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venerdì 4 gennaio 2019

Paola Cortellesi, la "mignotta" viene tutto l'anno

L'attrice Paola Cortellesi parla della donna sul palco dei David di Donatello
La violenza sulle donne comincia dalle parole. Ma si, dai. Cosa vuoi che sia. Il problema semmai sarebbe se a codeste seguissero pensieri e azioni. La "parola" allora, a Paola Cortellesi.

di Luca Ferrari

"Buonasera, questa sera ho un piccolo elenco di parole preziose. E' impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato, se declinati al femminile, assumono improvvisamente un altro senso. Cambiano radicalmente. Diventano un luogo comune. Un luogo comune un po' equivoco. Che poi, a guardar bene, è sempre lo stesso. Ovvero, un lieve ammiccamento alla prostituzione". Iniziava così il monologo di Paola Cortellesi al galà dei David di Donatello. Un discorso intelligente che fa cultura. Un tipo di cultura sempre più morente. La cultura del rispetto della persona, della donna in questo caso. Ed è da qui che voglio iniziare il 2019 di cineluk - il cinema come non lo avete mai letto.

Il primo articolo del 2019 non è una recensione né un fatto di cronaca recente. Perché allora? Ve lo spiego subito. Lo avevo promesso a un'amica e così ho fatto. Mi era sfuggito questo discorso dell'attrice romana. E' stata la condivisione del video di questa mia amica su Facebook che mi ha permesso di scoprirlo e dunque di poterlo poi raccontare e analizzare. Fare dei social network un loco di violenza, insulti gratuiti e discriminazione, non è un obbligo imposto da Mark Zuckerberg ma una scelta personale. Per iniziare il mio 2019 cinematografico dunque, ho scelto le parole di Paola Cortellesi (Nessuno mi può giudicare, Un boss in salotto, Gli ultimi saranno gli ultimi).

"Vi faccio un esempio" comincia la talentuosa attrice dal palco dei DD2018 dove era in corsa come Miglior Attrice in Come un gatto in tangenziale, premio poi vinto dalla collega Jasmine Trinca con Fortunata, e in sala in questi giorni con La Befana vien di notte (2018, di Michele Soavi), "Un cortigiano maschile. Un cortigiano: un uomo che vive a corte. Una cortigiana... una mignotta. Un massaggiatore, un terapista. Una massaggiatrice... una mignotta. Un uomo disponibile, un uomo gentile e premuroso. Una donna disponibile... una mignotta. Un uomo con un passato è un uomo che ha avuto una vita, in qualche caso non particolarmente onesta ma che vale la pena di raccontare. Una donna con un passato... Una mignotta!".

Va avanti così Paola, tra il serio e l'ironico, riportando ciò che tutti conosciamo ma che sembra andarci bene. Tanto, sono solo parole. "Certo, se le parole fossero la traduzione di pensieri, allora sarebbe grave. Un incubo" ammonisce la Cortellesi, "Un bambino maschio all'asilo potrebbe maturare l'idea che le bambine siano meno importanti di lui. Da ragazzo crescere nell'equivoco che siano in qualche modo di sua proprietà, e poi da adulto ... è solo un'ipotesi, eh?! Ma se fosse così, potrebbe pensare che sia giusto che sul lavoro le sue colleghe vengano pagate di meno.

E a quel punto non gli sembrerebbe grave neppure offenderle, deriderle, toccarle, palpeggiarle. Come si fa con la frutta matura o per controllare le mucche da latte. Se fosse così, potrebbe anche diventare pericoloso, eh? Una donna adulta, o anche giovanissima, potrebbe essere aggredita, picchiata, sfregiata dal'uomo che la ama. Uno che la ama talmente tanto da pensare che lei e anche la sua vita sono roba sua e quindi può farne quello che vuole. Ma sono solo parole, eh?". Il monologo prosegue. Paola Cortellesi viene raggiunta sul palco dalle colleghe Jasmine Trinca, Isabella RagoneseClaudia Gerini, Giovanna Mezzogiorno, Serena Rossi e Sonia Bergamasco che chiudono con un laconico e collettivo: se l'è cercata! 

La donna in Italia nel 2018 è ancora (parecchio) discriminata. Non ce ne accorgiamo (non lo vogliamo, ndr) perché in caso contrario andrebbero riscritti troppi libri di storia. Bel paese ma non solo. Basterebbe dare un occhio al drammatico documentario Femme de la rue (2012) della giovane cineasta belga Sonia Peeters per rendersi conto di quanto la situazione sia grave. A parole c'è l'appoggio di molti, nei fatti molto meno. Tutti in prima fila ad attaccare il mostro Harvey Weinstein e aderire sui social al movimento #MeToo, eppure così bravi a girarci dall'altra parte quando accade nella vita quotidiana a chi ci sta accanto.

Pensare poi che un programma dove si raccontato storie di donne picchiate e uccise, si chiami Amore criminale, ha dell'incredibile. Ma questo è il mondo, anzi. Questa è l'Italia. Ancora comodamente succube del retaggio cattolico dove queste... mignotte... sono streghe senz'anima e ogni qual volta si arrivi alla violenza, beh dai, diciamolo, un po' se la sono cercata! La donna in Italia ha ancora paura di denunciare e sia ben chiaro, non lo dice cineluk, lo dicono le associazioni che seguono da tempo immemore questi casi. In Italia la maggioranza delle donne che subisce violenza non denuncia.

Una donna ancora oggi, nella sedicente Italia occidentale dei diritti, non si sente sicura nel denunciare chi l'aggredisce. Voce della mamma nella versione animata de Il piccolo principe (2015, di Mark Osborne)Paola Cortellesi ci mostra come anche nel semplice parlare quotidiano ci sia un trattamento differente tra uomo e donna. Un trattamento che etichetta le donne come PUTTANE. Quelle stesse che nessuno ha il coraggio di aiutare lasciandole in mano ai maschietti della porta accanto.

Inutile pensare di cambiare l'Italia se ancora oggi siamo a questo punto. Basterebbe leggere certi commenti sul monologo dell'attrice per comprendere il livello retrogrado e misogino che sguazza imperterrito e volgare. E no, non sono in pochi. Esattamente come la violenza negli stadi, se va avanti da decenni (millenni nel caso delle donne), significa che non sono proprio in pochi. Non lo sono mai stati. Forse non saranno la maggioranza assoluta, ma sono un grossa porzione che vota e dunque decide chi governa una nazione. Persone per cui va bene che le donne abbiano un trattamento differente. Una moltitudine che va bene etichettare le donne come mignotte, anche solo per farsi una risatina.

Ma non c'è da preoccuparsi, vero Paola? Sono solo parole, no? Se fossero pensieri seguiti da azioni, allora si che ci dovremmo preoccupare e ancora peggio, dovremmo agire. Tutti lo dovremmo fare. Non solo le donne, ma donne e uomini insieme.  Buon 2019 a tutti!

Il monologo di Paola Cortellesi
Facebook è anche conoscenza e cultura, ma dipende da noi © Luca Ferrari

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