) e una bambina alquanto speciale, Athena (Raffey Cassidy), attraversa il tempo destinazione il futuro. O forse una realtà parallela. Un qualcosa che potrebbe essere o è già stato. La loro missione? Dare a se stessi in primis un’idea per ricominciare, e poi continuare la ricerca di quei valorosi e inaffondabili sognatori capaci di mutare il corso del mondo.

A dirigere la pellicola prodotta e distribuita dalla Walt Disney Pictures, un uomo che coi sogni e la fantasia ci sa fare. Il suo nome è Brad Bird, regista dei Pixariani Gli Incredibili (2004) e Ratatouille (2007). Il suo tocco “fantastico” si fa sentire. Dalle gote rosse di naturale simpatia di Frank per la bella Athena, alla lotta contro se stesso del maschietto ormai cresciuto al momento di abbandonare la propria navicella di tristezza e puntare diritto verso una nuova fase della propria vita (e del mondo).

All'Esposizione Mondiale del '64 il piccolo Frank (Thomas Robinson) conosce Athena. È un bambino desideroso di scoprire e inventare. C'è magia tra i due. Una magia siglata da una preziosa spilletta che lei gli consegna. Ma chi è Frank? Solo un bambino il cui padre non lo riteneva in grado di realizzare i propri sogni. Lui però reagì, e grazie anche alla sua musa ispiratrice, iniziò un’epica avventura che puntuale produrrà sorrisi e amarezze, perché nessuna vita, neanche la più incredibile che si possa immaginare, può fare a meno di fango e rassegnazione.

È allora, nei non più mirabolanti anni Sessanta ma nel terzo millennio senza più grandi ideali, che nella vita di Frank viene recapitata (è quasi il caso di dirlo) la combattiva Casey, sebbene del tutto ignara di ciò che stia accadendo. Ma non ha importanza. Lo scoprirà. Lei è lì per un motivo. È una combattente. È una sognatrice. Pur d'impedire che il padre perda il lavoro di ingegnere spaziale, ogni sera riesce a manomettere un sistema della morente NASA e così rinviare la distruzione della base di decollo di Cape Canaveral.

Al giorno d’oggi la maggioranza di quel mondo che potrebbe cambiare il corso della Storia non agisce. Usando le parole del saggio prof. Stephen Malley (Robert Redford) di Leoni per agnelli (2007), sfruttano la vostra apatia. E questi approfittatori altri non sono chi ci ha convinto che il mondo non ha più speranza, e dunque tanto vale lasciarli continuare. E invece no, non è così. Non può essere così. Casey la pensa così. Frank la pensava così. Athena, beh, lei è tornata (…) per convincere il suo amichetto ormai barbuto a riprendere contatto con i propri sogni e soprattutto la volontà, andando a dirgliene quattro direttamente all'ambiguo David Nix (un Hugh Laurie lontano anni luce da reminiscenze Dottor-Housiane).

E ora tocca al sottoscritto. Esco dai ranghi del mero racconto-recensione perché  Tomorrowland – il mondo del domani (2015, di Brad Bird) ti conduce per mano a confrontarti con quello che eri, sei e sarai. Chi sono io nella storia? Io sono uno di quelli che si arrende. L’ho sempre fatto e sono sempre stato di pessimo umore per questo. Allo stesso tempo però ho sempre creduto nei sogni. E quindi, quale lupo sto sfamando in questo momento? Non saprei dire le volte che mi sono sentito un predestinato, uno di quei folli che credono di avere un destino prima che una vita eppure alla fine ho sempre finito per accentare (in apparenza) il contrario.

Posso solo dirvi che da tempo “sognavo” di vedere un film speciale al cinema e poi andare a sedermi in un localino di mio gusto e lì scrivere la recensione. Subito. A caldissimo. Con l'animo ancora infiammato dalla visione. È finalmente accaduto. Eppure tutto sembrava far presagire il contrario. Sovrastato da stanchezza e pensieri, a poche ore dalla presunta visione di Tomorrowland – Il mondo di domani, avevo già deciso di andarci un altro giorno. Poi, una serie di “coincidenze” e la decisione di andare. 

E forse non è un caso che mentre mi avviavo a realizzare qualcosa di così piccolo (ma per me così importante), per la prima volta qualcuno ha notato sul mio laptop un adesivo di una piccola (e magica) cittadina del Nordovest americano, celebre per aver fornito a Steven Spielberg la scenografia naturale per un’epica avventura di ragazzini di cui tra pochi giorni ricorre il trentennale. Un uomo che veniva esattamente da lì, Astoria (Oregon). E per voi questo non è un segno?

E ora mi sento quasi a disagio per quello che avevo pensato prima di cominciare questa avventura. Forse perfino a me spaventa realizzare ciò che vorrei vedere ogni giorno nella mia vita. No, non pensate che da adesso ogni mattina per prima cosa lascerò il mio sguardo vagare nel cosmo pieno di ottimismo (anche se prendere certe sane abitudini male non fa, ndr). Giorno dopo giorno è certo ci resterò sempre più male ogni volta che uno sforzo della mia vita non produrrà ciò che desidero.

Intanto però sono qui, a divorare qualcosa di sfizioso con il pc portatile aperto a scrivere di Tomorrowland – Il mondo di domani. E magari nella mia forsennata ricerca di realizzare i miei sogni più folli, ispirerò qualcuno perché trasformi in realtà i propri.

Guarda il trailer di Tomorrowland - Il mondo di domani

Tomorrowland_Il mondo di domani - la scaltra Athena (Raffey Cassidy)
Tomorrowland_Il mondo di domani - il piccolo Frank Walker (Thomas Robinson)
E dopo il film, subito a scrivere la recensione magiucchiando un Dakota Burger
all'Old Wild West di Venezia, "spulciando" anche Best Movie © Luca Ferrari
Tomorrowland_Il mondo di domani - David Nix (Hugh Laurie) e Frank Walker (George Clooney)

mercoledì 27 maggio 2015

Anteprime 28 maggio, sound e furia

Fury (di David Ayer)
La guerra furiosa di Brad Pitt. Il ritorno delle Barden Bellas. La Louisiana dimenticata, l'ultimo live del Faber. Scopri i nuovi film in uscita giovedì 28 maggio.

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

Film bellici sul mondo della guerra non ne escono tanti. Di questo però la stampa estera ne ha parlato in modo a dir poco entusiasta. C'è da fidarsi? Speriamo di si. La carrellata di anteprime di quest'ultima settimana di maggio parte proprio da qui, da Fury (2014, in uscita però, attenzione, martedì 2 giugno), di David Ayer, già sceneggiatore di U-571, il primo Fast & Furious e Training Day, film che valse a Denzel Washington la seconda statuetta agli Academy.

Niente strade e poliziotti corrotti questa volta, ma l'inferno della II Guerra Mondiale con protagonista Brad Pitt nei panni eroici di Don 'Wardaddy' Collier. Un ruolo che solo in parte potrà ricordare il celeberrimo bastardo (Tarantiniano e senza gloria) Aldo l'Apache. Al suo fianco, Shia LaBeouf (Wall Street – il denaro non muore mai, La regola del silenzio) e Michael Peña (World Trade Center, Leoni per agnelli, Tower Heist).

Di tutt'altro clima è invece Pitch Perfect 2, con il ritorno sul palco delle Barden Bellas  capitanate come sempre dall'ormai lanciatissima Anna Kendrick (Twilight, Tra le nuvole, Into the Woods). Una sfida nella sfida per la scatenata armada al femminile. Dietro la telecamera per la prima volta in un lungometraggio, e qui in veste anche di attrice, la “HungerGamesiana” Elizabeth Banks.

Due i film italiani in uscita. Il primo, Louisiana – The Other Side (di Roberto Minervini) ha fatto molto parlare di sé per la qualità alla 68°edizione del festival di Cannes, quasi più dell'osannato terzetto tricolore Garrone (Il racconto dei racconti) – Moretti (Mia madre) – Sorrentino (Youth - La giovinezza), usciti tutti a mani vuote. L'altro è Pitza e datteri (di Fariborz Kamkari), ambientato interamente a Venezia, con Giuseppe Battiston.

Torna anche l'ex-star del wrestling The Rock-Dwayne Johnson con San Andreas, ennesimo film catastrofico dove un padre si mette alla ricerca della figlia nel corso di un terremoto in California. In pratica una versione di The Day After Tomorrow (2004, di Roland Emmerich) contestualizzata sulla mera faglia di S. Andrea per l'appunto. A interpretare la figlia Blake, Alexandra Daddario, a Venezia lo scorso festival nella commedia horror Burying the Ex (di Joe Dante).

Promette di sorprendere infine Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet (di P.J. Jeunet) con Helena Bonham Carter. Escono questa settimana anche The Tribe (di Myroslav Slaboshpytskiy), Hybris (di Giuseppe Francesco Maione), Il fascino indiscreto dell'amore (di Stefan Liberski). Chiusura dedicata all'immortale cantautore genovese Fabrizio De André, il cui ultimo live Faber in Sardegna sarà proposto nelle sole giornate di mercoledì 27 e giovedì 28 maggio.

Andate al cinema, e buona visione!

Pitch Perfect 2 (di Elizabeth Banks)
Pitza e datteri (di Fariborz Kamkari)
I poster dei film in uscita, by Cineluk - il cinema come nolo avete mai letto

lunedì 25 maggio 2015

L'inutile Mad Max: Fury Road (2015)

Mad Max: Fury Road - Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne)
Un film più inutile di Mad Max: Fury Road (2015, di George Miller) è difficile da trovare. Emblema di un'industria senza più idee e capace solo di clonare se stessa.

by Luca Ferrari

Cosa c'è di più triste per un regista di successo (George Miller) di ridursi a girare di nuovo lo stesso film con il quale ci si consacrò più di 35 anni fa? Forse niente. Per chi ne capisce un minimo della settima arte, Mad Max: Fury Road (2015) rappresenta quanto di peggio l'industria cinematografica stia passando al convento al grido di: rifare e rifare ancora finché i polli continueranno ad abboccare... e il botteghino vomiterà dollari sonanti.

Verso la fine degli anni Settanta quando si andava al cinema una volta al mese, l'australiano George Miller sbucò dal nulla e nel giro di un quinquennio diede alla luce una trilogia che fece epoca:  Interceptor (Mad Max, 1979), Interceptor – Il guerriero della strada (Mad Max 2: The Road Warrior, 1981) e Mad Max - Oltre la sfera del tuono (Mad Max: Beyond Thunderdome, 1983). Tre film che hanno lasciato il segno, dando anche lo spunto (fra i tanti) al celebre manga giapponese Ken il guerriero. Film che se avessero adottato la linea del presente, non sarebbero mai usciti.

Anno 2015, Mad Max: Fury Road. Il mondo è allo sbando. Chi ha la benzina detta le regole, ancor di più se nasconde acqua e le poche coltivazioni rimaste al più tipico dei popoli-pecora. Qualcuno però si è stufato e dopo essere stato rapito dalla milizia di Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne), è pronta a fare la sua (coraggiosa) scelta. Lei è l'Imperatrice Furiosa (Charlize Theron). Una donna che ha saputo mettere da parte il proprio odio aspettando l'occasione giusta per mollare il despota e far ritorno a casa.

Sfruttando la sua eminente posizione e a bordo della potente blindocisterna, invece della solita missione distruttiva, punta decisa altrove e forte di un accordo con una banda di motociclisti (una frana per bloccare i suoi inseguitori in cambio di carburante), prosegue spedita. Sulla sua strada però, e per fortuna, trova Max Rockatansky (Tom Hardy, il Demidov dell'oscuro Il bambino numero 44), prelibato donatore coatto di sangue per i Figli della Guerra di Immortan Joe, al guinzaglio di Nux (Nicholas Hoult).

A bordo del mezzo da guerra l'Imperatrice Furiosa non è sola. Nascoste ci sono anche le cinque mogli del despota: Angharad la splendida (Rosie Huntington-Whiteley), Capable (Riley Keough) Dag (Abbey Lee), Cheedo la fragile (Courtney Eaton) e Toast la sapiente (Zoë Kravitz, vista nel recente Good Kill di Andrew Niccol, film presentato al 71° Festival di Venezia).

Il primo impatto dello spettatore con le suddette è al limite del ridicolo. Senza nemmeno guardarsi le spalle e semi-svestite, sembrano più idonee a una passerella di Dolce & Gabbana che non a una pericolosa fuga da un mondo che brucia, giocando poi con la pompa dell'acqua come se dovessero cominciare una faticosa giornata di pulizia auto in abiti succinti e magliette bagnate.

Compreso il suo intento, Immortan Joe si butta all'inseguimento, supportato anche dalle bande alleate-rivali dei Mangiauomini di Gas Town e del Fattore di Bullet Farm. Per questi non è che l'ennesima dimostrazione di imporre il proprio potere, per lei, le mogli e Max stesso, una svolta votata alla vita. Tutti decisi a reagire. La domanda cruciale è: riusciranno nella loro impresa-sogno?

Ormai ho perso il conto. Li stanno rifacendo tutti. Cult degli anni Ottanta e non solo. Dimenticandosi quanto un film sia molto legato all'epoca in cui viene girato, Hollywood e dintorni giocano solo col sicuro. Ed è eccoli come usciti da una fabbrica i remake di Total Recall, Robocop e perfino de I 10 comandamenti, quest'ultimo trasformato (penosamente) da Ridley Scott in Exodus: Dei e Re (Christian Bale, ma perché hai accettato?). Film insignificanti che non dicono e non possono avere nulla da dire.

Presentato in pompa magna nella sez. Fuori Concorso della 68° edizione del Festival di Cannes, se si escludono gli effetti speciali (neanche chissà che) e la costosa versione 3D per ipnotizzare meglio il pubblico (qualcuno mi spieghi perché negli USA il film è vietato ai minori di 17 anni, ndr), il resto di Mad Max: Fury Road è più desertico dello scenario terrestre in cui è ambientata la vicenda. Giusto qualche didascalia iniziale ed ecco il mondo allo sbando nell'era post atomica.

Ma se negli anni '80 la propaganda della Guerra Fredda faceva temere un imminente conflitto nucleare tra gli allora colossi USA e URSS con annesse tragiche conseguenze, adesso di quella realtà v'è più traccia. Adesso la paura ha lasciato posto all'isterismo. Nel terzo millennio la gente ha paura degli attentati e del proprio vicino di casa, specie se di credo diverso dal proprio. La gente ha paura di non arrivare a fine mese, non certo di una guerra atomica

Dietro la follia di questi pazzoidi tinti di bianco (e malati) c'è come sempre un burattinaio calcolatore. Uno che nasconde la verità. Immortan Joe, un ridicolo incrocio tra la Tina Turner di Mad Max – Oltre la sfera del tuono e Skeletor, il giocattolo della Mattel made in Eighties. Immortan Joe, un sovrano spacciato per immortale, cosa che puzza mostruosamente di Serse 300esco. Voilà, l'inutile e penoso remake Mad Max: Fury Road è servito. 

Il trailer di Mad Max: Fury Road


Mad Max: Fury Road - Nux (Nicholas Hoult) e Max Rockatansky (Tom Hardy)
Mad Max: Fury Road - Nux (Nicholas Hoult) e l'Imperatrice Furiosa (Charlize Theron)
Mad Max: Fury Road - le cinque mogli di Immortan Joe: Angharad (Rosie Huntington-Whiteley), Capable (Riley Keough) Dag (Abbey Lee), Cheedo (Courtney Eaton) e Toast (Zoë Kravitz)
Mad Max: Fury Road (2015, di George Miller)

sabato 23 maggio 2015

La Venezia autentica del VideoConcorso Pasinetti

L’oro della laguna (di Irene Sollazzo)
Corti e micrometraggi raccontano la Venezia vera, attiva e vissuta. Su il sipario sulla 12° edizione del VideoConcorso Francesco Pasinetti (26-28 maggio).

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

La vita veneziana di tutti i giorni ripresa tra/nei suoi luoghi più comuni, le tradizioni e la sua cruciale salvaguardia. “Venezia: luci ed ombre di oggi e di ieri”. È questo il tema della 12° edizione del VideoConcorso Francesco Pasinetti (26-28 maggio), il festival del cortometraggio e micrometraggio dedicato alla memoria dell'omonimo grande regista, sceneggiatore e critico veneziano.

“Il videoconcorso Pasinetti rappresenta un'ottima occasione per fare cultura in modo diverso” ha sottolineato Erminio Viero, presidente Municipalità di Venezia, “Non sono necessari grandi investimenti ma le buone idee e progetti originali. Troppo spesso il nostro centro storico viene utilizzato come mero contenitore di manifestazioni. Quando invece le cose partono dal basso e vengono fatte con attenzione, i risultati sono di grande valore”:

Organizzata dall’Associazione “Amici del Pasinetti” in collaborazione con Circuito Cinema Venezia Mestre, la nuova edizione del Festival prevede un programma ricco di proposte e iniziative che culmineranno con la cerimonia di premiazione giovedì 28 maggio (h. 10,30) nell’Aula Magna del Liceo Artistico Statale Michelangelo Guggenheim, durante la quale sarà anche presentata l'opera (fuori concorso) L’oro della laguna, della regista-sceneggiatrice Irene Sollazzo.

Nella giornata inaugurale di martedì 26 maggio è di scena “La notte lunga del corto”, a cura dell'associazione Cerchidonda, una maratona notturna (h. 16-24) dedicata ai cortometraggi che si svolgerà presso il Teatro ai Frari. I lavori selezionati sono in gara nelle sezioni Booktrailer (premio offerto dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Venezia) e Corti in corsa (premio in collaborazione col TGS Eurogroup). 

La prima sezione è una delle novità di quest’anno ed è dedicata alla creazione di un video spot di un libro, italiano o straniero, sulla città di Venezia, o a un volume scelto autonomamente dalle scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Venezia. “Gli studenti sono stati liberi di proporre un libro attraverso le immagini” ha spiegato Marina Nostran, rappresentante Ufficio Scolastico Provinciale, “Rispetto all’anno scorso sono aumentate le partecipazioni: 17 video da parte delle scuole superiori e 15 dalle scuole medie. È molto importante che ci siano insegnanti che promuovano la lettura, fenomeno questo sempre più in calo”.

“Il mezzo cinematografico-video esprime al meglio il disagio giovanile” ha poi aggiunto in sede di presentazione Marco Paladini, co-fondatore dell'associazione Cerchidonda, “quando si parla dei giovani a Venezia si fa riferimento in particolare agli universitari e molto meno ai liceali. Bisogna lavorare con loro. Vogliamo mostrare che i giovani hanno a cuore la città”.

I video di “Corti in corsa” (premio Su e Zo per i Ponti) invece, documentano con freschezza una Venezia particolare. Quella vista dai partecipanti alla maratona “Su e zo per i Ponti”. Saranno inoltre proiettati video musicali in collaborazione con l’Hard Rock Cafè e video sul tema “Salviamo le barene” in collaborazione con l’Istituzione Parco della Laguna. Dalle 19 in poi, è prevista una selezione di opere dedicate alla video arte, (premio “Maurizio Cosua"). Dalle 20 infine si parte con la proiezioni dei lavori in concorso.

La presentazione delle opere in gara proseguirà il giorno successivo, mercoledì 27 a partire dalle h. 17 presso la Casa del Cinema a San Stae. Sempre nella medesima giornata sarà presentato anche il corto fuori concorso Un mestiere tra le calli: gli arrotini di Carlos Ruzzene. Infine, come già anticipato, giovedì 28 maggio, spazio alla cerimonia di premiazione del Videoconcorso Pasinetti, dove oltre ai premi, per i vincitori verrà anche riservata una vetrina speciale in occasione della 72° edizione della Mostra del Cinema di Venezia (2-12 settembre).

VideoConcorso Francesco Pasinetti (Venezia, 26-28 maggio)

giovedì 21 maggio 2015

Youth, la giovinezza è verità

Youth La giovinezza - Mick Boyle (Harvey Keitel)
Due amici guardano ai rispettivi passato, presente e futuro tra figli e sconosciuti. La vera giovinezza (Youth, di Paolo Sorrentino) è più della mera beltà.

by Luca Ferrari

Il logorio dell'età. L'incessante ricerca-realtà di un mondo nuovo da tramandare. La vita non è mai stata solo gioventù. L'uomo si confronta con l'essere umano. Qualche tenera bugia, ammissioni e nuove sfide a cui presto o tardi dover prestare orecchio e reazione. Se è vero che nessuno al mondo si sente all'altezza, tanto vale non preoccuparsi e cominciare a fare ciò che si vuole. A cominciare proprio da La giovinezza (Youth, di Paolo Sorrentino).

Iniziamo col dire che col crescendo di Youth – La giovinezza mi sentivo sempre più agitato. Proseguiamo con lo scrivere che appena uscito dalla sala ho avuto bisogno di una fragorosa camminata per placarmi (o qualcosa del genere) curiosamente scandita da tre emblematiche canzoni dei Pearl Jam in questa sequenza: Why Go (ribellione), Jeremy (morte), Alive (rinascita) e ciò ovviamente mi ha ancora più alterato le emozioni. Eppure arrivato sotto casa sentivo che anche il percorso della pellicola dentro di me si era finalmente concluso.

Mai stato un sostenitore del precedente La grande bellezza, eccomi finalmente al cospetto della nuova opera di Sorrentino, nel frattempo acclamato e fischiato a Cannes. Opera pretenziosa o un effettivo viaggio cinematografico? La sala dell'anteprima è gremita. Mi piacerebbe un po' più di silenzio ma questo è anche il bello del cinema. Ritrovo anche una vecchia compagna d'impegno umanitario uscita dalla proiezione precedente. Prologo ideale per ciò che sta per passarmi davanti.

Alpi svizzere. In un elegante albergo termale si ritrovano due amici di vecchia data dal presente opposto. C'è il direttore d'orchestra Fred Ballinger (Michael Caine), pensionato al limite dell'apatia come gli ripete sempre la figlia-assistente Leda (Rachel Weisz), e c'è il regista Mick Boyle (Harvey Keitel), in dirittura d'arrivo con il suo ultimo film ed entusiasta come non mai per avere come protagonista la star che parecchi anni fa lanciò, Brenda (Jane Fonda).

Così, se Fred si dimostra irremovibile nel rifiutarsi di suonare per la Regina e diventare Baronetto, Mick insieme ai suoi giovani sceneggiatori è un concentrato di adenaliniche emozioni. Ballinger per certi versi è quasi rassegnato a una vita senza più stimoli. Boyle è in costante ricerca. “Io invento storie e per poterlo fare devo credere a qualsiasi cosa” dice il cinematografo al musicista.

A metà strada tra le due posizioni c'è poi lui, l'attore Jimmi Tree (Paul Dano). Reso famoso dall'interpretazione di un robot, è alla ricerca di una costante neo-credibilità personale e un nuovo ruolo che lo faccia vedere al grande pubblico in qualche modo diverso. Ogni sera, tra una sigaretta e qualche introspezione, se la passa con i due più anziani colleghi artisti. Cercando la propria via d'uscita.

Presentato al 68° Festival di Cannes, Youth – La giovinezza ha diviso critica e pubblico. Da chi inneggia a Palma d'oro certa e chi lo ha scaricato senza mezzi termini. Emblema di questo contenzioso, la frase “Nelle belle amicizie ci si racconta solo le cose belle”. È davvero così? Si può definire vera un'amicizia che rinuncia alla qualità più importante nel rapporto tra due persone e cioè l'onestà?

Un'onestà che troppo spesso viene a mancare, in particolar modo con noi stessi. E quando quella tanto rimpianta gioventù del corpo è ormai sfiorita, si ritorna lì. A quelle scelte portate avanti sull'onda del silenzio di comodo che col tempo diventano commiato. Ma ehi, Io sono vivo e adesso posso rispondere che si, merito proprio di esserlo anche se non dirò sempre cose belle (ma sempre vere) alle persone speciali accanto a me, cinema incluso.

Il trailer di Youth - La giovinezza

Youth La giovinezza - Fred Ballinger (Michael Caine)
Youth La giovinezza - (da sx) Miss Universo (Mădălina Diana Ghenea),
Mick (Harvey Keitel) e Fred (Michael Caine)
Youth La giovinezza - (da sx), Jimmy (Paul Dano), Mick (Harvey Keitel) e Fred (Michael Caine)

mercoledì 20 maggio 2015

Giacomo Leopardi, Il giovane favoloso

Il giovane favoloso - Giacomo Leopardi (Elio Germano)
Il giovane favoloso (2014), il poeta depresso per eccellenza Giacomo Leopardi, sbarca sul grande schermo interpretato da uno straordinario Elio Germano.

by Luca Ferrari

Nel paese votato all’allegria per dna, chiunque affronti tematiche di un certo spessore sprofondando nella melma della depressione e malinconia, viene presto etichettato. Al giorno d’oggi il poeta Giacomo Leopardi con molta probabilità sarebbe stato tacciato di “portare sfiga”, non prendendo neanche in considerazione il valore e la profondità dei propri componimenti. A ben guardare però, anche secoli addietro non era così diverso. La parola allora a Il giovane favoloso (2014, di Mario Martone) film presentato a Venezia 71 e candidato a 14 David di Donatello.

Come un giovane contemporaneo, Giacomo Leopardi (Elio Germano) compone. È uno studioso ma per sua stessa ammissione sente una forza creatrice che non si può contrastare, si può solo assecondare. Due le fasi storiche della vita del giovane poeta. L’età tardo-adolescenziale vissuta in casa dell’amato ma iperprotettivo padre Monaldo (Massimo Popolizio) e la conoscenza del letterato Pietro Giordani (Valerio Binasco) talmente sorpreso del talento di Giacomo da recarsi fino a Recanati per fare la sua conoscenza, suscitando però il poco entusiasmo paterno che vede in lui un pericoloso ispiratore di idee ribelli.

Nella seconda parte della pellicola invece, Leopardi viaggia per l’Italia con l’amico Antonio Ranieri (Michele Riondino), prima a Firenze, poi Roma, quindi a Napoli. Il quadro che ne emerge è di un giovane pieno di passioni ma troppo timido per conquistare le dame dell’epoca (sarà anche preso in giro in un bordello partenopeo), a differenza dell’amico latin lover. Tra i suoi amori mancati, l'umile Teresa Fattorini (Gloria Ghergo) a cui dedicherà più in là nel tempo la celebre poesia A Silvia.

Nell’immaginario collettivo Leopardi è un emarginato dal mondo, realtà questa ribaltata dal regista Mario Martone che lo racconta goloso di gelato e per nulla avvezzo a rifiutare le ruspanti tavolate di sconosciuti. Ma le cicatrici che il poeta si porta dietro sono pesanti. Un fisico gracile lo condiziona e ne provoca l’inevitabile risentimento per non aver una vita normale, votandola così allo studio.

Come gli adolescenti di tutte le epoche, Giacomo arriva a meditare e organizzare la sua fuga ma una volta salito in carrozza scopre desolato che il cocchiere è il temuto padre. Ne nasce una sorta di processo insieme allo zio al quale Leopardi reagisce con rabbia, rimandando dentro di sé a un altro periodo un allontanamento che diventerà poi perenne.

Un Leopardi dunque uguale ai tanti giovani. Martone ne ha fatto un personaggio contemporaneo che, è probabile, i tanti liceali delle scuole italiane inizieranno a guardare in modo differente, non vendendolo più come un gobbo pessimista ma come una persona più complessa e sofferente. Un giovane che se fosse nato qualche secolo più tardi è probabile avrebbe imbracciato una chitarra e condensato la propria poetica in lyrics più immediate e altrettanto desolanti e introspettive. Come lo stesso regista d'altronde ha sottolineato.

Il trailer de Il giovane favoloso

Il giovane favoloso - Giacomo Leopardi (Elio Germano)
Il giovane favoloso - Fanny Targioni Tozzetti (Anna Mouglalis)
Il giovane favoloso - Leopardi (Elio Germano) gioca con Antonio Ranieri (Michele Riondino)
Il giovane favoloso - Giacomo Leopardi (Elio Germano)

martedì 19 maggio 2015

Mario Monicelli, un regista grande grande

Il regista Mario Monicelli alla Mostra del Cinema © Federico Roiter
Una rassegna di 16 proiezioni (19-24 maggio) per celebrare la nascita del regista Mario Monicelli (1915-2010), firmato Cineteca Nazionale con amore e passione.

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

95 anni di vita intensamente vissuta, 75 dei quali trascorsi a fare cinema, grande cinema. Il suo nome è Mario Monicelli (1915-2010). Dal primo I ragazzi della via Paal (1935) all'ultimo Le rose del deserto (2006), lì nel mezzo indimenticabili perle tanto di cinema impegnato come La grande guerra al capolavoro della commedia all'italiana in quel mix soave di malinconia e risate dei due capitoli di Amici miei.

E nel nome di quel grande cineasta qual è, la Cineteca Nazionale di Roma ha organizzato un omaggio al maestro. Un ricco cartellone con 16 appuntamenti in programma da martedì 19 a domenica 24 maggio. Tre appuntamenti quotidiani a partire dal pomeriggio fino a venerdì, quindi due ciascuno il sabato e la domenica. Un'esperienza totale dentro l'arte cinematografica di Mario Monicelli:
                           
19.05.15 (h. 17 - 19 - 21)
  • Totò cerca casa (1949, 90' - con Totò e Alda Mangini)
  • Guardie e ladri (1951, 106' - con Totò e Aldo Fabrizi)
  • Risate di gioia (1960, 106' - con Totò e Anna Magnani)
20.05.15 (h. 17 - 19 - 21)
  • È arrivato il cavaliere! (1950, 92' - con Tino Scotti e Silvana Pampanini)
  • Un eroe dei nostri tempi (1955, 89' - con Alberto Sordi e Franca Valeri)
  • I soliti ignoti (1958, 100' - con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò e Claudia Cardinale)
21.05.15 (h. 17 - 19 - 21,15)
  • Facciamo paradiso (1995, 108' - con Margherita Buy e Philippe Noiret)
  • L'armata Brancaleone (1966, 119' - con Vittorio Gassman e Gian Maria Volonté)
  • Il marchese del grillo (1981, 132' - con Alberto Sordi)
22.05.15 (h. 17 - 19 - 21)
  • Parenti serpenti (1992, 106' - con Marina Confalone e Alessandro Haber)
  • La ragazza con la pistola (1968, 99' - con Moniva Vitti)
  • Un borghese piccolo piccolo (1977, 121' - con Alberto Sordi)
23.05.15 (h. 16,30 - 18,45)
  • Viaggio con Anita (1979, 119' - con Goldie Hawn e Giancarlo Giannini)
  • Speriamo che sia femmina (1986, 119' - con Liv Ullmann, Catherine Deneuve e Philippe Noiret)
24.05.15 (h. 16,30 - 21,30)
  • La grande guerra (1959, 138' - con Vittorio Gassman e Alberto Sordi)
  • Le rose del deserto (2006, 104' - con Silvio Orlando, Michele Placido e Giorgio Pasotti) 
Il talento di Monicelli non è certo passato inosservato, in patria come all'estero. Quattro i premi conquistati alla Mostra del Cinema di Venezia: nel 935 1º premio sezione passo ridotto con I ragazzi della via Paal, nel 1959 il Leone d'oro al miglior film per La grande guerra, nel 1985 il Premio Pietro Bianchi e infine nel 1991 il Leone d'oro alla carriera. Successo anche sul fronte dei Nastri d'argento: cinque in totale, quattro dei quali vinti in dieci anni tra il 1977 e il 1986.

Otto i David di Donatello invece: quattro per il Miglior regista, due per il Miglior film (Un borghese piccolo piccolo, Speriamo che sia femmina), uno per la Miglior sceneggiatura (sempre Speriamo che sia femmina) e infine nel 2005 il David speciale. Per tre volte invece si è portato a casa l'Orso d'argento al Festival di Berlino come Miglior regista rispettivamente per Padri e figli nel 1957, Caro Michele nel 1976 e Il marchese del Grillo nel 1982. infine, nonostante le sei nomination all'Oscar come Miglior film straniero, non vi fu mai la gioia di sollevare una di quelle statuette.

Inviato alla Mostra del Cinema di Venezia per differenti testate (il reporter, Granviale.it, La Vetrina di Venezia, cineluk stesso e in ultima il prestigioso settimanale internazionale L'Italo-Americano), mi capitò in più di un'occasione di incrociare sul mio cammino Mario Monicelli. Sguardo fiero. Poco avvezzo alle chiacchiere. Giusto in tempo per prendere qualche appunto e poi ricominciare a leggere la sua imperitura memoria di celluloide.

Amici miei - Atto II, di Mario Monicelli

La grande guerra (1959, di Mario Monicelli)
Romanzo popolare (1974, di Mario Monicelli)
L'armata Brancaleone (1966, di Mario Monicelli)
Il regista Mario Monicelli alla Mostra del Cinema © Federico Roiter
Venezia, l'ex-sindaco Massimo Cacciari e il regista Mario Monicelli © Federico Roiter

lunedì 18 maggio 2015

Anteprime 21 maggio, il mondo di Youthland

 Youth – La giovinezza (2015, di Paolo Sorrentino)
C'è molta attesa giovedì 21 maggio per le uscite di Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino e Tomorrowland – Il mondo di domani con George Clooney.

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

Michael Caine e Harvey Keitel duettano tra memoria, gli ultimi progetti da compiere (o no) del futuro e l'inevitabile valanga di poetici pensieri che due uomini sulla soglia degli ottant'anni possono condividere nel rilassante scenario di un hotel alpino. Se al cast poi ci aggiungete anche Rachel Weisz e Jane Fonda, ecco che Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino, in concorso alla 68° edizione del Festival di Cannes, farà molto di più che semplicemente emozionare.

Giovedì 21 maggio è una data importante. È il giorno del secondo lungometraggio non animato di Brad Bird, regista dei premi Oscar Ratatouille (2007) e Gli Incredibili (2004), nel cui passato vi è anche il toccante Il gigante di ferro (1999). A distanza di quattro anni da Mission Impossibile – Protocollo fantasma (2011) è arrivato il momento del fantastico Tomorrowland – Il mondo di domani, con la giovane Casey (Britt Robertson) alle prese con un mondo ideale visto e da ritrovare. Nel cast anche George Clooney e Hugh “Doc House” Laurie.

Sempre in questa prossima settimana cinematografica, se l'action-thriller Survivor (2015, di James McTeigue) vede Milla Jovovich impegnata a evitare un sanguinario attacco terroristico nella Grande Mela, ancor più terribile è The Lazarus Effect (2015, di David Gelb) dove Olivia Wilde se la dovrà vedere con morti resuscitati non da forze soprannaturali ma dalla sua brillante volontà (e di qualche collega ricercatore).

Dopo aver diviso i giudizi con il pompato American Hustle – L'apparenza inganna (2013) e aver al contrario conquistato critica e pubblico con The Fighter (2010) prima e Il lato positivo (2012), ecco tornare in scena il regista David O. Russell con una divertente commedia sugli imprevisti d'amore: Accidental Love. In seguito a un anomalo incidente Alice (Jessica Biel) viene piantata dal fidanzato prima del matrimonio. È allora che farà la conoscenza dell'inesperto giovane parlamentare Howard (Jake Gyllenhaal).

Andate al cinema, e buona visione!

Survivor (2015, di James McTeigue)
Accidental Love (2015, di David O. Russell)
le locandine di Survivor, Youth - La giovinezza e Tomorrowland - Il mondo di domani

venerdì 15 maggio 2015

Il bambino numero 44 è già in paradiso

Il bambino numero 44 - Raisa (Noomi Rapace) e Leo Demidov (Tom Hardy)
In paradiso nessuno uccide nessuno. Liberamente ispirato alla vicenda del mostro di Rostov, viaggio nell’URSS Stalinista de Il bambino numero 44.

di Luca Ferrari

In paradiso non ci possono essere omicidi se no che paradiso sarebbe? E se proprio dovesse accadere qualcosa poco in linea con quanto decantato dal comandante in capo Josif Stalin, ci sarà un'insindacabile nuova verità cui obbedire nel nome della sicurezza nazionale. Polizia segreta, una catena di efferati omicidi e purghe. In questo temibile substrato dove anche il collega più stretto può diventare il tuo diretto accusatore, si muove l'oscurità senza ritorno di Child 44 - Il bambino numero 44 (2014, di Daniel Espinosa).

La rivoluzione stalinista ha ucciso milioni di persone. Chi non si è ritrovato davanti al plotone di esecuzione, è morto di fame (praticando anche il cannibalismo) creando così un’intera generazione di orfani. Tra di essi c’è anche il piccolo Leo Demidov, adottato dall’esercito mentre vaga da solo nei boschi dell’Ucraina e in seguito divenuto eroe nazionale della II Guerra Mondiale. È lui (Tom Hardy) infatti a issare la fiera bandiera rossa con falce e martello sul più alto palazzo della Berlino appena liberata.

Mosca, 1953. Demidov è un rispettato agente della polizia segreta con licenza di investigare e scovare. È sposato con Raisa (Noomi Rapace). Ogni giorno sulla sua scrivania arrivano nuovi indiziati colpevoli di attentare il Grande Sistema Socialista. Anche una lettura sbagliata può far scattare le manette e quando uno viene arrestato, è colpevole.

Adesso però c’è un problema (per Leo). Quasi schernendolo, il Maggiore Kuzmin (Vincent Cassel) gli dice che di questa persona sanno poco o niente: il soggetto in questione è l'amata Raisa. Le possibilità sono due: o la denuncia con probabile torture per la donna e infine uccisione, o la negazione delle sue colpe con conseguente degradazione e immediato trasferimento punitivo.

In un regime che non ammette mele marce, Leo compie la scelta meno indicata. Qualcosa intanto ha scosso brutalmente il collega e suo compagno d’armi Alexei (Fares Fares). Il figlio è stato trovato morto. A dispetto però di evidenti percosse (anche molto violente), la versione ufficiale specifica di incidente ferroviario. Già mal digerito per il suo ficcare il naso, Demidov viene esiliato all’estremità dell’impero, sotto gli ordini (lui) del generale Nesterov (Gary Oldman) mentre Raisa da insegnante passa al rango d’inserviente. Anche lì però vengono rinvenuti bambini brutalmente seviziati e uccisi.

Leo e Raisa abbandonano la metropoli per raggiungere un posto poco ameno. Con la sola eccezione dell'appartamento (che non hanno più), il resto è quasi uguale. Diffidenza e brutalità. Arresti indiscriminati al prima atto di accusa e processi sommari. Lui intanto, il misterioso macellaio di Rostov, Vladimir Malevich (Paddy Considine), continua a viaggiare e uccidere. Considerando anche il figlio dell’amico di Leo, siamo già a quota 44.

Come se la nuova vita non fosse già abbastanza difficile, a renderla ancor più dolorosa ci pensa lo spietato Vasili Nikitin (Joel Kinnaman), tanto vanitoso e frustrato carrierista quanto spietato esecutore degli ordini in perfetto Stalin-style. Uccide chiunque senza nemmeno bisogno di arrivare in caserma. È palesemente invidioso di Leo, del suo carisma e dell'amore di Raisa. Un uomo che punta solo ed esclusivamente a infierire, arrivando anche a gesti estremi senza il benché minimo rimorso.

Il bambino numero 44 è un film eccessivamente lungo (137’), quasi più attento alle maglie del Sistema Sovietico, ben rappresentato dai vagoni deportanti (lo Stalinismo ha fatto più del doppio dei morti del nazismo, ndr) che non al dramma dei bambini uccisi. Il Bane Nolaniano Hardy regge bene il ruolo di massiccio protagonista diviso tra dovere e lealtà verso la moglie. Sceglie la via più difficile. Sceglie la via più dura. Metafora perfetta dell'esistenza-sopravvivenza dentro il regime, la lotta nel fango tra Leo e Vasili.

Ma cosa succederà se mai riuscirà ad alzarsi? Potrà anche catturare il serial killer, la sua vita però non potrà mai più di tanto cambiare.

Il trailer de Il bambino numero 44

Il bambino numero 44 - Vasili Nikitin (Joel Kinnaman)
Il bambino numero 44 - Leo Demidov (Tom Hardy) e il generale Nesterov (Gary Oldman)
Il bambino numero 44 - Leo Demidov (Tom Hardy) e Raisa (Noomi Rapace)

mercoledì 13 maggio 2015

I nuovi effetti speciali di Makinarium

Dalla fabbrica di Makinarium, una creatura pipistrello © Makinarium
Dall’esperienza de Il racconto dei racconti di Matteo Garrone ai prossimi Ben Hur e Zoolander 2, il nuovo volto degli effetti speciali italiani si chiama Makinarium.

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

“Gli effetti speciali hanno lo scopo di portare il più possibile il film in un territorio di verosimiglianza, di credibilità fisica ed emotiva” dice Matteo Garrone, riguardo il lavoro della factory italiana Makinarium, che si è occupata direttamente del suo ultimo film Il racconto dei racconti, “Il lavoro sugli effetti visivi è caratterizzato da un percorso di creazione di tipo prettamente artigianale. Si è cercato di ricostruire fisicamente le creature fantastiche (come il drago e la pulce gigante) presenti nella sceneggiatura e lasciare all’intervento digitale solo i ritocchi. Un tipo di lavorazione che permette agli attori sul set di recitare a stretto contatto con le creature fantastiche e di calarsi appieno nel ruolo durante le riprese”.

Il cinema non è solo regia e interpretazioni. Milena Canoneri e Dante Ferretti hanno scritto epiche pagine della settima arte. Tre premi Oscar per lo sceneggiatore abruzzese, quattro per la costumista torinese, ultimo dei quali ottenuto alla serata degli Academy 2015 con Grand Budapest Hotel (di Wes Anderson). Oggi, a rappresentare il Bel paese sullo scenario nazionale e internazionale c'è un nuovo soggetto sempre più affermato: Makinarium, in missione per stupire con effetti speciali.

Seguendo il grandioso sentiero tracciato da Carlo Rambaldi, tre premi Oscar per gli effetti speciali (tra cui quello più magico e indimenticabile per E.T. L'extraterrestre, di Steven Spielberg), è nato il centro creativo e produttivo Makinarium, specializzato nello sviluppo di effetti speciali integrati fisici e visivi e capace di realizzare creature realistiche direttamente sul set del film.

Un saggio del lavoro di questa giovane factory lo si potrà notare a partire da giovedì 14 maggio, quando sbarcherà sul grande schermo Il racconto dei racconti, il nuovo film di Matteo Garrone. Nei mesi a venire invece, si potrà ammirare il loro operato sul remake del kolossal Ben Hur e Zoolander 2 con Ben Stiller e Owen Wilson.

Una factory innovativa e tutta italiana capace di accogliere per la prima volta sotto lo stesso tetto i migliori talenti creativi e le più importanti realtà specializzate in SFX/VFX, attivi dentro e fuori il Bel paese, riunendo così sotto un unico brand le migliori maestranze nostrane e in parte europee provenienti da diversi settori che finora hanno quasi sempre lavorato in maniera dissociata: percezione visiva, post-produzione digitale, animazione 2D e 3D, animatronics, effetti meccanici, special make up e iperrealismo.

“Non è solo la tecnologia a rendere speciale Makinarium ma anche e soprattutto il metodo di lavoro” ha sottolineato uno dei soci fondatori, Leonardo Cruciano, “Abbiamo messo insieme artisti grafici e digitali, tecnici e ingegneri elettronici, meccanici dell’animatronica, special make up artist, VFX compositor, 3D artist, scultori, artisti e pittori che nello stesso luogo hanno avuto modo di scambiarsi idee, competenze ed esperienze.

Il nostro sistema dà loro una struttura, li guida tutti verso il raggiungimento degli stessi obiettivi. Nella storia degli effetti speciali ogni qualvolta si è provato a tenere una cabina di regia creativa eterogenea di SFX e VFX con una visione più integrata degli effetti, sono nati capolavori come Jurassic Park, Il Signore degli Anelli o Il Labirinto del Fauno. La sfida di Makinarium è proprio quella di personalizzare questo tipo di approccio in Italia, seguendo una visione della realtà concreta e al contempo pittorica”.

Oggi è cominciata la 68° edizione del Festival di Cannes (13-24 maggio). Mentre la già citata opera Garroniana se la vedrà con i connazionali Mia madre (di Nanni Moretti), Youth - La giovinezza (di Paolo Sorrentino) e le altre pellicole in concorso, sulla Croisette farà il suo debutto anche Malinarium con il cortometraggio Varicella di Fulvio Risuleo (coprodotto assieme a Revok) in concorso nella sezione “Semaine de la Critique”, e con il proprio stand (Palais 01-26.03) nel quale sarà allestita una mostra temporanea dove saranno esposte creature ed effetti speciali realizzati sino a oggi.

“I risultati che stiamo ottenendo sono eccellenti e competitivi anche fuori dai nostri confini” ha sottolineato Angelo Poggi, business manager della società “Oltre a lavorare su produzioni terze, ne stiamo sviluppando in proprio, film e serie tv. Un aspetto questo che andremo a intensificare sempre di più. Siamo convinti che anche il nostro paese possa realizzare produzioni di genere fantastico di livello internazionale e il fantasy di Garrone ne è l’esempio concreto”.

Dalla fabbrica di Makinarium, un drago morto © Makinarium
Dalla fabbrica di Makinarium, un drago marino © Makinarium

lunedì 11 maggio 2015

Anteprime 14 maggio, il racconto dei cinema

Mad Max: Fury Road (2015, di George Miller)
Scopri le anteprime di Mad Max con Charlize Theron e Tom Hardy, Calvario, il cine-manga giapponese e Il racconto dei racconti (di Matteo Garrone).

di Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

Eighties rule. Gli anni Ottanta sono più vivi che mai, per qualità o più che altro per opportunità. A finire nell'abnorme tritacarne della macchina remake questa volta è toccato alla trilogia che lanciò Mel Gibson a cominciare dal primo Interceptor (1979). Protagonisti di questa “nuova” pellicola, Mad Max: Fury Road (2015, di George Miller), la premio Oscar Charlize Theron e Tom “Bane” Hardy, oggi sul grande schermo anche nel drammatico Child 44.

Odissea apocalittica zeppa di effetti speciali che trent'anni fa neanche si poteva immaginare, e insomma si. Un film da grande schermo confezionato per averne già altri due a disposizione negli anni a venire (ormai l'andazzo è quello dell'1+ 2 o 3). Attori di grosso calibro per portare le nuove generazioni al cinema e allo stesso tempo farli accompagnare o attirare anche da soli chi in quell'epoca era un adolescente.

Cinema e letteratura nel Bel paese. Se con Il giovane favoloso il regista Mario Martone ha dato venature “KurtCobainiane” al poeta Giacomo Leopardi, il collega Matteo Garrone (L'imbalsamatore, Gomorra) presenta al pubblico del terzo millennio lo scrittore campano Giambattista Basile (1566-1632), trasponendo tre fiabe dell'opera Il racconto dei racconti con protagonisti Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones e tra gli altri, cameo di Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini e John C. Reilly.

Meno fantasy (decisamente) e più dramma nel Calvario (2014, di John Michael McDonagh). Al centro della storia il sacerdote Padre James (Brendan Gleeson), impegnato in un nuovo e difficile contesto parrocchiano. Infine, ma sarebbe meglio dire all'inizio, nelle sole giornate di martedì 12 e mercoledì 13 maggio sbarca sul grande schermo l'animazione manga (di Hajime Isayama) di L'attacco dei giganti - il film Parte 1 - L'arco e la freccia cremisi (2014, di Tetsuro Araki).

Andate al cinema, e buona visione!

Il racconto dei racconti (2015, di Matteo Garrone)
Calvario (2014, di John Michael McDonagh)
L’attacco dei giganti – il film Parte 1 – L’arco e la freccia cremisi (2014, di Tetsuro Araki)