Alle origini dell'incubo del nemico di Batman. Il primo cinecomic sbarcato in laguna. Siamo pronti per confrontarci con Joaquin Phonenix nei panni di Joker, in Concorso a Venezia76.
E alla fine è arrivato anche il suo giorno, quello più atteso da moltissima stampa e pubblico. Dopo il bagno di folla per Brad Pitt & Scarlett Joahnsson prima, e Kristen "Saberg" Stewart poi, sabato 31 agosto a Venezia76 è toccato a Joaquin Phoenix, protagonista di Joker. Il primo cinecomic presentato al Festival di Venezia non ha deluso. Moltissimi gli applausi ricevuti all'anteprima stampa, com'era prevedibile. Un film questo, che lascia ben poco spazio alla dimensione fumettistica, lanciando una chiara accusa alla società contemporanea capace di schiacciare o meglio (peggio), ignorare tutti coloro che non brillano davanti alle telecamere.
Joaquin Phoenix (Il gladiatore, Walk the Line - Quando l'amore brucia l'anima,Irrational Man) è l'indiscusso protagonista del film, al fianco di un viscido-pacione Rober De Niro (Taxi Driver, Jackie Brown, Lo stagista inaspettato) e una sempre più convincente Zazie Beetz, l'indimenticabile mutante Domino di Deadpool 2, nei panni dell'amica e vicina di casa, Sophie. La storia è risaputa da un pezzo. Si va alle origini, quando il futuro Batman è ancora un bambino e il Joker è solo Arthur Fleck, professione clown per grandi e piccini.
Come altri suoi illustri predecessori, Phoenix si cala nell'immedesimazione totale. Nel corpo e nell'anima. Il suo sorriso colorato è una ferita ch, minuto dopo minuto, guadagna millimetri e disperazione in ogni atomo delle nostre debolezze. Chi non si è sentito abbandonato, rifiutato o bullizzato? In molti si rifiuteranno di rispondere e per certi versi è meglio così, ma solo in apparenza. Ciò che teniamo dentro di noi spesso è una bomba a orologeria che non aspetta altro che un pretesto per esplodere. Il mondo è sempre più in fibrillazione.
Le barricate di Gotham City non ci sono, ma forse è solo un'illusione. Il divario tra i ricchi e i poveri di Joker sta crescendo, e il malcontento è un qualcosa che si sta propagando a vista d'occhio. Vigilanti e vendicatori sono parte dell'intrattenimento quotidiano. Attorno a noi è pieno di micce. Il Joker di Todd Phillips ce lo sta dicendo a chiare lettere. Dietro a quel volto che stiamo ignorando, o magari stiamo lasciando semi-annegare in mare, sta invocando considerazione e giustizia ma forse per allora sarà già tragicamente troppo tardi. E questo non è uno scherzo.
Intensa. Fragile. Dannata. Kristen Stewart conquista Venezia76 incarnando la tormentata attrice Jean Seberg (1938-1979), morta suicida, in Seberg di Benedict Andrews.
E' il giorno di Roman Polanski e il suo J'accuse sul caso Dreyfus. A rubargli la scena però ci pensa la grazia tormentata di Kristen Stewart (On the Road, Still Alice, Cafè Society). All'attrice californiana 1990 fattasi conoscere con Into the Wild e la saga di Twilight, il regista le ha affidato l'anima sanguinante della sua collega Jean Seberg, in un film drammatico (sez. Fuori Concorso) e dai non pochi risvolti politici. Quasi fuori posto in questo millennio e più con le fattezze da musa degli anni '60-'70, Kristen è una giovane donna consapevole di sé. Si prende la scena e conquista Venezia76.
A catturae la soavità del suo essere, sempre lui: il fotografo veneziano Federico Roiter, che insieme alla protagonista di Seberg, immortala anche i compagni di set, Margaret Qualley (The Nice Guys, C'era una volta a... Hollywood dove interpreta un membro della setta di Charles Manson) e Anthony "Falcon" Mackie.
Brad Pitt, Scarlett Johansson, il leone d’oro alla carriera Pedro Almodovar. Le stelle del cinema accendono Venezia76. Il fotografo Federico Roiter è lì, davanti a loro.
Venezia76 entra nel vivo. Dopo la brillante inaugurazione affidata a La Vérité di Hirokazu Kore-Eda, presente in laguna insieme alle due protagoniste Catherine Deneuve e Juliette Binoche, ieri è stata la volta del cinema Hollywoodiano con protagonisti Brad Pitt (Snatch - Lo strappo, Allied - Un'ombra nascosta, C'era una volta a Hollywood) e Scarlett Johansson (La mia vita è uno zoo, The Avengers, Don Jon) interpreti rispettivamente dei drammatici Ad Astra (124’) di James Gray e Marriage Story (135’) di Noah Baumback.
Storia ambientata nello spazio estremo il primo. Un viaggio però molto introspettivo che vuole farci riflettere su quanto la realtà della nostra esistenza speso non rispecchi ciò che veramente siamo. Un legame spezzato, interrotto. Si può rimediare e cambiare? C'è "spazio" per rendere l'oscurità solo una parte del nostro egoismo senza esserne inghiottiti? Contesto più metropolitano e meno solitario per la Vedova nera Avengeriana ma non meno doloroso. Di mezzo c’è un figlio per il quale si lotta contro il marito (Adam Driver) per averne la custodia.
La seconda giornata della 76. Mostra del Cinema di Venezia passerà agli annali anche per la consegna del Leone d'Oro alla carriera al regista spagnolo Pedro Almodovar (Donne sull'orlo di una crisi di nervi, La mala educacion, Julieta). Acclamatissimo il Maestro, sbarcato in laguna dopo aver presentato a Cannes il suo ultimo Dolor y Gloria (2019), film che ha fatto vincere ad Antonio Banderas il Prix d'interprétation masculine. Il suo cinema riesce (quasi) sempre a farci sfilare di dosso tutto il superfluo di un presente senza emozioni.
Sempre di più sotto la guida di Alberto Barbera, il festival di Venezia si riscopre capace di mescolare cinema indipendente e grandi produzioni d’oltreoceano. Il pubblico risponde entusiasta, le storie tracciano sentieri. Mostrano coordinate su cui porre la nostra ricerca. Non è solo intrattenimento. C’è qualcosa di più, che ci riguarda tutti. In ognuna di queste esperienze della settima arte c’è un pezzettino di ciascuno di noi. Io sono qui, davanti a loro. Con la penna e l’anima romantica pronti.
Alle soglie della mia 11° Mostra del Cinema da inviato stampa, quando oggi, superate le porte di Venezia76, ho ritirato il mio accredito, ero ancora e sinceramente emozionato.
"Come si fa a non essere romantici con la settima arte, e con la Mostra del Cinema di Venezia?". Si, ho parafrasato il sempre toccante Moneyball - L'arte di vincere, quando il manager Billy Beane si commuove dinnanzi all'impresa della sua squadra di baseball, proprio-nonostante un rapporto di amore-odio-amore con quello sport. Ecco, io mi sento esattamente come lui. E non è un caso che il buon Brad Pitt sarà anche il protagonista del film Ad Astra (di James Gray), presentato in anteprima mondiale il prossimo giovedì 29 agosto alla 76. edizione della Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia.
Puntuale stamattina ho iniziato il mio viaggio di avvicinamento al sempre accogliente e verde Lido di Venezia. Lo sbarco in piazzale Santa Maria Elisabetta mentre gli operai stavano finendo di sistemare il Leone di Venezia ( e del festival) lì davanti, quindi l'autobus navetta e il consueto ingresso alla sezione accrediti dal canale adiacente la cittadella. Quattro chiacchiere e poi quel libretto che diventerà nei prossimi 10-11 giorni un compagno fedelissimo dove annotare (a penna) piccoli pensieri o più semplicemente cerchiare le proiezioni da cui poi sgorgherà l'inchiostro.
A dispetto dell'esperienza, oggi ho provato una sempre nuova emozione. L'emozione di sentirsi un privilegiato a raccontare l'arte. Silenzio in sala ora, le proiezioni stanno per cominciare.
Brad Pitt ci porta nel profondo Spazio conAd Astra
Da Julie Andrews a Meryl Streep. Da Brad Pitt al Joker" Phoenix.Venezia76 si preparaad accogliere le sue star. Penna & taccuino sono già davanti al grande schermo.
Un'edizione questa, iniziata mesi or sono sotto il segno della "Storia" della settima arte, quando fu annunciato che uno dei Leoni d'Oro alla Carriera sarebbe stato consegnato a Julie Andrews, l'immortale Mary Poppins, nonché interprete di altre indimenticabili pellicole come Tutti insieme appassionatamente (1965, di Robert Wise) e Victoria Victoria (1982, di Blake Edwards), film quest'ultimo che sarà proiettato nella Sala Grande del Palazzo del Cinema lunedì 2 settembre dalle h.14 in occasione della consegna del prestigioso premio conferitole dal Presidente della Biennale, Paolo Baratta, e il Direttore della Mostra, Alberto Barbera. Per la cronaca, l'altro leone d'oro verrà consegnato al regista Pedro Almodovar.
Tutti fermi sabato 31 agosto. Cancellate ogni impegno. Per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia sbarca la nuova frontiera del cinecomic. Protagonista della pellicola in questione, un personaggio sopra le righe. Un personaggio che in passato ha avuto i connotati diabolici di Jack Nicholson sotto le regia di Tim Burton e quelli folli anarchici del compianto Heath Ledger per la telecamera di Christoper Nolan. Questa volta però Todd Phillips ci porterà dentro la drammatica storia che sancisce la nascita del Joker interpretato da un Joaquin Phoenix(Il gladiatore, Her, Irrational Man), in odore già di Coppa Volpi, e forse non solo quella.
E a proposito di serie e di seconde stagioni, non poteva che essere Venezia la città scelta per presentare al mondo The New Pope, di Paolo Sorrentino, al cui pontefice Jude Law se ne aggiungerà un secondo con le fattezze di John Malkovich. Sequel di The Young Pope, presentato in anteprima mondiale proprio in laguna durante #Venezia73, nei mesi scorsi la serie ha fatto tappa nell'antica Repubblica Marinara girando scene in campo San Giovanni e Paolo, Palazzo Donà, nell'isola di San Giorgio, le Fondamenta Nove, la scuola grande di San Marco. Insieme ai due protagonisti, il "cardinale" Silvio Orlando.
Ha già scatenato polemiche e purtroppo anche i soliti commenti maleducati, la presenza di Chiara Ferragni, "la prima influencer al mondo nel campo della moda" secondo la rivista americana Forbes. Sarà infatti presentato il documentario Chiara Ferragni - Unposted, di Elisa Amoruso. Attraverso interviste a giornalisti, scrittori, sociologi e docenti di Harvard, il film indaga e approfondisce come l’avvento dei social network abbia trasformato radicalmente, oltre alle nostre vite personali, il mondo dei media e quello del business, influenzando anche le sfere della politica.
Prima dei quasi saluti, toccherà al regista veneto Andrea Segre (Mare chiuso, La prima neve, L'ordine delle cose) farci riflettere col suo nuovo intenso lavoro, Il pianeta in mare, per poi vedere come se la caverà l'inedito trio formato da Johnny Depp (Edward mani di forbice, Dead Man, Chocolat), Mark Rylance (Il ponte delle spie, Il GGG - Il grande gigante gentile, Dunkirk) e il neo-Batman, Robert Pattinson, davanti alla medesima telecamera di Waiting for the Babarians di Ciro Guerra.
Tra le molte opere presenti nelle sezioni collaterali, nel corso delle Giornate degli Autori, verrà presentato il documentario Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio (di Tommaso Pessin) con Toni Servillo a leggere i diari dell'artista veneziano. Da tenere d'occhio anche Woman di Anastasia Mikova e Yann Arthus-Bertrand. A chiudere il festival sabato 7 settembre, sarà The Burn Orange Heresy di Giuseppe Capotondi. Una co-produzione anglo-italiana con Claes Bang, Elizabeth Debicki, Donald Sutherland e il mitico cantante dei Rolling Stones, Mick Jagger.
Venezia76, If you start me up I'll never stop.
Post sull'accont Instagram dell'Ateneo Veneto
Julie Andrews protagonista di Victoria, Victoria
La vérité - Catherine Deneuve e Juliette Binoche
Chiara Ferragni - Unposted, di Elisa Amoruso
Il pianeta in mare, di Andrea Segre
Il drammatico Joker interpretato da Joaquin Phoenix
Kristen Stewart, protagonista di Seberg
Meryl Streep in The Laundromat di Steven Soderbergh
I due Papi "Sorrentiniani", Jude Law e John Malkovich
L'inedita coppia Johnny Depp e Mark Rylance in Waiting for the Barbarians
Ieri il disastro nucleare di Chernobyl, appena un anno fa il crollo mortale del ponte Morandi a Genova. In comune, lo spietato interesse (dis)umano che continua a mietere vittime.
Nel ricchissimo panorama delle serie d'autore si è di recente ritagliata un posto d'onore la mini-serie Chernobyl (di Johan Renk). Solo cinque puntate per raccontare (con una certa libertà) la tragedia avvenuta il 26 aprile 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl, all'epoca in Unione Sovietica, oggi Ucraina. Un racconto crudo e drammatico. Un racconto che non ha smesso di essere rivissuto nella quotidianità dove l'uomo, per interesse, opera in modo superficiale mietendo vittime senza riserbo, come accadde esattamente un anno fa a Genova.
Qualcosa è successo, lì, nella centrale. Tutti i pompieri vengono richiamati. La gente del villaggio vicino guarda a distanza dal ponte ferroviario, restando quasi incantati dallo "spettacolo" luminoso che si vede nel cielo, con tanto di simil-nevicata. Ancora non sanno che ciò che sta accadendo dal cielo è la loro morte. Come un biblico angelo sterminatore, venuto per fare a meno della razza umana dietro un bieco e disinteressato disegno di esseri disumani. Così va il mondo. Così è sempre andato il mondo e non smetterà di farlo.
Un banale test nella centrale nucleare di Chernobyl e scoppia l'inimmaginabile. Arrivano i funzionari diretti e i pesci più grossi del Partito. Obiettivo numero uno: minimizzare, nascondere e tranquillizzare. Dopo ulteriori problemi, si rende necessario un intervento di altro tango ed ecco sopraggiungere Boris Shcherbina (Stellan Skarsgård), il quale sarà poi affiancato dal fisico Valerij Alekseevič Legasov (Jared Harris) e la dottoressa Ulana Khomyuk (Emma Watson). Insieme cercano di trovare una soluzione su come spegnere il reattore.
La storia è avvincente nel segno del dramma più inimmaginabile. Una caccia alla verità che presto diventerà qualcosa di ancor più mostruoso. Siamo in Guerra Fredda e l'Unione Sovietica non può certo ammettere davanti al mondo intero, specie quello occidentale, di aver commesso un errore. La miniserie Chernobyl ci riporta dentro l'orrore di una tragedia che ha segnato la memoria di una grande fetta di mondo, ma da allora, seriamente: è cambiato qualcosa nella coscienza di chi amministra il potere?
Oggi intanto, 14 agosto, va in scena l'ennesima ipocrisia italiana. Ci fermeremo tutti, inclusi i responsabili (veri) che non verranno mai fuori. Guarderemo quel cratere urbano di morte a Genova giurando a noi stessi che mai più ricapiterà qualcosa del genere ma la verità è un'altra e la conosciamo tutti bene. Dietro l'interesse, che sia puramente economico o per mantenere salda una facciata governativa, se ci vanno di mezzo degli umili esseri umani, poco importa. Noi siamo le pedine sacrificabili e lo saremo sempre.
Guardiamoci pure Chernobyl. Proviamo disagio e orrore, ma basterebbe aprire gli occhi attorno a noi per osservare tutto questo dal vivo.
Chernobyl - (da sx) Boris (Stellan Skarsgard), Legasov (Jared Harris) e Ulana (Emma Watson)
Le protagoniste della 2° stagione di Big Little Lies
Le 5 di Monterey sono tornate insieme al loro grande segreto. Una nuova presenza s'incunea in questo fragile equilibrio. È uscita la 2° stagione della serie televisiva Big Little Lies.
Celeste, Madeline, Jane, Bonnie e Renata di nuovo dentro le onde del ciclone. Le avevamo lasciate sulla spiaggia californiana, rilassate, dopo "l'incidente" mortale al violento Perry, marito di Celeste. L'indagine sembra chiusa, o almeno così pare. Nella placida cittadina intanto, è in arrivo l'invadente madre di lui, Mary Louise, decisa a tutto pur di scoprire la verità e non solo. Segreti del recente e lontano passato sono pronti a venire a galla mettendo a repentaglio il vivere sereno, conquistato con fatica. Mettetevi comodi, l'attesa è finita. È sbarcata sul piccolo schermo la 2° stagione di Big Little Lies.
Madeline (Reese Witherspoon) è alle prese con l'incerto futuro della figlia Abigal (Kathryn Newton), la quale senza volerlo fa scoprire al suo patrigno, il buon Ed Mackenzie (Adam Scott), un peccatuccio della madre. Jane Chapman (Shailene Woodley), ancora segnata dalla violenza carnale che portò alla nascita di Ziggy, è sempre più attratta dal collega di lavoro, il dolce e sensibile Corey (Douglas Smith). Vorrebbe lasciarsi andare ma non è così facile. Certe cicatrici fanno urlare anche se vicino c'è qualcuno che ha solo buone intenzioni e carezze per te.
Tira decisamente una brutta aria in casa Klein. Renata (Laura Dern) sta per finire su una prestigiosa rivista di donne di successo, quand'ecco caderle il mondo addosso. Il marito Gordon (Jeffrey Nordling) l'ha combinata grossa e ora tutto il loro patrimonio è a rischio. Renata è una donna forte e decisa, e non è certo la persona pronta ad arrendersi e/o rassegnarsi. Si può anche accettare una temporanea sconfitta ma di sicuro, non la mancanza di rispetto e questa donna ha le idee ben chiare su come farlo capire anche a chi dice di amarla.
Vita dura e soprattutto inquieta anche per Bonnie (Zoë Kravitz). Fu lei materialmente a spingere a morte l'odioso Perry e i tormenti non la risparmiano. Un vicolo cieco esistenziale che la porta a chiudersi in se stessa tenendo a distanza tutti, amiche e il marito Nathan (James Tupper). Ad alimentare il suo malessere ci si mette l'arrivo della madre Elizabeth (Crystal Fox), chiamata dal compagno stesso, ed esperta in pratiche voodoo. Non corre buon sangue tra le due donne, con Bonnie ancora molto arrabbiata per violenze subite da bambina e rancori irrisolti.
Infine loro due. Le indiscusse protagoniste di questa seconda stagione. Celeste Wright (Nicole Kidman) da una parte, Mary Louise Wright (Meryl Streep) dall'altra. Lì nel mezzo, l'ombra incombente del marito-figlio morto Perry (Alexander Skarsgård). Ad assistere a questo match disumano, i due gemelli Josh (Cameron Crovetti) e Max (Nicholas Crovetti). Saranno costretti a comprendere molto e accettare, ma sono bambini, e quell'innocenza che ancora li permea è capace di fargli amare quel papà che non c'è più, anche capendo il male che ha causato alla loro mamma e ad altre persone.
Celeste e Mary Louise è uno scontro micidiale. Due treni a velocità folle lanciati non si sa bene verso cosa. Sette puntate come la prima stagione dove si aspetta il gran finale (che non lascerà delusi). Ci sono momenti dove si proverà una voglia folle di spegnere e fare una pausa, o ancora andare avanti. Invece no. Introdotta ogni puntata dalla simbiotica "Cold Little Heart" di Michael Kiwanuka, adulti e bambini vivono il loro tempo, che è anche il nostro di tempo. Una corsa scevra di preoccupazioni lungo le onde dell'oceano è ciò che sembra disperatamente bramare la nostra anima. Forse accadrà, ma dovremo lottare per averlo.
Inutile girarci intorno, da quando era iniziata a trapelare la notizia che al già grandioso cast si sarebbe aggiunta anche lei, la divina Meryl Streep (Mamma mia, Florence, The Post), fan e stampa internazionale erano in fibrillazione. L'attesa è stata ampiamente ripagata. Chiunque abbia dei figli e soprattutto una suocera, non potrà mai dimenticare "Mary Louise Streep" e all'ennesima discussione, aspettiamoci un letale: sei peggio di Meryl Streep in Big Little Lies 2! Odiosamente perfetto il taglio di capelli così come la montatura degli occhiali.
Un grande lavoro nella sceneggiatura per il suo personaggio. Invadente oltre ogni limite, si approfitta subdolamente di una donna in chiara difficoltà umana. Abilissima osservatrice e pronta a porre domande-affermazioni scomode a chiunque incontri, specie se amica della sua "cara" nuora Celeste. Anche lei però ha i propri scheletri e sarà la più impensabile delle sue conoscenze a farli emergere in un duello finale degno dell'epopea western. In conclusione, una prova superba di Meryl Streep che in caso di terza stagione, siamo certi, tornerà più agguerrita che mai.
Dirimpettaia di Meryl, una Nicole Kidman (Cuori ribelli, Moulin Rouge!, Grace di Monaco) che rispetto alla prima stagione ha guadagnato più centralità nell'azione. In gergo tennistico potremmo dire che se prima aspettava solo la palla per tirarla aldilà della rete, adesso è capace di attaccare dalle posizioni più impossibili, prendendo bastonate, si, ma guardando l'avversario diritto in faccia conscia di chi sia e di cosa voglia per davvero. Sembra spesso sul punto di crollare, ma guai a mettere una leonessa all'angolo quando deve difendere, oltre a se stessa, anche i propri cuccioli.
Nel panorama oramai sovraccarico di serie disponibili in streaming, la seconda stagione di Big Little Lies ha qualcosa che rimane dentro. Parla di problemi che in qualche modo toccano chiunque. Dai difficili rapporti familiari alle amicizie. I meandri dell'anima ci spintonano allo stremo ma le protagoniste sono persone capaci di essere genitori e donne, senza cercare mai una scomposizione dei ruoli. Ognuna di loro ha un obiettivo, chi più marcato, chi più finalizzato. I figli crescono, parlano e fanno domande. Nel mondo di Big Little Lies ci sarà sempre meno spazio per i segreti.
Ha inizio la 2° stagione di Big Little Lies
Big Little Lies - Celeste (Nicole Kidman) e la suocera Mary Louise (Meryl Streep)