Nel processo alle Juntas, per la prima volta nella storia la giustizia civile condannò una dittatura militare. Presentato a Venezia79, Argentina 1985 è ora disponibile su Prime Video.
Le forze armate hanno preso il potere con la forza deponendo il legittimo Governo Peron. Per l'Argentina ha inizio il più tragico degli incubi: la dittatura. Un'epoca atroce fatta di omicidi efferati, sparizioni forzate (desaparecidos)e torture. Tutto questo autorizzato e voluto dall'autorità costituente. A metà anni '80, quando gli equilibri erano cambiati, il mondo civile portò alla sbarra quei macellai. Presentato in concorso alla 79° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Argentina 1985 (di Santiago Mitre, 2022) racconta il processo "più importante dopo Norimberga". Argentina 1985 è ora disponibile su Prime Video.
L'Argentina è in fermento. L'Argentina post-dittatura è pronta a riprendere in mano le redini della propria società democratica. Prima però, bisogna affrontare i demoni peggiori, guardando in faccia gli artefici dell'orrore e soprattutto, condannarli. Viene così affidato al navigato pubblico ministero Julio César Strassera (Ricardo Darin) un incarico senza precedenti: processare per crimini contro lo Stato (e l'umanità) la giunta militare guidata dall'ex-presidente Videla e gli altri generali. In questa difficile battaglia non certo priva di rischi, viene affiancato dal giovane collega Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani) e altri acerbi ma volenterosi avvocati, desiderosi di iniziare a scrivere un nuovo capitolo per il loro Paese.
I militari hanno perso il potere ma non hanno certo intenzione di farsi processare senza difendersi e chi è abituato a usare la forza, non conosce che un solo linguaggio, l'intimidazione. Per Strassera e la sua famiglia, così come per tutto il suo staff, ha inizio un periodo di stress inaudito tra costanti minacce di morte. Il tempo per allestire l'accusa è poco ma tutti insieme "Borsellinamente", riescono nell'impresa portando a deporre centinaia di testimoni che racconteranno storie atroci di sparizioni forzate e torture inaudite, come una donna costretta addiittura a partorire legata e bendata. Forse è davvero troppo e la giustizia civile deve cambiare il corso della storia argentina. Per sempre!
"Nonostante le leggi d'impunità promulgate negli anni a seguire, il desiderio di memoria, verità e giustizia non si è mai fermato. Dalla riapertura dei processi sono state condannate più di 1000 persone per crimini contro l'umanità. I processi ancora in corso sono centinaia". Con questa frase Argentina 1985 si congeda. Nel momento stesso in cui la leggevo, ho pensato all'Italia, e a come tutto questo non sia mai successo. Agli inizi degli anni '20 una dittatura prese il potere, torturando e uccidendo chiunque non fosse su quella linea. Di mezzo ci fu una guerra mondiale e tutto quell'orrore fu ammassato e nascosto in uno dei tanti e spaziosi armadi del Bel paese. Dove sono i processi ai gerarchi fascisti? Dove sono i processi pubblici a quegli aguzzini che tornarono alla vita senza nemmeno un giorno di galera?
Dal grande schermo al mondo del pallone, un'ulteriore riflessione. In questi giorni in Qatar, si stanno svolgendo i Mondiali di calcio e ogni qual volta si parli di Argentina, viene subito rinvangata la partita della nazionale Albiceleste contro l'Inghilterra (Messico, 1986). Una partita in cui Diego Armando Maradona prima bleffò in modo scandaloso segnando di mano e poi siglò il raddoppio con un'incredibile azione personale. La vittoria argentina venne enfatizzata come una sorta di rivalsa della nazione sudamericana verso il governo di Sua Maestà per la guerra (persa) delle Falklands (1982), trascurando il fatto che il conflitto fu iniziato dagli stessi generali argentini e che la conseguente disfatta militare, contribuì in modo determinante a far crollare il consenso del regime militare che aveva preso il potere con un colpo di stato nel 1976.
Il calcio, e lo sport in generale, possono cambiare la politica? No, non è quello il loro ruolo ma nel caso specifico dell'Argentina, oltre ai gol e le vittorie, bisognerebbe anche ricordare qualcosa d'altro e un po' più spesso. Per esempio nel 1978, mentre il capitano dell'Argentina riceveva da Videla la coppa del mondo vinta in casa, in quello che verrà poi soprannominato il Mondiale della Vergogna, in altri stadi si torturava senza pietà. E se è vero che lo sport non può e non deve sostituire ciò che le opposizioni dovrebbero fare, è altrettanto vero che c'è anche chi ebbe il coraggio di vincere, pur sapendo cosa sarebbe accaduto se lo avesse fatto. Tutto ciò accadeva realmente (e tragicamente) nel 1942, nella cosiddetta "partita della morte", da cui John Huston si ispirò per il suo cult Fuga per la vittoria (1981). Una sfida quella, del tutto diversa dalla farsa andata in scenaparecchi anni dopo in Cecenia (2011), con in campo il presidente-dittatore Kadyrov insieme a grandi nomi (mercenari) del calcio mondiale, Maradona incluso.
Rapiniamo il duce - Pietro (Pietro Castellitto) e Gianna (Matilda De Angelis)
Ma che ci fanno questi neo-Romeo (Pietro Castellitto) e Giulietta (Matilda De Angelis) a "rompere le scatole" ai fascisti? Ma siamo in una succursale di Freaks Out o è un altro film? Perfino il cecchino partigiano assomiglia all'omologo. Minestrone mal amalgamato, Rapiniamo il Duce (2022, di Renato de Maria), da qualcuno addirittura definito una sorta di versione italiana del Tarantiniano Bastardi senza gloria, al contrario (e non a caso) nemmeno segnalato nei "contenuti simili" dalla stessa Netflix, dove la pellicola è disponibile online.
Le Mans 66, la Grande Sfida - il pilota Ken Miles (Christian Bale)
Potrai anche non salire sul gradino più alto del podio nella gara più importante della vita (come accadeva a Saetta McQueen, ndr), ma sarai comunque tu il vincitore. E se il poi il tuo più acerrimo rivale ti dovesse (finalmente) riconoscere talento e rispetto, nascerà qualcosa di ancor più speciale dentro di te, anche se non tutti lo potranno capire. Questa èla dolceamara storia di Ken Miles (Christian Bale), pilota della Ford, opposto all'invincibile Ferrari. Spalleggiato dal fraterno progettista Carroll Shelby (Matt Damon), Miles correrà come mai nessuno prima. Ad attenderlo, tifando sempre e comunque per lui, sua moglie e suo figlio.
Se amate il mondo dei motori o lo avete cine-scoperto grazie a Rush (2013, di Ron Howard), mettevi comodi. Su Disney Plus sfreccia Le Mans '66 - La grande sfida (2019 di James Mangold).
Creature non morte, affamate-materialiste senza pace. Noi, sottomessi a un immutabile destino astrale e costretti a soccombere. Tutto qui? Non basta l'ennesimo stralunato-ironico Bill Murray a sovvertire la profonda delusione di The Dead Don't Die - I morti non muoiono (2019 di Jim Jarmush). Adam Driver è un Paterson Garmushano con la divisa della polizia. Tilda Swinton è l'ennesima maschera di se stessa. Sì, il mondo è una merda e lo sappiamo tutti però qualcosa di più si potrebbe fare per salvarlo che non lasciarsi andare a un laconico blues i provincia fatto di rassegnati martiri moderni.
Finirà male? No, è già iniziato male. Cos'altro ci si poteva aspettare?
Lady Diana (Kristen Stewart) - Spencer (2021, di Pablo Larain)
Nevrotico. Ossessivo. Più che un film, uno spaccato di vita (nel senso che spacca). Una canzone distorta al festival delle balere. Un tenero sorriso nei bunker della tradizione. Lady D, una punk dal cuore tenero alla corte d'Inghilterra. Spencer (2021, di Pablo Larrain), film presentato in Concorso alla 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia con Kristen Stewart nelle vesti di un'inquieta e insofferente Lady Diana.
Spencer è anche disponibile online su Prime Video.
Inizia bene, poi col passare delle (troppe) puntate e delle stagioni (6), scivola in una inesorabile melma Hartaxiana fino a diventare correttamente insopportabile come la sitcom Friends. La serie This is Us farà certamente la fortuna di un pubblico ordinato che non vuole conoscere il perché di molte cicatrici. Il sentimento si mimetizza nell'egoismo. I punti di riferimento sono lì e non possono essere toccati. Solo loro conoscono la verità. Solo loro hanno sempre ragione. Che noia che barba, che barba che noia.
"Ripensa a me, non dimenticarlo mai. Ricordami dovunque tu sarai" Coco (2017, di Lee Unkrich). Tenero. Sinceramente commovente. Una favola come solo la Pixar Animation Studiosa(peva) fare. Da guardare e riguardare quando ci si sente inconsolati orfani di chi non c'è più, che sia il 2 novembre, el dia de los Muertos o qualsiasi giorno dell'anno.
Coinvolto nelle faide del Cobra Kai, Mike Barnes (Sean Kanan) ha perso tutto per colpa di Terry Silver (Thomas Ian Griffith) e adesso gliela farà pagare. Subito!
Alzati! grida un indiavolato Mike Barnes a Terry Silver, subito dopo aver steso il primo sansai scagliatogli contro dallo spietato miliardario-magante del karate. Un tempo Mike era conosciuto come il cattivo ragazzo della disciplina (Karate Kid 3 - La sfida finale, 1989). Un'atleta feroce che fece di tutto per sconfiggere Daniel LaRusso (Ralph Macchio). Quell'ostilità è finita, e ora è lì anche lui per difendere l'amico, insieme a Chozen (Yuji Okumoto) e Johnny Lawrence (William Zabka), decisi a tagliare la testa al serpente, scrivendo la parola FINE alla spirale distruttiva del Cobra Kai.
Cobra Kai è stata una scommessa vinta, inimmaginabile per certi versi. Realizzare cinque stagioni partendo da una trilogia degli anni Ottanta, sembrava un'operazione nostalgia ma la storia ha proseguito su altri binari. Il mondo adulto e adolescenziale dialoga e si scontra, ognuno con il suo linguaggio. La volontà è di andare oltre, superare le spire del passato e costruire un nuovo futuro. Emblema di tutto questo Johnny Lawrence, schiacciato dal passato, ma ora finalmente pronto a voltare pagina definitivamente. E quando è lì, nella casa di Silver coperto di sangue contro quattro nemici, a un passo dalla fine e gli cade la foto dell'ecografia del figlio, eccolo risorgere e fare piazza pulita.
In questa serie i cosiddetti "cattivi" che tormentarono il giovane Daniel, prima o poi si schierano dalla sua parte. Johnny, Chozen (memorabile la scena nella 3° stagione in cui gli fa credere di volerlo distruggere) e appunto Mike Barnes, oggi un tranquillo venditore ed esperto di mobili antichi. Il vecchio che non cambia mai invece, sono John Kreese (Martin Kove) e Silver, ossia i fondatori del dojo Cobra Kai. A differenza del più moderato LaRusso, il trio Chozen-Lawrence-Barnes è più diretto, e ormai hanno capito che con certa gente le parole e le strategie non servono più. Bisogna affrontare di petto il nemico e non lasciarlo andare finché non sia davvero finita.
Per questioni di lavoro vedo ogni giorno il mondo che si indigna sproloquiando sui social media come se a qualcuno importasse qualcosa della loro opinione. Come un secchio infinito, il web raccoglie il vomito di chi sente il bisogno di urlare qualcosa, di fatto non cambiando assolutamente nulla. Ciò che è peggio, quando qualcuno decide di agire, sembra di tornare indietro negli anni '60 o ancora prima, ai tempi di Don Camillo e Peppone. Il mondo contemporaneo è più spietato che mai e senza una strategia precisa e aggiornata al terzo millennio, i Terry Silver continueranno a vincere distruggendo le vite delle persone senza mai pagare le conseguenze.
Che cosa si fa dinnanzi a un simile scenario? Se lo chiede anche arrabbiato-quasi piangente Mike, pesando a ciò che la vita ha riservato a lui e a sua moglie, dopo il passaggio del ciclone mortale Silver. "Io non aspetto. Dobbiamo rompere il culo a quel bastardo col codino, stasera!". Gli fa subito eco Lawrence, "è arrivata l'ora della vendetta". La neo-squadra si mette in marcia, e non saranno i soli a muoversi. Alle volte non si può solo difendersi, bisogna anche attaccare e lo diceva anche il maestro Miyagi (Pat Morita). Forza, rabbia e tecnologia unite, così può davvero cambiare tutto... e non me ne frega un cazzo per cosa combattono! Per il Cobra Kai e i suoi adepti, è arrivata la resa dei conti.
Thor Love and Thunder - Jane (Natalie Portman) e Thor (Chris Hemsworth)
Ironico, romantico e sofferente. Thor Love and Thunder (2022, di Taika Waititi) è il film ideale per rilassarsi al cinema, da soli, in famiglia o con gli amici. Strepitosa la colonna sonora rock!
Natalie Portman (Dott.ssa Jane Foster): semplicemente divina in tutto. Dolcezza, dolore e bellezza. Russell Crowe (Zeus): un gigione lussurioso e vendicativo. Christian Bale (Gorr): una maschera di rancore, odio e tragica sofferenza. Tessa Thompson (Valchiria): un'amica fidata e sempre pronta al sacrifico. Taika Waititi (Korg): quel bro ripetuto costante, ti fa venire voglia di andarci subito a bere una birra ... o dell'idromele! Chris Hemsworth (Thor): un intrepido romanticone mai sazio di autoironia.
L'estate è arrivata e Thor Love and Thunder (2022, di Taika Waititi), c'è da scommetterci, ne sarà il mattatore. Abbandonate le atmosfere oscure di Dark Word (2013), delle battaglie "Avengersiane" contro Thanos e in parte anche di Thor - Ragnarock (2017, sempre di Waititi), in questo quarto capitolo dedicato al dio norreno, sale in cattedra il colore. Thor non è più solo probo e audace. Sentimenti più leggeri s'impossessano del suo essere, anche quando la minaccia è più spaventevole e mortale che mai. A dispetto di una certa leggerezza del film, il dolore è un sentimento che accomuna tutti i principali protagonisti: Thor, Jane, Valchiria e Gorr stesso.
Thor Love and Thunder, a tutto rock! Anzi, a tutto Guns 'n' Roses, Welcome to the Jougle, Sweet Child o' Mine, Paradise City....solo per cominciare! La battaglia finale a suon di November Rain poi, con chiaro riferimento al videoclip della band, è a dir poco strepitosa e per veri intenditori! Ma i riferimenti non finiscono qui. Dal figlio di Heimdall, che si vuole far chiamare Axl come il cantante della suddetta band, a un altro ragazzino in gita che indossa una t-shirt con la copertina dell'album "Use Your Illusion I". Era da un po' che non ascoltavo i GNR ma questo film mi ha fatto tornare una voglia atavica.
La musica è protagonista, ma non solo. Ci sono altri quattro personaggi che si prendono la scena, a cominciare due (assurde) capre giganti che belano in modo sguaiato e fracassone. A salire in cattedra poi, ci pensano l'ascia Stormbreaker, nuova fedele compagna di Thor, e il martello Mjolnir, passato in mano a Jane, che il possente eroe vorrebbe indietro ma di cui non sembra più degno. Situazione questa molto poco gradita dall'ascia stessa, che non disdegna gelosia. Sì, avete letto proprio bene!
Mi sono davvero rilassato a vedere Thor Love and Thunder al cinema e se potessi.. andrei subito a vivere a New Asgard. Chi si unisce a me?
Pam & Tommy - Tommy Lee (Sebastian Stan) e Pamela Anderson (Lily James)
Storia di una donna e di un uomo la cui vita privata fu rubata e svenduta. Diretta da Craig Gillespie, su Disney Plus la miniserie televisiva Pam & Tommy (2022).
Una donna e un uomo derubati della loro intimità, Pam & Tommy è questo. Tutto il resto sono orpelli. Pamela Anderson (Lily James) è una donna, un'attrice. Tommy Lee (Sebastian Stan) è un uomo, un musicista. Entrambi vivono sotto i riflettori, ma tra le mura domestiche e sotto le lenzuola, sono solo Pamela e Tommy. Dalle copertine di gossip alle camerette di centinaia di migliaia di masturbatori, senza aver dato alcun assenso. La loro vita svenduta senza il minimo (iniziale) rimorso.
"Forse io sono una brutta persona, ma lei cosa c'entra?" chiede un arrabbiato e per nulla intimorito, Tommy Lee al carpentiere Rand Gauthier (Seth Rogen)? Proprio lui, che arrabbiato col batterista rock per non essere stato ingiustamente pagato, si vendicò rubandogli la cassaforte, e una volta scoperto il videotape con scene bollenti tra marito e moglie, lo rese pubblico con l'aiuto dell'amico-produttore porno Uncle Miltie (Nick Offerman) e il malavitoso Butchie (Andrew Dice Clay).
8 gli episodi in tutto, usciti su Disney Plus ogni mercoledì a partire da 2 febbraio 2022. Negli anni Novanta Pamela Anderson era una stella in ascesa nel piccolo schermo, star della fortunata serie Baywatch. Le luci della ribalta per i Motley Crue invece, si stavano affievolendo, soppiantati dal cosiddetto sound di Seattle. La band però era sempre sul filo del rasoio per gli eccessi, e le loro vite non passavano inosservate. Pam e Tommy si conobbero a una festa e nel giro di pochi giorni si sposarono. Erano felici e innamorati.
Andati a vivere insieme, arrivò lo screzio tra datore di lavoro e operaio. Deciso a reagire ai torti della vita, reagì nel peggiore dei modi: rubando e facendo del male, anche a chi non c'entrava nulla. Pamela Anderson non ha sfondato nel mondo del cinema. Colpa di questa videocassetta? La serie mostra chiaramente reazioni diverse: se la donna viene etichettata nel peggiore dei modi (avvilente la scena in cui un avvocato la voglia far apparire), l'uomo al contrario ricevettr complimenti per la "performance", senza poi dimenticare che Lee non era certo un puritano.
Puntata dopo puntata, la coppia prende coscienza di ciò che è accaduto e di quanto ormai il videotape stesse circolando ovunque. Tommy non le manda certo a dire, ma non può nulla contro il passaparola e ancor di più contro Internet, ultima frontiera della distribuzione della sua vita sessuale. Una scena su tutti, Pamela incinta, si scaglia arrabbiata ed esausta contro un fotografo incapace di quel senso deontologico che un professionista dovrebbe avere. Pamela Anderson e Tommy Lee erano e sono due persone come chiunque altre. Si amavano e vollero immortalare su pellicola la loro relazione, come tante coppie hanno fatto. Ma a loro è andata, purtroppo, così.
L'ora più buia - Un infuriato Winston Churchill (Gary Oldman)
Ci sono momenti (bui) in cui la diplomazia non serve a nulla. Ci sono dei momenti in cui si può solo attaccare. Per fortuna del mondo libero, Winston Churchill lo capì.
"Quando impareremo la lezione? Non si può ragionare con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca!?!" gridava un esausto Winston Churchill (Gary Oldman), Primo Ministro del Regno Unito, al Visconte Halifax (Stephen Dillane), che proponeva di scendere a patti coi nazisti. Passato e presente si mescolano nelle analisi, dentro e fuori il grande schermo. L'ora più buia (2017, di Joe Wright) racconta i drammatici giorni di un'Europa prigioniera di uno spietato dittatore, ma che con una mossa a dir poco audace e un uomo deciso più che mai, riuscì a mutare.
Sarà che ho appena assistito alla cerimonia dei 75. Golden Globes e una nuova edizione dei premi Oscar sta per arrivare, mi è tornato in mente il mitico discorso di Gary Oldma, con saluto alla mamma suggerendole di prendere il bollitore, quando ritirò l'Academy come Miglior attore per la sontuosa interpretazione in L'ora più buia, e che voglia di rivedere quel film! In quella epica pellicola interpretò Winston Churchill, un un momento cruciale della storia del mondo intero, quando si ritrovò da solo (e all'angolo) nell'affrontare Hitler e la sua letale avanzata, fino a quel momento giudicata invincibile.
Gary Oldman è Winston Churcill. Perché mi torna in mente proprio ora? Chissà, forse sono stufo e impotente di vedere la gente morire mentre le Cancellerie occidentali (e non solo), pensano solo ai propri interessi, così com'è sempre stato. Ecco, senza voler entrare in complessi ragionamenti geopolitici che non ho le competenze per fare, mi sono tornare in mente quelle parole di Winston: "Quando impareremo la lezione? Non si può ragionare con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca!". Parole che pronunziò quando la strada era tutta in salita, e un accordo forse sarebbe stato conveniente per il Regno Unito... forse!
Chissà in quanti oggigiorno avrebbero condannato l'intervento britannico contro Adolf Hitler. Dopo l'attacco russo in Ucraina, ogni giorno sempre più massiccio, in molti hanno cominciato a parlare di Terza Guerra Mondiale. Allora la soluzione è attaccare la Russia? Quando sarò eletto Primo Ministro o per lo meno Ministro degli Esteri, vi risponderò, però è indubbio che la lezione Churchilliana punti verso un decisionismo autentico che in Europa manca da troppo tempo, specie con chi sa alzare la voce. Vladimir Putin lo ha capito bene. Le sue élite potranno anche venire danneggiate dall'invasione, ma intanto l'Ucraina è stata invasa, e migliaia di civili continuano a morire.
E c'è ancora chi vuole sedersi a un tavolo con una tigre. Una tigre con i canini già sporchi di sangue...
Dalla finzione alla più tragica realtà. Dalla serie tv norvegese Okkupert (Occupied), dove la Russia invade la Norvegia, all'aggressione reale e contemporanea dell'Ucraina.
Tre stagioni, di cui solo 2 visibili su Netflix Italia, di angoscia pura dove la nazione scandinava, viene lentamente fagocitata dall'ingombrante vicino che mal tollera la svolta energetica, con la complicità dell'Unione Europea. Per il premier Jesper Berg (Henrik Mestad) ha inizio un'epopea che lo porterà da primo cittadino a latitante, fino alla decisione di tornare a casa per sfidare apertamente l'ingerenza del Cremlino. A gestire gli affari russi in terra scandinava, l'implacabile ambasciatrice Irina Sidorova (Ingeborga Dapkūnaitė), che scampata a un attentato grazie (anche) alla guardia Hans Martin Djupvik (Eldar Skar), inizia un "discorso Putiniano" che non concede nulla e vuole ottenere tutto ciò che chiede, non senza lesinare minacce.
Mi sono appassionato a questa serie in piena pandemia, mentre ero alla ricerca di qualcosa di politico e legato al mondo nordico. Dopo essermi saziato per parecchio tempo con la bellissima serie danese Borgen - Il potere, con protagonista Sidse Babett Knudsen nei panni del Primo Ministro Birgitte Nyborg e di cui nel 2022 uscirà la 4° stagione, sono arrivato a Occupied (2015-), diretta da Erik Skjoldbjærg e basata su un'idea originale dallo scrittore norvegese Jo Nesbø. Mi ha fatto compagnia per parecchie serate quando ancora la popolazione ucraina non veniva bombardata dalla Russia. Ripensando a quei fatti, mi vengono davvero i brividi.
The Aeronauts - James (Eddie Redmayne) e Amelia (Felicity Jones)
"Non ho idea di cosa tu abbia fatto là fuori, ma non ho dubbi che sia stata una grande impresa" dice il meteorologo James Glaisher (Eddie Redmayne) alla coraggiosa Amelia Wren (Felicity Jones), mentre sono ancora a volteggiare su di un pallone aerostatico, per superare il record del mondo di altitudine. Diretto da Tom Harper, The Aeronauts (2019) è disponibile su Amazon Prime Video. I due attori britannici sono tornati a recitare insieme per la prima volta dopo il pluripremiato La teoria del tutto (2014).
"Oggi noi due insieme abbiamo fatto avvicinare le stelle" - The Aeronauts.